I fischi a Pasquini macchiano la festa e scatenano Sardara
di Mario Carta
Il presidente: «Dopo la gara posso capirli, prima no Erano organizzati, la squadra ha risposto alla grande»
28 gennaio 2018
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SASSARI. Una festa rovinata dai fischi. Il gap dell’andata ribaltato, il convincente ritorno al successo, Tavernari un fattore. Ti aspetti il sorriso di coach Pasquini in sala stampa, pronto a rispondere anche a una domanda sui fischi che l’hanno accolto al momento della presentazione della squadra, e invece il presidente Stefano Sardara nel dopopartita gioca d’anticipo, e in sala stampa si presenta lui. Battagliero.
«Nel 2011 ci ho messo anima e cuore –il suo esordio –. I fischi fanno parte del gioco ma fischiare prima della partita, un allenatore scelto dalla società - e credo che ora sia l’unico allenatore in Italia scelto dai giocatori - non fa parte del nostro modo di essere. E io nel modo di essere visto stasera non mi ci riconosco, oggi non mi sento il presidente della Dinamo». Una Dinamo diversa. Diversa da chi l’ha contestata fischiando preventivamente l’allenatore, come sottolinea il numero uno della società biancoblù. «Non posso far finta di niente – ha proseguito –. A fine partita ci sta, ma prima vuol dire mettere giocatori e staff nelle condizioni di non essere sereni. Ma la risposta l’hanno data sul campo». E la risposta di Stefano Sardara ai fischi prosegue: «Non mi ci riconosco . La normalità è fatta di vittorie e di sconfitte, ma questi gesti azzerano ogni entusiasmo. Venivamo da una serie negativa? Eppure siamo a due punti dal quinto posto. Fuori dalla Champions? Ci sta. Fuori dalla Final Four? Ci sta. Ricordate dove eravamo? E a fischiare non è stato un gruppetto: era organizzato», la preoccupazione maggiore in vista del prosieguo della stagione, e nel timore di una frattura nel feeling con i tifosi. «Perché non vorrei che una palla di neve diventi una valanga».
Poi, due parole anche sulla partita, dopo che il coach ospite Recalcati si era prodigato in complimenti verso i biancoblù. Telegraficamente, ecco il presidente-pensiero: «Vero, i zero punti di Chessa non sono gli stessi di Jones ma Shawn ha problemi fisici, con lui stiamo tirando la corda. Tavernari sta diventando un fattore? E’ il nostro jolly e sono felice per lui perché so che ci mette l’anima in ogni allenamento. Ora la Champions in Israele: motivazioni? Guardiamo alla Fiba Cup, e alla vittoria di oggi. Finora non siamo stati fortunati ma la stagione è ancora lunga».
«Nel 2011 ci ho messo anima e cuore –il suo esordio –. I fischi fanno parte del gioco ma fischiare prima della partita, un allenatore scelto dalla società - e credo che ora sia l’unico allenatore in Italia scelto dai giocatori - non fa parte del nostro modo di essere. E io nel modo di essere visto stasera non mi ci riconosco, oggi non mi sento il presidente della Dinamo». Una Dinamo diversa. Diversa da chi l’ha contestata fischiando preventivamente l’allenatore, come sottolinea il numero uno della società biancoblù. «Non posso far finta di niente – ha proseguito –. A fine partita ci sta, ma prima vuol dire mettere giocatori e staff nelle condizioni di non essere sereni. Ma la risposta l’hanno data sul campo». E la risposta di Stefano Sardara ai fischi prosegue: «Non mi ci riconosco . La normalità è fatta di vittorie e di sconfitte, ma questi gesti azzerano ogni entusiasmo. Venivamo da una serie negativa? Eppure siamo a due punti dal quinto posto. Fuori dalla Champions? Ci sta. Fuori dalla Final Four? Ci sta. Ricordate dove eravamo? E a fischiare non è stato un gruppetto: era organizzato», la preoccupazione maggiore in vista del prosieguo della stagione, e nel timore di una frattura nel feeling con i tifosi. «Perché non vorrei che una palla di neve diventi una valanga».
Poi, due parole anche sulla partita, dopo che il coach ospite Recalcati si era prodigato in complimenti verso i biancoblù. Telegraficamente, ecco il presidente-pensiero: «Vero, i zero punti di Chessa non sono gli stessi di Jones ma Shawn ha problemi fisici, con lui stiamo tirando la corda. Tavernari sta diventando un fattore? E’ il nostro jolly e sono felice per lui perché so che ci mette l’anima in ogni allenamento. Ora la Champions in Israele: motivazioni? Guardiamo alla Fiba Cup, e alla vittoria di oggi. Finora non siamo stati fortunati ma la stagione è ancora lunga».