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Game over: in Figc arriva il commissario

Game over: in Figc arriva il commissario

Sibilia, Gravina e Tommasi non trovano un accordo e la Federazione resta senza presidente. La palla passa a Malagò

30 gennaio 2018
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ROMA. L'Italia del calcio senza Mondiale e senza presidente. Un tunnel senza fine quello imboccato dal mondo del pallone, perché dopo 70 giorni dalla caduta di Carlo Tavecchio - causa la mancata qualificazione a Russia 2018 - non c'è una pagina da voltare: l'assemblea elettiva che doveva restituire una guida alla Figc non ha scelto il nuovo presidente. Quattro scrutini con tre candidati Gabriele Gravina, Cosimo Sibilia e Damiano Tommasi, tutti a vuoto: e ora quello che sembrava solo uno spauracchio è realtà. A via Allegri torna il commissario, come nel 2006 quando con calciopoli i vertici di allora erano stati spazzati via. La palla passa al Coni, a Giovanni Malagò che aveva visto lungo, indicando da sempre questa come l'unica strada possibile vista la scarsa, per non dire nulla, unità di intenti mostrata dalle componenti del calcio made in Italy.

L'atto politico per eccellenza, l'assemblea elettiva, ha restituito la foto di un calcio completamente disgregato in cui la convergenza non si è mai trovata. Nonostante gli ultimi disperati tentativi prima con le avance tra Gravina e i calciatori non andate a buon fine, e poi prima del ballottaggio, quando Sibilia ha offerto al rivale Gravina la presidenza pur di scongiurare il nulla di fatto. Riunioni che sono seguite a quelle della notte hanno animato per tutta la giornata i piani alti dell'hotel di Fiumicino dove è andata in scena l'inutile maratona. Con lo scontro finale tra Sibilia e Gravina. «Abbiamo proposto l'accordo, nonostante io fossi in vantaggio in tutte le votazioni – ha detto il n.1 dei Dilettanti quando ormai era palese il naufragio – dimostrando un grande senso di responsabilità. Non hanno voluto». «Non potevo accettare la presidenza, a dispetto di un progetto, di una squadra, di un pacchetto di voti che va oltre la Lega Pro» la replica di Gravina.

Al primo turno Sibilia aveva il 39.37%, Gravina il 37.06% e Tommasi il 22.34%: lì parte la caccia all'accordo, ma il n.1 dei calciatori non ha voluto fare l'ago della bilancia come del resto aveva detto ed è andato fino in fondo. E così al secondo voto Sibilia sale al 40.41%, Gravina scende al 36.29 e Tommasi al 22.23%. Altra fumata nera, con il copione che si ripete anche in terza: Sibilia sempre in testa al 39.42%, Gravina al 38.37% e Tommasi al 20.79%. Nessun eletto, ballottaggio tra i primi due. Scattano nuove corse nei corridoi, nei bagni, al sesto piano dell'hotel anche con le Leghe di A, seppure senza guida, e di B che hanno provato a capire se c'era una exit strategy: l'Aic si presenta al ballottaggio con l'indicazione di votare scheda bianca, e a sorpresa lo fanno anche i dilettanti su indicazione del loro capo. Ed è un trionfo delle bianche infatti che ottengono una super maggioranza con il 59.09% (i due candidati se ne vanno con l'1.85% Sibilia e il 39.06 Gravina).

«È una sconfitta del sistema, è giusto che qualcuno dall'esterno ci metta mano – le parole di Tommasi –. Avevamo bisogno di un cambiamento e ritenevamo che nessuno dei due candidati lo rappresentasse sul serio». Con Claudio Lotito agitato nei corridoi con la testa già a un'altra corsa elettorale, quella delle politiche del 4 marzo (mentre il leader leghista Salvini, forse per un lapsus, definisce «la Lega Calcio commissariata una vergogna, una scelta politica, una lotta di potere»), e Tavecchio andato via sorridente (ha ricevuto una ovazione in apertura di assemblea), si è chiusa un'altra pagina poco edificante del pallone di casa. Adesso a muovere i fili ci pensa Malagò: già convocata la giunta straordinaria del Coni per giovedì. Lui sembra il più accreditato per guidare questa fase della Federazione che può essere lunga (sei mesi prorogabili di sei in sei): nel team un posto potrebbe averlo Billy Costacurta. non decade il dg Michele Uva, che sicuramente però non farà il commissario.

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