Devecchi alla Difesa, Frongia agli Esteri
Il ruolo fondamentale di Viola, la più giovane della... squadra femminile
29 marzo 2018
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SASSARI. Se Jack Devecchi è il ministro della Difesa della Dinamo, Viola Frongia è il ministro degli Esteri. Anzi, la ministra.
27 anni, sassarese, una laurea in Scienze politiche e relazioni internazionali alla Cattolica di Milano, poi un master in Sport management e marketing in Australia. La donna giusta al posto giusto per una Dinamo che oltre a vivere una doppia dimensione italiana e straniera sul campo, la vive anche al di fuori con sette anni consecutivi di partecipazione alle Coppe europee.
«Ho cominciato come stagista, quattro anni fa – racconta Viola –. Dopo le finali di Coppa Italia ho scritto una mail via Facebook al presidente Sardara, proponendomi. Non aspettavo risposta, so come vanno queste cose, e invece dopo un mese mi ha contattata, ho cominciato con uno stage e con la wild card in Eurolega, ed eccomi ancora qui».
A occuparsi di tutto quel che non è italiano, per legarlo alla Dinamo e a Sassari. «Mi sono occupata delle traduzioni dei giocatori alle conferenze stampa e ancora lo faccio – prosegue –, poi di marketing internazionale. Ho dovuto studiare tutti i regolamenti e approfondire la conoscenza tecnica del basket, anche per la terminologia. Mi aggiorno di continuo».
La traduzione più difficile? «Quelle di Shane Lawal e di Rakim Sanders – sorride –, parlano uno slang african». Gli workshop dell’Eurolega, i sorteggi in Svizzera... «L’importante è che tu ci creda – sostiene –, che ci metta passione e che voglia crescere. Gli altri lo vedono, e ti rispettano. Anche quelli del Real e del Cska, certo. E nasce la stima reciproca».
Ma Viola va oltre. Segue gli stranieri non solo Usa e li accoglie a Sassari, si occupa della scuola dei figli, delle piccole incombenze. E occupa anche un ruolo all’interno della Fondazione Dinamo. È la più giovane, tra le donne Dinamo. E non le pesa. «No – conclude –, perché la Dinamo , come sostiene il nostro motto, è realmente “più di un gioco”».
Mac
27 anni, sassarese, una laurea in Scienze politiche e relazioni internazionali alla Cattolica di Milano, poi un master in Sport management e marketing in Australia. La donna giusta al posto giusto per una Dinamo che oltre a vivere una doppia dimensione italiana e straniera sul campo, la vive anche al di fuori con sette anni consecutivi di partecipazione alle Coppe europee.
«Ho cominciato come stagista, quattro anni fa – racconta Viola –. Dopo le finali di Coppa Italia ho scritto una mail via Facebook al presidente Sardara, proponendomi. Non aspettavo risposta, so come vanno queste cose, e invece dopo un mese mi ha contattata, ho cominciato con uno stage e con la wild card in Eurolega, ed eccomi ancora qui».
A occuparsi di tutto quel che non è italiano, per legarlo alla Dinamo e a Sassari. «Mi sono occupata delle traduzioni dei giocatori alle conferenze stampa e ancora lo faccio – prosegue –, poi di marketing internazionale. Ho dovuto studiare tutti i regolamenti e approfondire la conoscenza tecnica del basket, anche per la terminologia. Mi aggiorno di continuo».
La traduzione più difficile? «Quelle di Shane Lawal e di Rakim Sanders – sorride –, parlano uno slang african». Gli workshop dell’Eurolega, i sorteggi in Svizzera... «L’importante è che tu ci creda – sostiene –, che ci metta passione e che voglia crescere. Gli altri lo vedono, e ti rispettano. Anche quelli del Real e del Cska, certo. E nasce la stima reciproca».
Ma Viola va oltre. Segue gli stranieri non solo Usa e li accoglie a Sassari, si occupa della scuola dei figli, delle piccole incombenze. E occupa anche un ruolo all’interno della Fondazione Dinamo. È la più giovane, tra le donne Dinamo. E non le pesa. «No – conclude –, perché la Dinamo , come sostiene il nostro motto, è realmente “più di un gioco”».
Mac