La Nuova Sardegna

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Mondiali di atletica, la Federazione ora guarda a Tokyo

Yeman Crippa stabilisce il nuovo record italiano nei 10mila La staffetta 4x400 stampa un sesto posto di tutto rispetto

07 ottobre 2019
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DOHA. «In questo Mondiale volevamo valutare se la strada intrapresa fosse quella giusta, se la crescita che si è manifestata negli ultimi mesi fosse reale oppure no. Dal mio punto di vista è così, è palese la crescita dell’atletica italiana, grazie anche ai risultati delle staffette: due in finale, due record italiani, un nono e un decimo posto. Automaticamente due pass per Tokyo 2020 e altre tre squadre qualificate di fatto». Il presidente della Fidal Alfio Giomi fa il bilancio della spedizione azzurra nel giorno conclusivo di Doha 2019.

Ma questi Mondiali sono stati anche i primi del post Usain Bolt, quelli dei nuovo sprinter americani Coleman e Lyles, del record del mondo dell’ostacolista Dalilah Muhammad, musulmana d’America, delle mamme d’oro e delle ombre sulla “regina” di fondo e mezzofondo, l’olandese Hassan.

Per i colori azzurri va rimarcato che dopo trent’anni è crollato il record del siciliano Antibo: Yeman Crippa ottavo nella finale dei 10mila ha portato il record italiano a 27’10”76; buona la finale, con il sesto posto, della staffetta 4x400 maschile e Luminosa Bogliolo che si ferma in semifinale dei 100 hs, Giomi spiega che il bilancio azzurro, anche e soprattutto in chiave olimpica a meno di un anno dai Giochi di Tokyo, è lusinghiero. Soprattutto visto il confronto con il recente passato, nonostante sia arrivata una sola medaglia, quella di bronzo nei 50 chilometri donne di Eleonora Giorgi.

Tutto ciò significa il 29° posto nel ranking di questo Mondiale. «Siamo ancora lontani dai vertici dell’atletica internazionale – ammette il presidente della Fidal – m’ l'atletica è l’unico vero sport globale. Non ci sono discipline al mondo simili alla nostra, a oggi 40 nazioni sono già andate a medaglia. La globalizzazione fa sì che l’impegno debba essere sempre maggiore. Riteniamo che la strada sia quella giusta. Siamo lontani dalla meta, inutile nasconderlo. Soddisfatti, sì, ma consapevoli che c'è da fare ancora tanto». Poi Giomi replica a chi gli fa notare che 65 convocati azzurri per Doha 2019 sono stati forse troppi, visto anche che il 67% di chi ha affrontato turni o qualificazioni (24 su 36) è stato subito eliminato. «Non tornerei indietro – sottolinea –. Da quando, un anno fa, il ct Antonio La Torre si è insediato per Doha s’era deciso per una partecipazione la più larga possibile. E poi perché avremmo dovuto lasciare a casa chi si era meritato la convocazione sul campo? è anche un segno di rispetto e di riconoscenza per le società sparse sul territorio, senza le quali non esisteremmo. È chiaro che invece, a Tokyo, avremo una formazione ristretta, figlia di una selezione di qualità». Su questo concorda il ct Antonio La Torre, che anche lui promuove la squadra azzurra. «Eravamo qui a Doha per capire quale consistenza avesse il movimento, ed è stata la conferma che abbiamo invertito un trend – dice –. Stiamo lavorando per portare in luce quanto di buono era stato fatto, passando dall’io al noi, e costruendo un ponte tra passato e domani. E in questa costruzione abbiamo iniziato a mettere dei pilastri solidi. Non siamo ancora soddisfatti di quello che abbiamo fatto, dobbiamo diventare ancora più bravi. Ma possiamo dire che di leader ne abbiamo, e che c'è futuro».

Bene Filippo Tortu: «Non sto neanche a spiegare il valore del settimo posto di Filippo Tortu nei 100 – sottolinea La Torre –, e il record italiano con la staffetta nonostante un fastidio muscolare. Adesso dobbiamo lavorare per avvicinarci al podio. 100 o 200? Mi fermerei sui 100 fino a Tokyo e penserei nel prossimo quadriennio a diventare uno dei più grandi velocisti».

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