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Ragatzu, il figliol prodigo: «Il Cagliari è la mia vita»

di Roberto Muretto
Ragatzu, il figliol prodigo: «Il Cagliari è la mia vita»

Daniele è tornato a casa dopo 3 anni all’Olbia: «Sfrutterò ogni occasione» 

10 dicembre 2019
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INVIATO A REGGIO EMILIA. Nel suo cuore i colori rossoblù hanno un posto speciale. Daniele Ragatzu ha saputo aspettare con pazienza il momento giusto. È stato a lungo seduto in panchina, ha continuato a lavorare a testa bassa, sicuro che prima o poi sarebbe arrivato il suo turno. In tre giorni è stato decisivo due volte, segnando gol che hanno consentito al Cagliari prima di passare il turno in Coppa Italia, poi di pareggiare col Sassuolo una partita che sembrava destinata a concludersi con una sconfitta. «Una gioia che condivido con mio fratello Mauro. Per la nostra famiglia è stata una domenica speciale». Questo il commento dell’attaccante sardo, che probabilmente l’altra notte non ha chiuso occhio Davanti a suoi occhi sono passate e ripassate tante volte le immagini del pallone che gonfia la rete e della gioia degli oltre mille tifosi isolani presenti al “Mapei Stadium”.

Felicità. I compagni lo hanno festeggiato dentro e fuori dal campo. Lui è impazzito dalla gioia ed ha fatto fatica a contenersi. «L’emozione che ho provato domenica è stata la più bella della mia carriera. Anche più forte di quella per i primi gol segnati col Cagliari diversi anni fa otto anni e mezzo dopo l'ultima volta (l’ultimo 6 marzo 2011, stadio Dall'Ara, altro 2-2 col Bologna ndr). Non riesco ad esprimere con le parole quello che ho provato e sto provando ancora - le parole di Daniele Ragatzu -. È come un sogno che si realizza, perchè questo momento lo aspettavo da tempo. Ma voglio andare oltre le cose personali, il gol è importante perché ha permesso alla squadra di ottenere un risultato positivo, ma meritato. È stata premiata la nostra volontà, non ci siamo mai dati per vinti».

Figliol prodigo. È tornata a casa dopo le esperienze in serie C con l’Olbia, 103 partite, 35 gol realizzati. Giulini e Maran gli hanno dato fiducia e Daniele la sta ripagando. Sa che il gol di domenica non lo farà diventare un titolare, ma ora è consapvole che può dare un contributo importante alla causa. «Ci ho messo testa e cuore - spiega - e ora mi auguro di sfruttare al meglio le occasioni che mi verranno concesse. Farlo a casa mia, con la squadra che amo, è il massimo».

Attimi. «Quel gol non potevo proprio sbagliarlo». Fotografa così Ragatzu il momento decisivo della partita. «Quando Joao Pedro ha toccato il pallone, non ci ho pensato un attimo ed ho calciato verso la porta. Ho capito subito che sarebbe finita dentro. Che bello l’abbraccio dei compagni. Sono felice, mi godo il momento».

Guerriero. Caratterialmente Ragatzu è di quelli che non si arrendono mai. Incarna perfettamente lo spirito di questo Cagliari, squadra che sa soffrire, combattere e non muore mai. «Noi non molliamo nulla nemmeno negli allenamenti - rivela l’attaccante -, siamo tosti e questo aspetto non è da trascurare. A Reggio Emilia si è visto di che pasta siamo fatti e si era visto anche contro la Samp, quando abbiamo vinto una partita che per noi si era messa malissimo». Lui quando Maran gli ha detto tocca a te è entrato in campo determinato, convinto che avrebbe inciso. «Ho dato il mio contributo», dice quasi sminuendosi. A conferma che Ragatzu è maturato, ha messo da parte quella baldanza del giovanotto di belle speranze. Sa che la sua carriera è a un bivio ed è pronto a sfruttare ogni occasione. «Il mio compito è quello di farmi sempre trovare pronto», le sue parole, dette da un giocatore che non vuole fermarsi qui.

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