La Nuova Sardegna

Sport

Tutto Dinamo

La Dinamo abbraccia Poz e inizia a sognare in grande

di Andrea Sini
La Dinamo abbraccia Poz e inizia a sognare in grande

Dietro la striscia positiva c’è il rapporto profondo tra giocatori e allenatore

29 dicembre 2019
2 MINUTI DI LETTURA





INVIATO A TREVISO. Baci e abbracci, abbracci e sorrisi. Se si chiamasse Antonio Rossi, Gavino Sanna, o anche Gianmarco Piras, nell’ambiente del basket italiano si parlerebbe già di lui come il coach che ha avuto il maggiore impatto sulla serie A dell’ultimo quinquennio. Invece di nome fa Gianmarco Pozzecco, è stato un grande giocatore, si porta dietro una (in buona parte meritata) fama di “cazzaro” e dunque quello che fa più notizia sono ancora il suo atteggiamento fuori dall’ordinario e il numero di falli tecnici che colleziona. In questo caso, è bene dirlo, non sempre in maniera meritata.

La Dinamo vola, mette in cascina la quinta vittoria consecutiva in campionato (la sesta negli ultimi 20 giorni se si considera anche la Champions), resta sola al secondo posto e strizza l’occhio alla vetta. Dietro a questa marcia travolgente, fatta di 20 vittorie in 25 partite ufficiali, il ruolo del coach triestino emerge in maniera sempre più chiara. Dopo 4 mesi di lavoro, il Banco di Sardegna ha sempre più le sembianze del suo coach, che trasmette ai suoi giocatori fiducia, sicurezza e un affetto paterno.

Venerdì sera a Treviso, più del 79-101 finale, più del dominio assoluto mostrato per 40 minuti sul leggendario parquet incrociato del Palaverde, questa sensazione di simbiosi completa tra squadra e staff è stata confermata da un episodio avvenuto nelle prime battute del terzo quarto: sul 34-53, una normale protesta di Pozzecco è stata sanzionata con un fallo tecnico assolutamente esagerato, considerando anche il comportamento avuto sino a quel momento dal coach. Vistosi punire ingiustamente, Poz ha rischiato seriamente di perdere le staffe, ma a quel punto è accaduto qualcosa di inaspettato: uno per volta, tutti i giocatori che in quel momento erano in campo si sono avvicinati alla panchina e lo hanno abbracciato per tranquillizzarlo, rassicurarlo e in qualche modo calmarlo. Una scena assolutamente insolita, con i 5.500 spettatori del Palaverde hanno visto, riprodotto al contrario, il gesto che lo stesso coach fa continuamente nei confronti dei suoi ragazzi. Un vero e proprio marchio di fabbrica dell’ex play della nazionale, ancor più del mostrare i bicipiti in segno di esultanza.

Ora le parti si sono invertite e questo segnale è chiarissimo: non solo le generose effusioni funzionano a livello di fiducia (come per altro ampiamente dimostrato dai risultati), non solo i giocatori non le trovano esagerate, ma ora sono loro stessi ad andare a cercare quel tipo di contatto. Incidentalmente, da quell’episodio è nato tra l’altro un break di 6-0 per i sassaresi.

In casa Dinamo anche il vocabolario va aggiornato: altro che amalgama, altro che chimica di squadra. Chiamatelo tranquillamente “effetto Poz”.

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative