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Dalla Lituania a Olbia Alessandro Mascia continua a segnare

di Paolo Ardovino
Dalla Lituania a Olbia Alessandro Mascia continua a segnare

Il centrocampista del Porto Rotondo è un goleador nato «Volevo smettere, giocare a Olbia è stata la scelta giusta»

05 febbraio 2020
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OLBIA. Ha già messo a segno due doppiette e una tripletta: fosse un attaccante sarebbe il suo dovere, ma Alessandro Mascia è la mente del centrocampo del Porto Rotondo. Abituato a distribuire indicazioni e passaggi filtranti, e a tirare fuori dal cilindro numeri da bomber. Domenica ha messo lo zampino sul 5-2 contro il Bosa. Due reti e un assist. «Quest’anno abbiamo sbagliato totalmente approccio solo in poche partite, sinora ci è mancato un pizzico di fortuna in più e qualche errore in meno».

33 anni, olbiese, per lui è la quinta stagione al Porto Rotondo in una carriera cominciata alle giovanili dell'Olbia, proseguita al Tavolara e in diverse squadre del Nord-Sardegna. Il picco più alto (e atipico) nel 2012, con un trasferimento dall'altra parte d'Europa, in Lituania, a Tauragé, poco più di ventimila abitanti, sulle sponde del fiume Jura.

Ricapitolando: sugli strascichi di un infortunio al ginocchio, l'anno della svolta è in Eccellenza al San Teodoro. La prima parte di stagione è superlativa, segna tanto, tra cui un gol da centrocampo alla Nuorese. Sarà la scintilla che convincerà Giovanni Scanu a portarlo con sé: «Mi seguiva da tempo», questa è la volta buona, anche perché la proposta è suggestiva. Scanu allena infatti una squadra in A lyga, la massima serie lituana. Nel 2012 porterà nel suo Tauras una colonia di sardi. Tra questi, Alessandro Mascia. «Un calcio di tutt’altro tipo, fisico e poco tattico». Sul rettangolo di gioco si fa a spallate, si gioca più d'istinto che ragionando. Dal canto suo, il talento olbiese risponde con qualità tecniche. Giocate di alto livello che spiazzano quegli avversari poco avvezzi a uno stile così diverso dal loro. Con la maglia del Tauras segna sei reti, è tra i maggiori marcatori del campionato omologo della nostra Serie A. «Un'esperienza importante a livello di crescita su più aspetti - dice -, anche il fatto di ritrovarmi all'estero, in un luogo del tutto sconosciuto e dove non conoscevo nessuno ha inciso. Quell'avventura mi ha dato tanto, in campo e fuori, mi è servita in maniera importante».

Dopo meno di un anno torna al San Teodoro per altre due stagioni, poi «inizia una fase dove volevo smettere, un po’ per problemi fisici e un po’ per alcuni problemi del calcio dilettantistico che cominciavo a notare – ma arriva la chiamata del Porto Rotondo –. Sì, mi ha regalato di nuovo la voglia di mettermi in discussione. Avevo proposte in Serie D ma ho scelto di scendere in Prima ed è stata la decisione giusta». Oggi è il giocatore più importante della squadra, ha già messo a segno otto reti nonostante qualche infortunio e non essendo propriamente un giocatore offensivo. «E ringrazio mia moglie Elisa e mia figlia Greta che mi sostengono sempre e mi danno forza».

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