La Nuova Sardegna

Sport

Tutto Dinamo

La Dinamo non piange, c’è ancora tanto da vincere

di Andrea Sini
La Dinamo non piange, c’è ancora tanto da vincere

Dietro il ko con Brindisi la giornata-no di Vitali e un Coleby ancora da inserire

16 febbraio 2020
3 MINUTI DI LETTURA





INVIATO A PESARO. Il 22 giugno scorso, in riva alla laguna di Venezia, la Dinamo perdeva gara7 della finale scudetto e vedeva la Reyer vestirsi di tricolore. Il 22 settembre, sul parquet di Bari, Jack Devecchi alzava al cielo la Supercoppa italiana. Quasi cinque mesi più tardi, due giorni fa a Pesaro, la truppa biancoblù ha chinato il capo di fronte all’Happy Casa Brindisi, ammainando i sogni di gloria da Final Eight dopo una sola partita.

L’Adriatico da, l’Adriatico toglie, e poco importa se la differenza tra l’eliminazione e il passaggio del turno l’abbia fatta sostanzialmente una tripla sbilenca finita comunque dentro il canestro sassarese. La banda di Gianmarco Pozzecco va a sbattere contro una squadra solida, ben organizzata e che forse in questo momento è un tantino più brillante.

Niente drammi. Non si può vincere sempre, ci mancherebbe. E molto spesso nello sport, come ha sottolineato a caldo lo stesso Pozzecco, il confine tra la vittoria e la sconfitta è davvero sottile. Resta però l’amarezza per l’uscita di scena immediata da una manifestazione che negli anni ha riservato e continua a riservare grosse sorprese. La stagione della Dinamo prosegue con i prossimi obiettivi: gli ottavi di finale della Champions League e la rincorsa alle prime posizioni della griglia playoff in campionato, dove i sassaresi sono saldamente al secondo posto.

Errori e recriminazioni. Contro Brindisi la Dinamo non è partita nel migliore dei modi ma si è messa in ritmo nel giro di pochi minuti. I salentini, trascinati da un Banks fuori categoria, sono stati a lungo avanti, bravi a rispondere colpo su colpo alle giocate di un Banco di Sardegna che stato capace di proporre tanti minuti di ottimo basket. Ne è venuta fuori una sfida molto bella e accesa, nella tradizione del confronto tra sassaresi e brindisini. La Dinamo può recriminare su qualche rimbalzo offensivo non trasformato in canestro e su qualche appoggio abbastanza facile lasciato sul ferro da Bilan ed Evans, ma il problema principale è stata l’enorme difficoltà nel portare la gara sui ritmi più congeniali alle proprie caratteristiche. La squadra di Frank Vitucci, in sostanza, ha quasi sempre deciso da che parte fare andare la partita.

Top&flop. Bilan ed Evans, pur autori di una prova complessivamente sufficiente, non sono di certo nella fase più brillante della loro stagione. A essere mancati però sono stati in particolare due elementi: Michele Vitali, che nelle due gare di Bari era riuscito a essere decisivo, ha toppato completamente la prestazione di venerdì, restando fuori dalla partita soprattutto dal punto di vista mentale. Lontana dalla sufficienza anche la prestazione dell’ultimo arrivato, Dwight Coleby, che non è riuscito a meritarsi più di una decina di minuti sul parquet. Il giudizio definitivo sull’ala delle Bahamas è rimandato a quando saprà guadagnarsi un minutaggio adeguato alle aspettative e alle necessità della squadra. Un peccato, perché per il resto tutti i biancoblù hanno risposto “presente”: il solito Dyshawn Pierre, pur marcato durissimo, ha fatto come sempre pentole e coperchi, così come gli esterni: Marco Spissu e Curtis Jerrells hanno trovato grande feeling con il canestro, mentre Stefano Gentile, dopo tanti minuti di lavoro oscuro si è trasformato in cecchino infilando nell’ultimo quarto due triple consecutive che avrebbero potuto cambiare gli equilibri. In mezzo a tutto questo, ci sono state la grande prova dell’Happy Casa, la serata di grazie di Banks e il tocco della dea bendata sulla tripla di Martin. Il basket da, il basket toglie. Proprio come l’Adriatico.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative