La Nuova Sardegna

Sport

Tutto Dinamo

Dinamo in quarantena, Spissu: «Sogno una palla a spicchi e...una canna da pesca»

di Andrea Sini
Dinamo in quarantena, Spissu: «Sogno una palla a spicchi e...una canna da pesca»

Il play biancoblù racconta le sue giornate da “recluso”. «Non potere uscire di casa è un incubo, ma prima o poi finirà»

14 marzo 2020
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. La famiglia nei pensieri, una palla da basket come oggetto dei desideri, una battuta di pesca come primo obiettivo per la fine dell’emergenza. La solitudine del numero zero, Marco Spissu, ai tempi del coronavirus, si consuma tra le quattro mura domestiche con la pazienza e la rassegnazione di qualsiasi altro cittadino. Ma per uno sportivo, restare in quarantena, è se possibile ancora più pesante.

«Sono solo a casa – racconta il play della Dinamo e della nazionale azzurra –, provenendo dalla trasferta in Spagna sono in quarantena come tutti i miei compagni, e come tutti gli italiani sto combattendo con la noia e con il tempo che scorre lento. Noi giocatori siamo abituati a correre, a sudare, ad allenarci tutti i giorni. Tra l’altro a casa non ho neppure una palla da basket e forse è un bene. Per come sono fatto, passerei le giornate a palleggiare e i vicini chiamerebbero i carabinieri...».

Cartoline dall’isolamento. «Non avere una palla mi pesa – spiega Spissu –, ma mi mancano molto anche i miei parenti. Quando sono rientrato a casa dalla Spagna, mio padre e mia zia sono passati a casa a portarmi un po’ di provviste, me le hanno lasciate davanti alla porta e ci siamo salutati a distanza, senza neppure poterci abbracciare. Siamo reclusi, è una cosa abbastanza angosciante ma è necessario farlo, quindi stringiamo i denti e guardiamo avanti».

Le lunghe giornate. Come i suoi compagni, Spissu sta seguendo un programma di allenamenti da svolgere tra le mura domestiche. Non è il massimo, ma è sempre meglio di nulla. «Sto cercando di sudare, di tenere un po’ su il livello muscolare, ma ovviamente non è facile. A casa non abbiamo attrezzi, ci arrangiamo come si può. Il resto del tempo è fatto di divano, videochiamate con amici e parenti, film».

E videogames, naturalmente: il fatto di poter sfidare gli amici “in remoto” è una piccola svolta. «Certo, a Fifa ho appena finito di dare una lezione ad Achille Polonara, ieri ho umiliato il Poz. Il videogame della Nba? No, ci gioco poco, quello del calcio è più reale e più divertente. Invece con gli altri compagni di squadra abbiamo la consolle Nintendo e nel giochinodi Mario Kart, e in quello devo ammettere che Stefano Gentile è 5 spanne sopra tutti, mentre noi altri ce la giochiamo in maniera equilibrata».

Certezze e incertezze. «La certezza è che prima o poi si ripartirà, anche se non sappiamo quando – dice il play sassarese, che ieri ha avuto un filo diretto con i tifosi sul profilo Instagram della Dinamo –. Ho sentito tanti amici che giocano anche in altre squadre e siamo tutti d’accordo sul fatto che i campionati andassero fermati. Per quanto riguarda la parte di stagione restante, a oggi non ha senso fare previsioni o ipotizzare soluzioni. Non ha senso parlare di rimodulare il calendario oppure, al contrario di decretare la fine della stagione, semplicemente perché non possiamo sapere quando l’emergenza finirà. L’esperienza di Burgos è stata tremenda, come ha detto il nostro presidente loro non avevano coscienza di quello che stava arrivando, ci prendevano in giro per il nostro allarmismo, è stata una cosa agghiacciante. Ora probabilmente anche loro hanno le idee più chiare sui rischi».

Voglia di normalità. «Ultimamente mi stavo appassionando alla pesca e andare al mare sarà una delle prime cose che farò alla fine di questo incubo. Nel frattempo, per il tempo da trascorrere in quarantena non mi sono messo altri obiettivi. Imparare a cucinare? No, faccio già una pasta in bianco e un petto di pollo che sono la fine del mondo...».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

La classifica

Parlamentari “assenteisti”, nella top 15 ci sono i sardi Meloni, Licheri e Cappellacci

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative