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«Il pallone non rimbalza ma la Dinamo va avanti»

di Andrea Sini
«Il pallone non rimbalza ma la Dinamo va avanti»

Il presidente Stefano Sardara racconta le sue giornate tra le mura di casa «La parte sportiva è ferma, ma la società continua a ragionare sul futuro»

15 marzo 2020
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SASSARI. «Adattarsi, avere pazienza, ottimizzare il tempo. E approfittarne per imparare a fare qualcosa di nuovo». In casa Dinamo la parte sportiva ha chiuso momentaneamente i battenti; giocatori, staff e dirigenti sono in quarantena ma anche in una situazione complicata come questa, Stefano Sardara non riesce proprio a stare con le mani in mano.

«L’attività sportiva naturalmente è ferma e lo sarà ancora per almeno un’altra settimana – dice il presidente biancoblù, reduce dalla trasferta di Burgos –. Seguiamo con rigore tutte le direttive della autorità. Per il resto ci stiamo rendendo utili per tutte le aziende partner, proviamo a essere operativi attraverso qualche video, attraverso la Fondazione Dinamo facciamo le raccolte fondi utili per sostenere le cause legate all’emergenza».

Un test per tutti. Come trascorre il tempo in quarantena il presidente di una società professionistica, nonché manager d’azienda? «Più o meno come tutte le altre persone – sottolinea Sardara –. Io credo che ci si possa adattare a questa situazione senza grandi disastri, perché sicuramente ciò che c’è fuori è peggio. Chi ha vissuto queste problematiche in passato, e penso ai nostri antenati in tempo di guerra, non aveva certamente a disposizione ciò che abbiamo noi: la rete wifi, i giochi, i libri da scaricare online, la possibilità di contattare chiunque in qualsiasi momento. In aggiunta, non c’è un problema di approvvigionamento: anche a Sassari vedo che siamo ben organizzati da questo punto di vista, il fatto di poter ordinare la spesa a casa sta agevolando le cose a molte persone, compresi i nostri giocatori. Dobbiamo solo imparare una cosa che per gli italiani e in particolare per noi sassaresi è abbastanza nuova: il rispetto delle regole. In questo momento rispettare le disposizioni che arrivano è quello che fa la differenza: in Cina hanno superato il problema in questo modo e leggo che anche in alcune delle zone rosse del nord Italia la situazione sta migliorando. Ci vorrà un po’ di tempo, è chiaro, le prescrizioni rigide sono di appena pochi giorni fa. Per uscire da questa situazione ci vorranno giorni, magari settimane. Dobbiamo solo aspettare».

I possibili scenari. Il campionato di serie A è stato congelato, come in altre nazioni. Cosa succederà? «A oggi non è possibile definire i possibili scenari ma solo fare ipotesi. La Lega basket ha appena nominato un presidente come Gandini, che è un professionista di altissimo livello e a tempo debito sarà lui a indicarci le opzioni. Allo stato attuale – sintetizza il dirigente sassarese – possiamo solo aspettare l’evolversi della parte patologica, e le scelte successive saranno legate a quello. Secondo me dai primi di aprile capiremo qualcosa in più».

Il rapporto con i giocatori. «Sento regolarmente i ragazzi, che sono nelle rispettive abitazioni. Il clima è tranquillo, sono tutti molto responsabili, hanno capito cosa sta avvenendo e sanno che bisogna stare buoni. Nessuno dei nostri giocatori ci ha chiesto di andare via, neppure gli stranieri, sta procedendo tutto molto bene, compatibilmente con il momento complicato».

Prove di normalità. «Mi alzo la mattina come se dovessi andare in ufficio, faccio tante conference call, insieme ai miei collaboratori porto avanti il lavoro sin dove è possibile, faccio la cyclette, leggo, guardo un film. Avevo un sogno: imparare a cucinare, e ne sto approfittando: con l’aiuto di mia moglie e mia figlia oggi ho fatto un’ottima pasta alle melanzane e polpette alla birra. Dopo questa esperienza avremo tutti una vita diversa. E in generale sono felice di una cosa: le nuove generazioni, i sedicenni o i ventenni di oggi, stanno loro malgrado imparando la relatività dei beni».

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