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«Neanche la Guerra spense la passione dei torresini»

di Andrea Sini
«Neanche la Guerra spense la passione dei torresini»

Guido Garrucciu, decano dei tifosi rossoblù, rivive il lungo stop dei campionati «Niente è come un evento bellico, ma quando lo sport si ferma è sempre triste»

11 aprile 2020
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SASSARI. «La guerra non è paragonabile all’emergenza che stiamo vivendo, ma quando anche lo sport è costretto a fermarsi, allora significa che c’è davvero un bel problema».

Guido Garrucciu gli anni della Seconda guerra mondiale li ricorda molto bene. Il decano dei tifosi della Torres, che lo scorso febbraio ha spento 90 candeline, già a quel tempo seguiva le sorti della squadra rossoblù e ha impressi nella memoria volti e nomi dei tantissimi personaggi che sono passati dalle parti dell’Acquedotto. «Già verso la metà degli anni Trenta l’attività delle società sportive si era molto ridotta – ricorda Garrucciu –, perché tutti i club erano stati di fatto commissariati dal partito fascista. La Torres era nata libera e libera voleva restare, perciò l’attività si interruppe».

Per qualche tempo lo stesso terreno di gioco, che era di proprietà della società rossoblù, venne praticamente abbandonato, in assenza di competizioni ufficiali. «Nel 1939 un gruppo di sportivi riprese meritoriamente a organizzare l’attività a livello agonistico – sottolinea “zio” Guido, che è presidente onorario dell’associazione Memoria storica torresina –, perché al di là di tutte le difficoltà la Torres era già fortemente radicata nel tessuto sociale e culturale cittadino, tutti si riconoscevano nei colori rossoblù». Oltre al calcio, restavano attive le sezioni di ciclismo, boxe e podismo. L’inizio della Guerra cambiò però, ancora una volta le carte in tavola. «La Sardegna si trovò sostanzialmente isolata e tagliata fuori dai campionati e nell’isola si potè organizzare soltanto un campionato regionale di Prima divisione. A questo presero parte le poche società rimaste attive nel territorio, tra le quali anche il Cagliari, impossibilitato a spostarsi nella Penisola. Questo non significa che non si giocarono gare interessanti e combattute, anzi. Ricordo le sfide con una squadra molto forte che si chiamava Medusa Bosa, ma anche Calangianus, Ozieri, Tharros e altre, sempre con ottima partecipazione di pubblico».

In quel periodo persino lo sprinter sassarese Tonino Siddi, che poi prese parte alle Olimpiadi di Londra ’48 ed Helsinki ’52, trovò il modo di scendere in campo con la Torres. «Ma con il passare del tempo - conclude Garrucciu –, con i problemi economici, la fame e un numero sempre di maggiore di persone inviate sul fronte, a Sassari in pochi si poterono dedicare al calcio. Infatti la Torres scese spesso in campo schierando giocatori che altro non erano se non militari di stanza in città. Poi la guerra finì e ci volle poco per rivedere lo stadio pieno».

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