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Tolu: «La maglia della Torres la porti per tutta la vita»

di Sandra Usai
Tolu: «La maglia della Torres la porti per tutta la vita»

Uno dei protagonisti della promozione di Alessandria si racconta «Sono arrivato che ero un ragazzo, ho giocato 200 partite»

18 maggio 2020
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SASSARI. Con il presente congelato e il futuro incerto non resta che guardare al passato e la Torres, sempre preda del blocco sanitario come tutto il pianeta calcio, si “consola” col ricordo del ventennale della storica promozione ottenuta in quel di Mestre. I bei ricordi ne richiamano altri e così come non pensare all’altra storica impresa rossoblù, con la ormai leggendaria spedizione vincente ad Alessandria. Di quella squadra faceva parte Walter Tolu, sassarese e torresino doc con circa 200 partite giocate con i colori della sua città. Così come nel 2000, anche in quel 1987 fu balzo in terza serie e in entrambe le avventure in panchina c’era il mitico Bebo Leonardi.

«Sono arrivato alla Torres da ragazzino, era il 1977 - ricorda l'esterno che volava sulla fascia destra - e ci sono rimasto fino al ’90, con due parentesi ad Alghero e Nuoro. Anni splendidi, con tre figure su tutte come mister: oltre Leonardi, il tecnico delle promozioni, come non ricordare Vanni Sanna che mi ha formato e ho seguito alla Nuorese nell'83-84, e poi Liguori. Mi hanno insegnato tanto e sono rimasto in contatto con diversi compagni. Qualche nome? Massimiliano Favo, Vittorio Petrella, Michele Tamponi, Andrea Poggi, Franco Cariola che ora è anche vicino di casa, e non posso dimenticare il compianto Angelo Del Favero. Mi mancano certe chiacchierate e la sua saggezza».

L'album dei ricordi di Tolu è ricco di storie e personaggi che sono indelebili nella storia rossoblù. «Seguo le vicende della squadra e mi dispiace che in questa stagione, in cui stava facendo molto bene, si sia dovuta fermare all’improvviso. Aveva preso un buon passo, stava trasmettendo sensazioni positive e poi lo stop, che peccato. Allo stadio però vado di rado, negli ultimi anni avrò visto una decina di partite perchè la tribuna non è il mio posto. Ho una forte emotività, che mi scatena malinconia solo alla musica che accompagna l'ingresso delle squadre in campo. Avere le lacrime agli occhi già prima del via non mi fa sentire a mio agio. Ho giocato e mi sono divertito fino a quarant'anni, mi mancano i momenti di condivisione, il clima dello spogliatoio». Chissà come avrebbe affrontato, da giocatore, il periodo cupo che vivono i ragazzi di oggi. Walter Tolu rimarca subito la diversità di questa epoca, abituata a socializzare sul web. «Il nostro Facebook era piazza d’Italia e Instagram era via Roma, noi socializzavamo nei luoghi d'incontro della città. E in campo ci divertivamo davvero, eravamo molto uniti e vincevamo anche per questo».

Ripuntando l’attenzione sulla Torres, le rinascite e le ricadute degli ultimi anni non lo sorprendono ma lo turbano. «Per fare un percorso lineare - afferma - c'è bisogno di stabilità societaria si deve programmare il futuro, senza avere fretta di fare risultato. Con poche risorse devono subentrare idee chiare, perchè l'annata fortunata può sempre arrivare ma senza solide basi poi si ricade». Sulle ultime vicende, che hanno visto la frattura a sorpresa tra dirigenza e squadra, Tolu non si pronuncia, dice solo: «Certe situazioni non sono una novità, vanno sapute gestire per superare le tensioni e salvare quanto di buono si era visto prima che calasse il buio. Cosa mi auguro per il futuro? Tornare alla vita di sempre, pomeriggi allo stadio compresi».

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