La Nuova Sardegna

Sport

verso la ripresa 

In serie A molti litigi e poche certezze

Tommasi (Aic): «Logiche vecchie, si scarica tutto sui giocatori».

22 maggio 2020
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ROMA. Il campionato dovrebbe ripartire, che sia il 13 o il 20 giugno lo dirà la prossima settimana il vertice tra il calcio e il ministro Spadafora. Certo è che il cammino resta sempre a ostacoli, tra calciatori scontenti del trattamento e club perplessi sulle formule da adottare in caso di stop. Sull’ipotesi playoff-playout è freddo Urbano Cairo: «Se non si può disputare il campionato non si possono fare nemmeno playoff e playout», dice il presidente del Torino.

A fare però un pò la voce grossa ci pensa proprio l'Aic: «Ci chiedono di tornare in campo e permettono uno stipendio in sei mesi» il messaggio al termine del direttivo del sindacato che respinge le nuove delibere federali per i termini di iscrizione, giudicandole «irricevibili». «In sostanza le società potrebbero pagare la sola mensilità di maggio alla fine del mese di agosto ed ottenere l’iscrizione al prossimo campionato» sottolinea Damiano Tommasi. «C’è una situazione eccezionale, per il coronavirus, e si pensa di risolverla con le solite logiche: provo a scaricare sull'altro il problema, se possibile anche a fregarlo. È questo che mi preoccupa, e direi non solo nel calcio» chiosa Tommasi. L’Aic denuncia la concreta possibilità di far giocare un finale di campionato a rischio contagio Covid con un solo stipendio in sei mesi: sarebbe il risultato combinato dello stop della Lega agli stipendi (da 2 a 4 mesi) e delle nuove norme Figc sulle iscrizioni al prossimo campionato, che escludono dai criteri gli eventuali mesi di contenzioso (marzo e aprile), obbligano al saldo fino al 31 maggio e fissano a dopo le iscrizioni (16 ottobre) quello delle tre mensilità estive.



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