Jole Ruzzini a Perugia per la sua “terza vita”
Volley: dopo la nascita del figlio Gabriele tornerà in campo nel campionato di B2 «Ero ferma da un anno e avevo un po’ di paura, ora non vedo l’ora di cominciare»
02 novembre 2020
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SASSARI. Comincerà nella School Perugia di B2 la terza vita pallavolistica della sassarese Jole Ruzzini. La prima per lei, classe 1984, ruolo libero, ha preso il via nel 1996, con l’esordio nella Susnhine e le successive esperienze nell’Hermaea Olbia ed a Rieti, fra C e B2, mentre la seconda si è svolta nell’Olimpo della serie A, prima in A2 fra Pomezia e Frosinone (con la vittoria della Coppa Italia di categoria 2021/13) e poi in A1, sempre con Frosinone e a seguire le stagioni a Scandicci, Montichiari e Cuneo, intervallate dalle esperienze all’estero nel Csm Bucarest e nel Cannes, dove ha vinto una Challenge Cup ed una Coppa di Francia.
L’anno scorso aveva firmato per Caserta (sempre in A1), ma ad agosto ha interrotto l’attività agonistica dopo aver scoperto di essere in dolce attesa, ed ora, a sei mesi dal lieto evento, è pronta a tornare in campo. «Avevo delle offerte anche in A2 – spiega lei – ma ho scelto Perugia perché qui lavora mio marito Francesco Cadeddu, preparatore atletico e aiuto allenatore della squadra di A1 maschile: avendo un bimbo così piccolo, la priorità era quella di tenere unita la famiglia. E sono molto contenta, abbiamo una bella squadra, un mix fra giovani promettenti ed atlete più esperte, un buon allenatore, Roberto Farinelli, e la città è veramente bella, piena di verde, l’ideale per crescere un bambino. Io dopo il parto volevo rimettermi in gioco ma avevo paura dopo uno stop di oltre un anno. Però ad agosto sono tornata in palestra e mi sento benissimo, pronta a dare il mio contributo. Abbiamo tutte tanta voglia di giocare dopo il lockdown».
Del resto gli ostacoli non l’hanno mai fermata. Ad aprile Gabriele, “Gamberetto” per gli amici, è nato a Sassari in piena emergenza Covid, con il papà che ha potuto vedere le sue prime immagini solamente tramite una videochiamata. «Un’esperienza che sicuramente ti segna – aggiunge Jole – te la devi cavare da sola per tante cose, ma vai avanti perché lo fai per tutelare le persone alle quali vuoi bene. A Perugia siamo fortunati. Keky lavora al pomeriggio ed io mi alleno la sera, la mattina sto con il bambino e dopo pranzo ci diamo in cambio. In più abbiamo trovato tante persone che se serve ci danno una grossa mano. Chissà in futuro potremmo anche tornare a viaggiare e stare separati durante la stagione agonistica, in fondo è una vita alla quale siamo abituati, ma finché ci vogliono qui non ci muoviamo di sicuro».
Fabio Fresu
L’anno scorso aveva firmato per Caserta (sempre in A1), ma ad agosto ha interrotto l’attività agonistica dopo aver scoperto di essere in dolce attesa, ed ora, a sei mesi dal lieto evento, è pronta a tornare in campo. «Avevo delle offerte anche in A2 – spiega lei – ma ho scelto Perugia perché qui lavora mio marito Francesco Cadeddu, preparatore atletico e aiuto allenatore della squadra di A1 maschile: avendo un bimbo così piccolo, la priorità era quella di tenere unita la famiglia. E sono molto contenta, abbiamo una bella squadra, un mix fra giovani promettenti ed atlete più esperte, un buon allenatore, Roberto Farinelli, e la città è veramente bella, piena di verde, l’ideale per crescere un bambino. Io dopo il parto volevo rimettermi in gioco ma avevo paura dopo uno stop di oltre un anno. Però ad agosto sono tornata in palestra e mi sento benissimo, pronta a dare il mio contributo. Abbiamo tutte tanta voglia di giocare dopo il lockdown».
Del resto gli ostacoli non l’hanno mai fermata. Ad aprile Gabriele, “Gamberetto” per gli amici, è nato a Sassari in piena emergenza Covid, con il papà che ha potuto vedere le sue prime immagini solamente tramite una videochiamata. «Un’esperienza che sicuramente ti segna – aggiunge Jole – te la devi cavare da sola per tante cose, ma vai avanti perché lo fai per tutelare le persone alle quali vuoi bene. A Perugia siamo fortunati. Keky lavora al pomeriggio ed io mi alleno la sera, la mattina sto con il bambino e dopo pranzo ci diamo in cambio. In più abbiamo trovato tante persone che se serve ci danno una grossa mano. Chissà in futuro potremmo anche tornare a viaggiare e stare separati durante la stagione agonistica, in fondo è una vita alla quale siamo abituati, ma finché ci vogliono qui non ci muoviamo di sicuro».
Fabio Fresu