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«Il tennis mi ha regalato un’altra vita»

di Gianna Zazzara
«Il tennis mi ha regalato un’altra vita»

Il sassarese Alberto Corradi campione in carrozzina: eletto atleta dell’anno. «Il vaccino? Certo, le partite vanno vinte»

18 gennaio 2021
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SASSARI. A 11 anni la sua esistenza fu stravolta da un terribile incidente in motorino. « E quello fu il momento in cui si chiuse la mia prima vita e ne iniziò una seconda». Uno dei punti di forza di Alberto Corradi, 59 anni, sassarese, campione di tennis in carrozzina, è la serenità con cui affronta le cose. Anche ora in piena emergenza Covid. Serenità e determinazione.

A causa dell’incidente, ancora bambino, si è ritrovato paraplegico.

«Non è stato semplice da superare. Ci sono riuscito perché la mia famiglia e i miei amici non mi hanno mai lasciato solo».

La sua carriera nel tennis è stata un crescendo continuo: tre titoli individuali, l’ultimo nel 2020, la consacrazione ai Giochi paralimpici di Rio de Janeiro nel 2016, a 55 anni. E il mese scorso il riconoscimento come “Miglior atleta wheelchairtennis 2020” al SuperTennis Awards.

«Un riconoscimento che mi ha fatto molto piacere in un periodo così complicato nel quale si è giocato molto poco a causa della pandemia. Diciamo che è un premio alla carriera, per tutto quello che ho fatto da venti anni a questa parte, non solo come atleta ma anche in altri ruoli sempre nell’ambito del tennis in carrozzina.

Cosa le ha regalato il tennis?

«Un’altra vita, senza dubbio. Lo sport è una terapia per qualsiasi persona, con o senza disabilità. Per me la racchetta è stata una sfida e una svolta. Una sfida perché nelle mie condizioni, con una mobilità assai limitata, il tennis è uno degli sport più difficili da praticare e una svolta perché mi ha dato la possibilità di girare il mondo. E poi l’orgoglio di collezionare premi e trofei, vuoi mettere?».

Lei ha scoperto tardi il tennis, a 38 anni.

«Fino ad allora giocavo a basket con l’Anmic, a Sassari, ma il tennis l’ho sempre amato, da bambino non mi perdevo una partita di Adriano Panatta. Nel 1998 ho scoperto che esisteva un circuito mondiale di tennis in carrozzina e c’era una categoria, quad, adatta a persone come me con una minore mobilità, un tennis più lento ma piu tecnico».

Nel 2019, dopo aver vinto il tricolore individuale e a squadre, aveva detto addio all’agonismo. Invece nel 2020 ha conquistato di nuovo il tricolore. Ci ha ripensato?

«Il lockdown di marzo è stato uno choc per chiunque, figurarsi per uno sportivo come me. Chiuso a casa senza potermi allenare. In quei mesi ho capito cosa significava lo sport e il tennis, era come se mi mancasse l’aria. Così finito il lockdown sono tornato ad allenarmi, più di prima, tutti i giorni. E per mettermi alla prova ho partecipato ai campionati italiani e ho vinto. Ma ora è tempo di lasciare spazio ai più giovani. Nella mia squadra ce ne sono di bravissimi. Luca Arca, numero 58 al mondo, ha tutte le carte in regola per qualificarsi alle Paraolimpiadi di Tokyo. Stiamo lavorando sodo, sono sicuro che ce la farà. Ora gli allenamenti all’aperto sono consentiti, mi auguro che non cambi nulla».

A settembre è stato nominato presidente del comitato italiano per il tennis in carrozzina. Una bella responsabilità.

«Ringrazio la Federazione e il presidente Binaghi per la fiducia. È un bel riconoscimento ma anche una grande responsabilità. Mi dedicherò alla organizzazione dei tornei italiani e soprattutto alla promozione del tennis in carrozzina tra i giovani. Il nostro movimento sta crescendo, ci sono sempre più giovani che si stanno avvicinando a questa disciplina e mi auguro siano sempre di più. Lo sport aiuta a rinascere dopo un trauma, insegna a resistere. Mi auguro che la politica si occupi più dello sport, sopratutto di quello giovanile».

Lei è il papa del “Sardinia Open” il torneo di wheelchiar inserito nel circuito Itf che da 20 anni si svolge ad Alghero.

«Purtroppo l’edizione 2020 è saltata proprio a causa della pandemia. La prossima data è fissata per maggio, mi auguro che la situazione lo consenta».

Si vaccinerà?

«Certo, bisogna vincere anche questa partita».

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