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«Luna Rossa, un capolavoro sull’acqua»

di Andrea Sini
«Luna Rossa, un capolavoro sull’acqua»

Vela: l’ingegnere navale sassarese Paolo Bua, pluripremiato in Francia, analizza le differenze tra la barca italiana e Ineos

16 febbraio 2021
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SASSARI. «La forza di Luna Rossa sta sia nel progetto dell’imbarcazione che nell’organizzazione del team. È una barca velocissima, e bellissima».

Per navigare bene, amano dire gli uomini di mare, una barca deve essere anche bella. Paolo Bua, ingegnere navale sassarese, è uno che di vele e di scafi se ne intende e si destreggia senza problemi con qualsiasi materiale. Conosciutissimo in Francia, dove ha realizzato la maggior parte dei suoi lavori, ricevendo diversi riconoscimenti, al momento ha progetti in via di realizzazione per committenti di mezza Europa, ma anche di New York. E della Sardegna. «Finalmente – sorride –. Mi fa piacere realizzare progetti nella mia terra, nel caso specifico una flotta di charter su misura».

Una barca da sogno. «Ovviamente la barca a vela è la mia passione, oltre a rappresentare il mio ambito professionale, e dunque seguo con grandissima attenzione la Prada Cup e faccio tifo per Luna Rossa – dice Bua, 41 anni –. Quali sono le principali differenze tra l’imbarcazione italiana e Ineos Team Uk? Innanzitutto c’è grande differenza nella randa, che per Luna Rossa è senza boma, proprio come l’imbarcazione dei neozelandesi. Possono creare una maggiore concavità della randa e produrre più portanza, proprio come fa un’ala d’aereo con i flap. Ineos ha il boma quindi è più limitata. Mi spiego meglio: stiamo parlando di aliscafi che dai 18 nodi in poi decollano. Quando sono in assetto, e dunque lanciate, fanno all’incirca la stessa velocità, ma in accelerazione Luna Rossa riesce a prendere qualche vantaggio. Questo grazie anche alla grande efficienza dei foil. Ineos e altri, come American Magic, in assenza di vento forte soffrono a decollare».

Luna Rossa più agile e scattante, dunque. Come dimostrano le quattro vittorie a zero ottenute sinora nelle acque di Auckland: la barca italiana, che per oltre due anni ha avuto Cagliari come campo base, è ancora imbattuta e inizia a vedere all’orizzonte la sfida con i detentori, New Zealand. Nel frattempo, con le prossime regate “congelate” a causa del mini-lockdown deciso dal governo neozelandese, il team italiano può godersi questa eccellente prima parte della sfida.

Logistica e strategia. «Luna Rossa ha un altro vantaggio – spiega ancora Paolo Bua –, cioè la configurazione con il doppio timoniere: si trovano uno a destra e uno a sinistra, e dunque non sono costretti a passare da un lato all’altro. Gli inglesi, per esempio, con certi movimenti hanno rischiato di perdere un uomo in mare, quando hanno impennato, nel momento topico del pre-partenza. Attraversare la barca a una velocità di 40 nodi non mi sembra una grande idea, con questa necessità di spostarsi hanno rischiato di perdere il tattico».

Anche la composizione dell’equipaggio è diversa, non senza conseguenza: «Le due barche sono configurate in maniera differente. Luna Rossa ha otto “bestie da soma” che creano energia e sono un motore umano, e tre persone che possono dedicarsi a portare la barca con relativa tranquillità. Mi viene in mente Pietro Sibello, che fa il randista ma anche il tattico, e a volte può permettersi di sistemarsi a poppa per annusare l’aria e capire come sta girando il vento. Ineos ha sei “animali da soma” e altri ruoli distribuiti tra cinque uomini, uno dei quali dedicato alla tattica».

Questione di feeling. «La mia sensazione – prosegue l’ingegnere sassarese – è che Ben Ainslie non stia ascoltando il suo tattico. Regattavano benissimo quando erano davanti, ora trovandosi dietro vedo che la tensione sale e Ben sta facendo molto di testa sua, con tante chiamate sbagliate e un posizionamento chiaramente errato anche nel pre-partenza. Luna Rossa invece si è sempre posizionata perfettamente, li vedo in super controllo. James Spithill e Francesco Bruni, i due timonieri, sono serenissimi e in fiducia, anche e soprattutto perché a livello di comunicazione sono al top. Insomma, c’è un gran bel gioco di squadra che al momento fa la differenza».

Il “mostro finale”. Il 4-0 pesa ma per chiudere la serie, conquistare il trofeo e guadagnarsi la possibilità di sfidare Team New Zealand per la conquista della America’s Cup servono ancora tre vittorie. «Luna ha un piccolo vantaggio di bolina nel primo angolo: se partono pari viene fuori senza problemi. Non è capitato ancora di partire dietro, questa al momento è l’unica incognita. E poi – aggiunge Bua – ci sarà il “mostro finale”. New Zealand è una barca che fa paura, radicale, estrema a livello di scafo e di foil, più piccolo e dunque con meno attrito. Semplicemente clamorosa, con un’aerodinamica diversa da tutti gli altri ed equipaggio inglobato: sembra quasi un equipaggio di bob a 4, con quel canale centrale con il flusso d’aria che si incanala. Sembra che possa avere spunti di velocità incredibili. Ma la strada è ancora lunga».

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