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«Genetica e grandi tecnici, così l’isola va a mille all’ora»

«Genetica e grandi tecnici, così l’isola va a mille all’ora»

GOLFO ARANCI. Salvino Tortu, com’è che Filippo non ha la medaglia?«Perché la tengo io in tasca. La faccio vedere a tutti ma non toccare... Ma è chiaro che è di Filippo, è tutta sua. Io faccio solo da...

11 agosto 2021
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GOLFO ARANCI. Salvino Tortu, com’è che Filippo non ha la medaglia?

«Perché la tengo io in tasca. La faccio vedere a tutti ma non toccare... Ma è chiaro che è di Filippo, è tutta sua. Io faccio solo da custode ora che siamo in vacanza. Lui si merita davvero di staccare, è da tre anni che non fa una vacanza vera».

Dopo la gara Filippo ha pianto. Lei come ha reagito?

«In maniera assolutamente scomposta. Ero in tribuna con tecnici e dirigenti e ho scoperto solo dopo, attraverso un video, di avere fatto un’esultanza tipo Tardelli».

Niente lacrime?

«Certo, subito dopo che mi sono calmato. Ho pianto per due giorni di fila. Ogni persona che veniva a farmi i complimenti scoppiavo in lacrime. La notte Filippo è venuto in camera mia per cercare una spalla perché anche lui piangeva. Ovviamente mi ha trovato in lacrime. Gli ho detto di provare altrove...».

Che gara è stata?

«Bellissima, straordinaria. Più che le gambe, Filippo ci ha messo la testa. Era in decontrazione totale, in quei cento e passa metri non ha mosso un sopracciglio, una corsa perfetta, meravigliosa. Per fare una gara così non basta la preparazione: devi usare la testa».

E dire che, dopo la mancata qualificazione alla finale dei 100 metri, poteva esserci un crollo a livello mentale.

«No, perché al di là di tutto correre le batterie e qualificarsi per la semifinale non è un risultato da buttare, anzi. Ma non ho mai avuto dubbi sul fatto che Filippo e gli altri della staffetta potessero arrivare a un grande risultato».

Questa prestazione, questa medaglia d’oro, dovrebbero anche chiudere definitivamente un periodo complicato, nel quale anche lei è finito sul banco degli “imputati” per la preparazione. Qualche sassolino da togliere?

«Neanche mezzo. Parlano i risultati, parla la felicità di questi ragazzi per un’impresa straordinaria e meritatissima».

In questi giorni si è già ripreso a parlare dei 200. Ci riproverete?

«In questi anni c’è sempre stato qualche imprevisto che ci ha impedito di puntarci sino in fondo. Ora con questo risultato la maledizione è spezzata: la prossima preparazione sarà incentrata sui 200. L’anno prossimo agli Europei e ai Mondiali Filippo correrà la staffetta e i 200. E andrà tutto bene».

In questo trionfo della velocità azzurra, c’è anche tanta Sardegna. Cosa sta succedendo?

«Vedere la Sardegna in prima e ultima frazione non ha prezzo. Ci sono due cose: la prima è la genetica. Dal bronzo di Tonino Siddi nel ’48 all’oro di Patta e di Filippo c’è in mezzo un mondo di velocisti straordinari. Ci sono stati Marras, Puggioni, Floris, ci sono Polanco, Kaddari e stanno venendo fuori Moro e Lai. I segreti sono due: uno è la genetica. E non a caso una delle più importanti scuole di velocità del mondo è venuta da Phoenix a studiare la genetica dei sardi».

Il secondo?

«I tecnici. Gianfranco Dotta ha il tocco magico, non vedo l’ora di sentirlo. Francesco Garau ha mandato quattro atleti alle olimpiadi. Io sono stato allievo di Mario Doppiu, Fabrizio Fanni fa grandi cose con Dalia Kaddari, Gianni Puggioni sta venendo su benissimo. Abbiamo dei fuoriclasse veri a bordo pista».

Cosa regalerà a Filippo per questo trionfo?

«Un po’ di tranquillità».

Lei si farà un regalo?

«Starò un po’ con mia moglie, che non mi vedeva da 35 giorni. E poi vorrei che facessero a me un regalo: vorrei una maglia del Tempio e una della Torres, le mie squadre del cuore». (a.si.)

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