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L’estate sarda di Mateo Retegui indeciso tra l’hockey e il football

di Enrico Gaviano

	Un giovanissimo Mateo Retegui con il bastone di hockey su prato
Un giovanissimo Mateo Retegui con il bastone di hockey su prato

I retroscena nella vita del bomber italo-argentino diventato azzurro

26 marzo 2023
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Cagliari C’è una estate trascorsa fra il mare di Pula e il campo di hockey di Suelli nell’infanzia di Mateo Retegui, il bomber italo-argentino portato in azzurro da Roberto Mancini grazie a un nonno paterno del giocatore, originario di Canicattì. Retegui, classe 1999, quando aveva poco più di 6 anni arrivò in Sardegna al seguito del papà Carlos, asso argentino dell’hockey e in seguito vincitore come allenatore dell’Argentina dell’oro olimpico a squadre a Rio 2016. Retegui senior aveva firmato un contratto per la stagione 2005/2006 con il Suelli, dopo aver rotto quello con il quotatissimo club spagnolo del Terrassa.

Carlos arrivò nell’estate del 2005 insieme alla moglie e ai due figli, Mateo e Micaela. “El Chapa”, come era soprannominato Retegui, era allenatore (con Valeria Spitoni) e giocatore. «Un periodo magico – ricorda il presidente del purtroppo disciolto Hc Suelli Luca Pisano –. Vincevamo tutte le partite. Avremmo trionfato in coppa e in campionato, se per i suoi impegni con la nazionale, Carlos non fosse stato costretto ad andarsene prima della fine della stagione».

In quell’avventura sarda ebbe modo di emergere anche il piccolo Mateo. «Aveva 6 anni ma era già un autentico asso dell’hockey – ricorda ancora Pisano –. A quell’età si usa il pastone di plastica, ma lui era già capace di maneggiare quello di legno e di mettere in difficoltà anche bambini più grandi». La famiglia Retegui ha vissuto in una villetta sulla spiaggia di Calaverde, vicino a Pula. Per Mateo e la sorella, vicecampionessa olimpica nel 2021 con l’Argentina, un’estate spensierata, poi il ritorno in Spagna con la madre per la scuola, e qualche nuova puntata in Sardegna durante le vacanze scolastiche prima del ritorno in patria definitivo con papà.

Un asso dello sport Mateo. Giocava un po’ a calcio e un po’ a hockey, denotando un talento in entrambi gli sport. Il pallone lo ha mollato a 14 anni perché non trovava spazio nel River Plate. Ma dopo due anni, mentre era arrivato a giocare fra gli under 16 della nazionale argentina di hockey è stato notato dagli osservatori del Boca Juniors. Da lì l’ascesa nel calcio sino a diventare capocannoniere della A argentina con il Tigre, che lo ha avuto in prestito dallo stesso Boca. Il resto è attualità, con la convocazione azzurra che Mateo ha accettato con entusiasmo.  

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