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La sassarese Manuela Tesse: «Allenare una squadra maschile? I pregiudizi sono ancora troppi»

di Gianna Zazzara
La sassarese Manuela Tesse: «Allenare una squadra maschile? I pregiudizi sono ancora troppi»

Manuela Tesse è la nuova coach della Nazionale femminile di Malta: «Felicissima del nuovo incarico, ma un pensierino sulla Torres l’ho fatto»

19 aprile 2023
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Sassari Da Sassari a Malta per inseguir e il lavoro dei sogni: l’allenatore di calcio. «Allenatore o allenatrice? Non mi interessa, sono talmente felice di essere stata chiamata dalla Federazione maltese per allenare la Nazionale femminile che possono chiamarmi come vogliono. Comunque all’estero sono più sbrigativi, non si pongono problemi di genere, chiamano coach sia gli uomini che le donne. Quindi mi presento, sono coach Manuela Tesse».

Un nome, una garanzia, protagonista della stagione d’oro della Torres insieme a Milena Bertolini, Carolina Morace e Patrizia Panico solo per fare qualche nome.

«Che ricordi, con la Torres ho vinto il primo scudetto nel ’94 da giocatrice e l’ultimo nel 2013 da allenatrice. Con Patrizia, Milena, Carolina siamo state le pioniere del calcio femminile in Italia. Ora sono stati fatti tanti passi avanti. Se le ragazze sono diventate professioniste è anche un po’ merito nostro. Spero che arrivi anche la parità di guadagno con i colleghi maschi».

Allenare è una vocazione o una sfida?

«È l’unico modo per continuare a vivere di calcio, non potrei fare altro. Ho dovuto smettere presto, a 28 anni mi sono rotta il piede giocando con la Nazionale, poi un calvario fatto di sette interventi chirurgici. Ora sono dall’altra parte e sono felice così».

Una bella sfida allenare la nazionale femminile di Malta.

«Se devo dire la verità, avrei preferito allenare la Torres ma i pianeti non si sono allineati. L’anno scorso ci speravo, ma mister Ardizzone aveva fatto benissimo ed era giusto che restasse in panchina. Così quando a gennaio è arrivata la proposta della federazione maltese non ci ho pensato neanche un attimo. Oltre ad allenare la Nazionale maggiore sono stata nominata direttore tecnico di tutte le giovanili. Una bellissima sfida. Qui mi trovo benissimo, molte giocatrici le conoscevo già. Martina Borg ha militato nella Torres e in tante giocano nella nostra Serie A, è veramente un bel gruppo».

Obiettivi?

«Salire nel ranking, adesso siamo al 33° posto in Europa, e anche di girone nella Nation League (Malta è nel girone C mentre l’Italia è nel girone A). A maggio ci saranno i sorteggi per la Nation League e testeremo i progressi di questi mesi. Comunque da quando sono arrivata abbiamo vinto tre partite su tre, complimenti alle mie ragazze».

Prima di Malta c’è stata la bellissima cavalcata col Pomigliano d’Arco dalla Serie B alla Serie A.

«Bellissimi gli anni in Campania. L’unico neo è che a Napoli mi avevano attaccato la mania della superstizione, ero diventata scaramantica: sempre la stessa musica prima di entrare in campo, seduta sempre al solito posto. Poi per fortuna ho resettato.. ora niente, non ho più neanche un cornetto».

Potrebbe allenare una squadra di serie A maschile?

«Certo, ho il patentino Uefa Pro, i miei compagni di banco erano Andrea Pirlo e Thiago Motta. Mi piacerebbe molto allenare i maschi ma ci sono molti pregiudizi. Il calcio è ancora un club esclusivamente maschile, sessista e misogino. Quando le donne parlano di calcio gli uomini sollevano il sopracciglio “perché non capiscono come un uomo”, quando parlano loro di tattica e fuorigioco sembra siano colti da un afflato divino. Figurarsi quando le donne giocano a calcio o pretendono di allenare. Sono stereotipi duri a morire, ma ci penserà il futuro a spazzare via certe idee. C’è una nuova generazione di donne che si sta facendo strada in questo sport e che sta conquistando il cuore degli amanti del calcio. Di tutto il calcio. Il 6 aprile allo stadio di Wembley, a Londra, la Finalissima Inghilterra-Brasile ha fatto il tutto esaurito».

Ha allenato la Torres, l’Atletico Oristano, l’Arezzo, la Lazio Women, il Pomigliano e ora la Nazionale maltese. Sempre e solo donne.

«Ripeto, la strada per raggiungere la parità di genere nel mondo del calcio è ancora lunga. E all’estero le cose non vanno meglio. L’unica donna che ha allenato uomini è Corinne Diacre con il Clermont Ferrand, serie B francese. Peccato, perché in fatto di strategie, gestione del gruppo e rapporti interpersonali le donne sono dotatissime. Mi auguro che questo tabù crolli presto».

Lei ha il patentino Uefa Pro, il patentino Futsal, un curriculum invidiabile, perfetto per sedersi sulla panchina di una squadra maschile di Serie A.

«Purtroppo per noi donne il curriculum non vale, è triste da dire ma è così».

Una sua ex compagna della Torres, Milena Bertolini, è il ct della Nazionale italiana.

«Sento tante critiche nei confronti di Milena e questo non mi piace. Abbiamo vinto l’amichevole con la Colombia e ci stiamo preparando per i Mondiali. Ricordo poi che la Nazionale femminile si è qualificata per i Mondiali, a differenza di quella maschile... Forza Milena».

Da Sassari a Malta.

«Da un’isola grande a un’isola piccola ma sempre in mezzo al mare. Vivo a San Paul Bay, mi trovo molto bene. E poi qui gli italiani la fanno da padroni. Anche la nazionale maschile è allenata da un italiano, Michele Marcolini, mi sento a casa».

Ha visto la partita dell’Italia contro Malta per le qualificazioni europee?

«Ovvio, ero allo stadio Ta Qali. Per chi ho tifato? Sportivamente Malta, col cuore l’Italia. Ho avuto anche l’occasione di conoscere Roberto Mancini, che emozione, gli ho dato la mano, da allenatore ad allenatore, chi l’avrebbe mai detto?».

Cosa direbbe a se stessa bambina?

«Brava Manuela, sei in un campo di calcio proprio dove desideravi essere».
 

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