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Agrusti e l’addio alla 50 km «Assurdo, a un anno da Parigi»

di Gianna Zazzara
Agrusti e l’addio alla 50 km «Assurdo, a un anno da Parigi»

Marcia, si cambia ancora. Una staffetta al posto di una delle gare più antiche L’amarezza del campione sassarese: «Mi hanno rubato il sogno olimpico»

30 maggio 2023
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Sassari «Per 15 anni mi sono allenato per conquistare una medaglia alle Olimpiadi nella 50 km di marcia. E invece ai Giochi di Parigi non ci sarà, il Comitato olimpico internazionale ha deciso di sostituirla con una nuova gara a staffetta mista. Era una decisione nell’aria, ma la conferma, qualche giorno fa, è stata uno choc. È assurdo, a un anno dalle Olimpiadi».

Il sassarese delle Fiamme Gialle Andrea Agrusti è una delle stelle della marcia azzurra, insieme ai campioni olimpici Massimo Stano e Antonella Palmisano. La settimana scorsa ha vinto la medaglia d’argento agli Europei a squadre. A Parigi, l’anno prossimo, puntava a una medaglia nella sua specialità, la 50 km di marcia. «Invece è stata abolita, troppo lunga, dicono». Un peccato, perchè è vero che la 50 km è uno sport bestiale, ma è anche il più iconico, ricco di medaglie per l’Italia. Per la 50 km parla la sua storia. Inserita a Los Angeles ’32 (Frigerio bronzo) ha regalato all’Italia medaglie leggendarie, l’ultima a Pechino 2008 (con Schwazer) ma anche dolori (Schwazer, squalificato per doping).

Perchè ha scelto la marcia?

«È uno sport duro, tre quattro ore di sofferenza pura ma che dà tantissime soddisfazioni, è difficile da preparare e impossibile da prevedere: non si sa mai chi riuscirà ad arrivare al traguardo e chi invece è costretto ad arrendersi. Ero convinto che ci sarebbe stato un ripensamento invece il Cio ha deciso. Ed è una decisione che fa male perché a Parigi 2024 avrei dovuto raggiungere il picco di forma».

A Parigi resta la 20 km, ma sparisce la 50 sostituita dalla staffetta mista.

«C’è una confusione assurda nel mondo della marcia. La 50 ha resistito fino a Tokyo, è stata l’ultima volta e per fortuna io c’ero. Speravo che confermassero almeno la 35 km, invece il Comitato olimpico ha optato per la nuova staffetta mista. Una vera rivoluzione, a un anno dai Giochi. Si correrà in due un uomo e una donna, alternati, sulla distanza della maratona. Questo vuol dire che io sono tagliato fuori dai giochi, nel vero senso della parola, perché sia la 20 km sia la nuova gara a staffetta mista, per come è strutturata, agevolano i ventisti, i marciatori più veloci».

Che differenza c’è tra un cinquantista come lei e un ventista come il campione olimpico e mondiale Massimo Stano?

«Nella 50 vince la resistenza, nella 20 la velocità. Io e Massimo siamo atleti con caratteristiche fisiche completamente differenti. Ho 28 anni, ne avevo 13 anni quando ho iniziato, 15 anni buttati al vento. Mi hanno rubato il sogno olimpico».

Ci racconti gli inizi.

«Ho cominciato da ragazzino ai Guerrieri del Pavone con Marco Eugenio Sanna, e mi sono avvicinato alla marcia per caso: allo Stadio dei Pini ho visto uno che camminava in modo strano e mi sono incuriosito. Trovata la mia strada non l’ho più lasciata. A tanti non piace, però... Io come tanti altri avevo cominciato con la velocità a 10 anni. Le prime gare, un po’ di salto in lungo, poi la pallacanestro. Giocavo esterno nel minibasket della Dinamo. Poi ho lasciato la pista e sono passato alla strada».

Come si prepara una 50 chilometri?

«Facendo tanti, tanti chilometri al giorno. In periodo di preparazione una media di 25-28 al giorno, curando tutti gli aspetti. Ritmo, velocità, tecnica, respirazione...».

Dieci anni fa si è trasferito a Roma, era necessario?

«Il salto di qualità l’ho fatto quando sono andato a Roma. Se non avessi fatto questa scelta non avrei mai potuto raggiungere questo livello, anche grazie al mio allenatore Patrizio Parcesepe. Qui siamo su un altro piano. Con altri stimoli, con ben altre strutture. La marcia nel Lazio è molto praticata. E Antonella Palmisano sta facendo un grande lavoro con le scuole per promuovere la disciplina».

Il suo curriculum è ricchissimo. La Nazionale giovanile, il primato personale di 1h23’28 nella 20 km, e quello di 3h49’52’’ nella 50 km (record mondiale ed europeo 3h32’33”) nel 2021 conquistando anche il bronzo agli Europei a squadre e il pass per i Giochi di Tokyo.

« Che emozione le Olimpiadi. È stata l’ultima volta per la 50 km, almeno potrò raccontare ai miei figli che io c’ero».

L’anno prossimo ci saranno i Giochi di Parigi, la rivedremo in marcia?

«Ce la metterò tutta per esserci, ma sarà dura. Abolita la 50, dovrei gareggiare nella 20 km con grandissimi campioni. Massimo Stano e Francesco Fortunato si sono già qualificati, per l’Italia c’è solo un altro posto. Il mio miglior tempo sulla 20 km è 1h 21’ 35’’ mentre il minimo per le Olimpiadi è di un’ora e 20 minuti».

Quindi tra lei e Parigi ci sono solo un minuto e qualche manciata di secondi.

«Un minuto è tantissimo, è un minuto infinito. Comunque ci penserò il prossimo anno, quando ci saranno gli appuntamenti per le qualificazioni olimpiche. Adesso affronterò due mesi di raduno col mio team a Roccaraso in vista dei Mondiali a Budapest, appuntamento il 24 agosto per la 35 km».

L’atletica isolana, anche grazie a lei, è diventata grande,.

«Sono molto felice Sta vivendo un bel momento, Lorenzo Patta, Dalia Kaddari...

E un certo Filippo Tortu.

«Ci siamo trovati colleghi nelle Fiamme Gialle, l’ho conosciuto in caserma. Anche lui è molto attaccato alla Sardegna. Che emozione quando lui e Lorenzo hanno vinto la staffetta a Tokyo. Che festa».

Marcia a parte, ha un piano B?

«Amo la fotografia, sono un bravo videomaker, magari mi darò al giornalismo».

E il cuore?

«Ora sono single, ma spero di trovare presto l’anima gemella. In due si marcia meglio».

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