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«Coach Markovic ha creduto in noi, ecco come la Dinamo ha cominciato a volare»

di Antonello Palmas

	Da sinistra, coach<strong> Nenad Markovic</strong>, il play<strong> Alessandro Cappelletti</strong> e il presidente <strong>Stefano Sardara</strong> dopo la fine del match a Venezia
Da sinistra, coach Nenad Markovic, il play Alessandro Cappelletti e il presidente Stefano Sardara dopo la fine del match a Venezia

Lega A. Il play Alessandro Cappelletti spiega il momento della squadra sassarese che dopo aver battuto la Virtus Bologna ha vinto anche a Venezia: «Cura dei dettagli e psicologia»

12 marzo 2024
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Sassari Un cambio di rotta del genere era difficile anche solo immaginarlo anche per la pazza Dinamo. Dopo aver superato Bologna, ecco il bis in casa di Venezia, due big assolute della Lega A di basket.

Alessandro Cappelletti, com’è stato possibile? «Vincere aiuta a vincere, ed è evidente che siano cambiati l’approccio mentale e la fiducia con cui affrontiamo le partite. Ora crediamo di più in noi stessi. Che è stato un po’ il problema di questa stagione, spingendoci a non dare continuità a ciò che facevamo. Vedi un successo come quello su Milano all’andata, cui seguirono due batoste importanti. Ora invece avevamo un’opportunità, dare un seguito a una vittoria bella come quella con Bologna e sono contento che la squadra abbia reagito così bene portando a casa due punti pesantissimi in chiave salvezza».

Quanti meriti ha il nuovo coach Markovic? «Quando è subentrato, Nenad ha subito evidenziato delle problematiche e su quelle abbiamo lavorato. Ha avuto il merito di compattarci, ma anche quello di credere in questa squadra. C’è stato un momento in cui, durante la pausa (e di questo bisogna rendere merito alla società), quasi tutti i club in quella situazione avrebbero optato per l’intervento sul mercato. Invece lui ha creduto nel gruppo, in noi. Abbiamo fatto due settimane di lavoro intense e credo che i risultati si stiano vedendo. E queste due vittorie sicuramente ci hanno dato energia e fiducia per continuare».

Markovic più psicologo o più tecnico? In palestra cura molto i particolari e in partita è sempre sul pezzo. «Sì, cura al massimo i dettagli ed è stato quindi molto tecnico, ma anche un bravo psicologo perché c’erano giocatori (non faccio nomi, ma in mezzo ci sono pure io) che erano in difficoltà e da cui ha saputo tirare fuori le cose positive».

E proprio lei è tra quelli che più sono cresciuti dal cambio di guida tecnica, stop frenesia e più testa, minutaggio a 30’, velocità ed energia al servizio della squadra. «Credo che questo cambiamento sia dovuto principalmente a come lui ha approcciato noi e al fatto che ora tutti in campo sappiano cosa devono fare. Cosa che facilita molto il compito. Prima si era creata una situazione di sfiducia e scontentezza, perché siamo giocatori, ma prima esseri umani, e ci teniamo a onorare questa maglia e fare il massimo. Per questa società e anche per le nostre carriere».

Eppure Bucchi negli anni precedenti aveva fatto un po’ il Markovic della situazione risollevando una squadra che non riusciva a rendere. «Ci tengo a dire che comunque il fatto che ora stiamo andando bene con coach Markovic non implica il fatto che stesse sbagliando coach Bucchi. Le stagioni cambiano anche per episodi o partite. E questo momento ce lo godiamo consci di aver compiuto un piccolo passo avanti e di voler continuare».

Ora cominciano a temervi. Dove si può arrivare? «La risposta è scontata, ma non troppo. Guardando il calendario prima della pausa pensavamo che delle successive 5 se ne avessimo vinto una sarebbe stato un successo. Ci siamo guardati negli occhi, decidendo di andare avanti gara dopo gara. Se non l’avessimo fatto forse avremmo perso sia con Bologna che con Venezia, sulla carta avversarie proibitive. Ecco, dobbiamo continuare così, senza fare calcoli. E dopo aver festeggiato in quelle splendide due ore di pullman da Venezia all’aeroporto, la testa già da oggi va su Brescia, che occupa la vetta. Sarà una gara di nervi, con loro c’è da riscattare un brutto smacco».

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