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Stefano Melis: «Cagliari e la Sardegna hanno bisogno di uno stadio nuovo»

Stefano Melis: «Cagliari e la Sardegna hanno bisogno di uno stadio nuovo»

Il direttore generale della società rossoblù ha parlato del nuovo progetto: «Con 10mila posti in più potremmo fare felici i tifosi che oggi faticano a trovare un biglietto»

08 ottobre 2024
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Cagliari Stefano Melis, direttore generale del Cagliari, è intervenuto ai microfoni di Radiolina, per parlare del progetto del nuovo stadio che il club rossoblù porta avanti da tempo: «Ambiamo ad avere uno stadio più consono rispetto a oggi, con una capienza di 25 mila posti già predisposto in partenza per l’ampliamento a 30 mila. Sicuramente con 9-10 mila posti in più potremmo fare felici i tanti tifosi che oggi faticano a trovare un biglietto per le gare casalinghe del Cagliari. In questi anni siamo sempre stati primi per load factor del nostro stadio (l’indice di riempimento in relazione alla capienza, ndr), un dato emblematico di come lo stadio sia davvero troppo piccolo e ci sia bisogno di una nuova casa».

«Un nuovo stadio per il Cagliari sarebbe un passo fondamentale per lo sviluppo del Club a tutto tondo _ ha continuato Melis_ in primis a livello sportivo perché maggiori introiti vuol dire più mezzi a disposizione per crescere dal punto di vista tecnico, inteso come forza dell’organico che scende in campo. Aggiungo, avere un impianto moderno e con una maggiore capienza ci permetterebbe di attrarre più spettatori aumentando non solo gli incassi diretti, ma anche il nostro impatto mediatico, migliorando la nostra posizione all’interno del sistema di ripartizione dei diritti TV. Questo ci aiuterebbe a ottenere una fetta maggiore di quel 20% dei diritti TV legati al bacino d’utenza, come stabilito dalla Legge Melandri, potenziando ulteriormente la competitività economica e quindi sportiva».

E ancora: “Per il Club sarebbe più semplice sostenere meglio i costi operativi offrendo così un prodotto di qualità ai tifosi – continua Melis – senza che ciò si traduca in un aumento eccessivo dei costi per le famiglie. Anzi, con maggiori entrate, potremmo anche pensare di implementare iniziative che rendano l’accesso al calcio più agevole per tutti».

Cruciale in materia di diritti tv e prezzi dei pacchetti per gli abbonamenti sottoscritti dai tifosi il tema della lotta alla pirateria: «La Lega Serie A, con in prima fila il presidente Casini e l’ad De Siervo, è attiva insieme al Governo e alle Società perché si arrivi finalmente ad avere un sistema efficace. Il calcolo di circa 300 milioni di euro annui che confluiscono nei mercati illegali è emblematico, pensiamo a quanto una cifra del genere permetterebbe di far crescere il sistema calcio, gli stessi broadcaster potrebbero garantire pacchetti più vantaggiosi ai tifosi, magari anche personalizzati e targettizzati guardando alle varie fasce di prezzo e di età dei consumatori. I costi per seguire il calcio in Italia sono generalmente più competitivi rispetto a Paesi come il Regno Unito o la Spagna, dove gli abbonamenti possono risultare sensibilmente più elevati. Tuttavia, il costo deve essere valutato non solo in termini economici, ma anche rispetto alla qualità e all’accessibilità del prodotto offerto. In Italia, l’evoluzione delle piattaforme streaming ha reso il calcio più accessibile, ma c’è ancora spazio per migliorare l’esperienza per gli utenti. La diffusione illegale delle partite danneggia gravemente i ricavi degli operatori, costringendoli a rivedere al rialzo i prezzi degli abbonamenti per compensare le perdite. La pirateria, in effetti, mina anche la sostenibilità del modello di business legato ai diritti TV, penalizzando sia i club, che vedono ridursi i potenziali introiti, sia i tifosi, che devono far fronte a costi più elevati. Arrivare ad avere un’esperienza di qualità a un prezzo accessibile, riducendo al minimo l’incentivo per i consumatori a ricorrere alla pirateria, è la vera sfida».

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