Luca Vincini: “Il mio entusiasmo per rilanciare la Dinamo”
Il lungo ventunenne: “La mia prima stagione a Sassari sta andando oltre le mie aspettative”
Sassari Nella Dinamo che prova a ripartire dopo un periodo piuttosto grigio la spinta arriva da uno dei più giovani come Luca Vincini, pochi mesi fa in A2 alla Juvi Cremona, uno di quelli arrivati per fare l’11° o 12° e che invece sta sfruttando alla grande le chance offerte dalla stagione: contro Venezia e ancor di più contro Treviso è stato tra i protagonisti facendo dimenticare l’età e l’inesperienza nella categoria. Perché di anni questo 21enne torinese sembra averne di più per come gioca e come ragiona.
«La A è tosta, l'atletismo è di un altro livello – dice – ci sono più stranieri, il livello degli italiani è altissimo, si gioca a una velocità molto più alta e ad adattarmi ci ho messo un attimino. Sono un rookie della categoria e in molte letture e spaziature arrivo ancora un po' dopo, però è una cosa in cui sto cercando di migliorare. C’è tanta strada da fare».
Dica la verità: non si aspettava subito tante soddisfazioni dall’impatto con la A.
«No, sicuramente le mie aspettative erano altre, poi purtroppo la stagione a livello di squadra non è andata come volevamo, ci sono stati parecchi infortuni, quindi il mio impiego è aumentato. Sono stato bravo nelle ultime due situazioni a farmi trovare pronto, però anche quando il minutaggio è stato molto più risicato dovevo essere in grado di tenere il campo. Per me è stato importante cercare un ambientamento all'inizio per poi essere in grado di cercare di tenere il campo il più possibile.
Quando ha capito che avrebbe potuto fare questo step prima del previsto? In quegli 8’ dell’andata a Venezia? Con Cholet?
«Cerco sempre di mantenere questi pensieri fuori della mia testa, se sono un giocatore di Serie A o non sono pronto. Cerco di pensare che c'è sempre tanto lavoro da fare in palestra per cercare di raggiungere il livello più alto possibile, poi i risultati vengono da sé».
Un punto di forza.
«Forse sì. Non mi gaso troppo per le cose buone che ho fatto, tendo a guardare soprattutto le situazioni in cui ho sbagliato. E per ricordare di più gli errori, anche troppo forse».
È partito dicendo di essere qui per imparare dai compagni più esperti: al loro posto se la cava più che bene.
«Loro anche da fuori mi stano dando tanto supporto. Nate (Renfro) che è fuori da più tempo è comunque sempre molto vicino alla squadra, cerca sempre di dare qualche consiglio giusto, così come Halilovic mi ha sempre suggerito qualche tecnica, qualche trucchetto. Perderlo per noi è stato comunque un colpo basso».
Domenica con Paulicap impatto difficile, ma non si è lasciato impressionare...
«Ho avuto la fortuna di avere Kabengele e Paulicap uno dietro l’altro come avversari. Paulicup è un atleta incredibile, uno dei migliori rimbalzisti offensivi della Lba, Contro Treviso giocava un’atmosfera non ottimale, così sono partiti subito forte, però siamo stati bravi a rimanere compatti, gli abbiamo tenuto testa e siamo riusciti a portare a casa una vittoria importantissima».
Si dice che ha i margini notevoli di miglioramento, su cosa sta lavorando?
«Sicuramente il lavoro fisico è la prima cosa. A livello tecnico nel gioco sotto, sulle conclusioni al ferro col contatto: ci sono tanti giocatori in grado di proteggere il ferro in maniera allucinante. Mi piacerebbe anche provare ad allargare un po' di più il campo con il tiro da tre, ora ho quello dalla media, che sto cercando di rendere una delle mie armi».
Ha giocato nelle giovanili azzurre, un colore che potrebbe ritornare di moda nel suo guardaroba?
«Sarebbe veramente realizzare il sogno che ho da bambino, vestire la maglia della mia nazionale senior. Vincere il bronzo agli europei U16 è una delle soddisfazioni più grandi della mia vita finora. Ma in questo momento quel colore lì lo guardo ma non ci penso. Certo, lavoro anche per quel colore, non lo nego».
Domenica arriva Cremona: un'altra finale.
«Vincere ci darebbe un vantaggio nei confronti un’altra squadra che sta sotto di noi. Una gara difficile perché loro arrivano da una sconfitta bruciante a Venezia. Noi dobbiamo essere bravi a volare sì sulle ali dell'entusiasmo, ma restando... con i piedi per terra».