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Con il rossetto sotto il casco per dire “basta violenza sulle donne”

di Andrea Sini
Con il rossetto sotto il casco per dire “basta violenza sulle donne”

Silvia Piras, campionessa di rally e attivista, è “La naviga dalle labbra rosse”

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Sassari La Citroen C2 Vts rossa fiammante affronta a tutto gas le curve della montagna pistoiese e taglia il traguardo tra gli applausi. Quando il motore si spegne, dal lato del navigatore scende una ragazza con la tuta nera e rossa. Si slaccia il casco, se lo sfila, controlla che il rossetto sia a posto e sorride mentre si avvia verso il palco della premiazione. “La naviga dalle labbra rosse” l’ha fatto ancora: insieme al pilota Pietro Lilliu, compagno di equipaggio e di vita, Silvia Piras ha conquistato il primo posto nella classe Rs 1.6 al Rally degli Abeti e dell’Abetone.

Basta violenza Anche sulle strade della Toscana, come in tutte le altre gare alle quali hanno partecipato, la loro vettura riportava un messaggio particolare. «Sul cofano c’è un adesivo che dice “basta violenza sulle donne” – racconta Silvia Piras, 42 anni, di Oristano –. Un messaggio semplice ma chiaro, che viene con noi sulle strade di tutta Italia e per il quale ormai siamo conosciuti ovunque. Tutto è iniziato quando mi sono approcciata a questo sport, che chiaramente è a netta prevalenza maschile, e sin da subito ho iniziato a presentarmi alle gare con le labbra colorate con un forte rossetto rosso». Un messaggio immediatamente recepito dagli altri equipaggi. «Inizialmente ero del tutto sconosciuta in questo ambiente, ma tutti hanno iniziato a notarmi e a chiamarmi “la naviga dalle labbra rosse”. Tanto che alla fine ho aperto una pagina Facebook che si chiama proprio così. Non mi interessava farmi notare, il mio obiettivo è far sì che passi il messaggio. E devo dire che, anche grazie ai risultati, il messaggio stesso contro la violenza di genere gira più facilmente. La cosa più bella è ricevere da parte di altri equipaggi la richiesta di poter avere qualche copia di quell’adesivo. E sì, ora nel circuito dei rally ci sono tante vetture che lo portano in giro per l’Italia, anche in gare alle quali io e Pietro non partecipiamo».

Una donna a bordo Nel mondo dei rally non è così raro imbattersi in piloti o navigratrici donne, o in equipaggi interamente femminili. Segno che la passione per i motori non è soltanto “una roba da uomini”. «Sono a bordo ormai da quasi due anni ma la mia è una passione che arriva da lontano – dice Silvia, che con Pietro corre sotto le insegne del team salentino Max Racing –. Mi sono sempre piaciuti i motori, ho fatto anche motociclismo ma soltanto negli ultimi anni mi sono avvicinata a questo ruolo così bello e importante: fare il navigatore, o la navigatrice, significa avere di fatto il controllo totale della macchina. Se con il pilota c’è il feeling giusto, se lui si fida e ti segue alla lettera, allora sei davvero tu che comandi e che determini il destino della corsa, perché lui è nelle tue mani. Noi due poi siamo due pazzi scatenati, Pietro ha un grande piede e quindi ci divertiamo da morire. Arriviamo sempre di traverso, ci piace far divertire il pubblico. Da quando gareggiamo insieme abbiamo vinto la nostra classe praticamente ovunque, dieci vittorie su dieci, compreso il titolo italiano 2024. Pietro invece di titoli ne ha vinti tre di fila nella classe Rs 1.6».

Mai avuto la curiosità di fare il pilota? «Ho fatto anche quello: sono stata al volante al Rally dell’Appennino Reggiano. Ma sto meglio nel sedile a fianco. Infatti mi sono impegnata per imparare, sono stata un’allieva di Nicola Arena, e ad aprile ho preso parte al corso intensivo della scuola federale di Aci Sport. Insomma, non mi piace improvvisare».

L’impegno sociale «Lo sport può e deve essere un veicolo di messaggi sociali importanti. Io personalmente porto il tema della violenza di genere anche sul posto di lavoro – ribadisce la navigatrice oristanese, che fa parte della direzione regionale di Adiconsum ed è segretaria del sindacato inquilini che fa capo alla Cisl –. Qualunque contesto è giusto per parlare di argomenti così importanti, persino una gara di auto. La violenza sulle donne ha tante sfaccettature, non è soltanto fisica, ed è doveroso parlarne sempre. A Pietro dico sempre che il mio sogno sarebbe archiviare definitivamente questo adesivo, questo messaggio. Significherebbe che non ce n’è più bisogno. Però nel frattempo c’è il rally e c’è lo sport in generale, che può fare tanto. Per esempio quest’anno porteremo in maniera simbolica a bordo i ragazzi della Sea Scout di Oristano, che hanno disabilità intellettivo-relazionali. A fine giugno saremo con loro a San Giovanni di Sinis per partecipare a Power of sport, la grande festa dello sport inclusivo».

Prima però c’è un altro appuntamento. «A metà giugno saremo in gara a Reggello. Per vincere, ovviamente. Ma anche per dire basta con la violenza sulle donne».

La navigatrice dalle labbra rosse si rimette il casco e imbraccia il “roadbook”. Pronti, si parte.

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