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Rally Mondiale, per la Sardegna la carta vincente è la polvere

di Andrea Sini
Rally Mondiale, per la Sardegna la carta vincente è la polvere

Roma tenta lo scippo, ma all’asfalto della Capitale la Fia preferisce gli sterrati

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Sassari La polvere salverà il rally sardo. Forse. Si gioca in buona parte sul fondo stradale il futuro della tappa isolana del Rally Mondiale, che negli ultimi mesi ha iniziato a guardarsi le spalle dall’assalto della politica ai più alti livelli, interessata a trasferire la gara a Roma.

Ma tra l’asfalto delle strade laziali e i polverosi sterrati della Sardegna, la federazione internazionale preferirebbe di gran lunga questi ultimi.

La partita dell’Aci. Il 9 nella sede romana dell’Automobile Club d’Italia si riunirà l’assemblea chiamata a eleggere il presidente per il quadriennio 2025-2028.

Al momento l’Aci, che organizza la tappa italiana del Rally mondiale, è retto da un commissario straordinario, Tullio Del Sette, entrato in corsa per sostituire Angelo Sticchi Damiani, dichiarato decaduto dopo che un emendamento del governo ha trasformato l’Aci in ente pubblico, limitando dunque a tre i mandati.

E Sticchi Damiani era stato appena eletto per il quarto giro di valzer. È evidente che l’indirizzo dato dal nuovo presidente, con l’Aci di Roma che scalpita e quello di Milano che non sembra da meno, avrà un peso notevole per disegnare la geografia del rally italiano per il futuro.

Tra politica e sport Il Mondiale Rally è organizzato da Wrc Promoter per conto della Fia, la federazione automobilistica internazionale. La quale ha il compito di ratificare il calendario proposto da Wrc, che poi mette in piedi i singoli eventi in collaborazione con gli enti delle varie nazioni che ospitano le 15 tappe.

È ovvio che la politica a livello nazionale abbia un peso notevole, e anche in questa ottica va letto il lungo e riservatissimo faccia a faccia che nelle scorse settimane il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha avuto con Simon Larkin, di Wrc Promoter. Un incontro che si è svolto a Olbia, beffa nella beffa, e che ha avuto come sfondo proprio il Rally Italia Sardegna. Il contenuto della conversazione non è stato rivelato, ma appare abbastanza scontato. Senza dimenticare che l’accordo quinquennale traWrc e Aci Italia deve ancora essere firmato.

La carta vincente. Con Roma fortemente ingolosita dalla possibilità di strappare alla Sardegna il Mondiale (elevando il Rally di Roma Capitale al rango di corsa iridata) all’isola restano poche carte da giocare, tutte comunque buone: innanzitutto l’impegno economico pluriennale garantito dalla Regione (2,6 milioni di euro all’anno per il triennio 2025-2027) e dalle istituzioni locali coinvolte: su tutte i comuni di Olbia e Alghero, che ospitano la gara ad anni alterni. Poi la storia, che parla di qualcosa come 22 edizioni di altissimo livello messe in piedi da una macchina organizzativa ormai oliata, tantissimo pubblico sul percorso e uno spettacolo assicurato anche a livello scenografico.

Infine il terreno sul quale si svolgono le prove: la Sardegna ha i suoi sterrati, tra i graniti galluresi, i basalti e gli scisti logudoresi e le rocce calcaree della Nurra. Roma e il Lazio hanno invece l’asfalto e si dia il caso nel calendario ci siano già quattro rally su questo fondo (Montecarlo, Canarie, Giappone e Croazia). Più che sufficiente, secondo la Fia. Che dunque potrebbe confermare la Sardegna come sede del mondiale 2026. Poi si aprirà una nuova partita. L’isola, in ogni caso, fa bene a guardarsi le spalle.

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