Mauro Sartori: «In arrivo un equilibratore per una Dinamo di talento»
Intervista al ds biancoblù. «Mercato difficile, ma pensiamo di aver creato un gruppo pieno di entusiasmo e in grado di dare soddisfazioni». Trucchetti, Veronesi, Cappelletti e Boccolini: «Chi è andato via lo ha fatto per sua scelta».
Sassari La nuova Dinamo è quasi pronta, manca un solo tassello e Mauro Sartori è ai dettagli per la sua firma, che dovrebbe arrivare a breve. Finora poche parole, per non dire nessuna, se non i commenti sui vari arrivi a disposizione di coach Massimo Bulleri. Ora il direttore sportivo, rientrato da una settimana circa da Las Vegas per la Summer League ha accettato di fare il punto della situazione dopo settimane di lavoro a testa bassa: «Il daffare è stato tanto, perché dovevamo cercare praticamente tutti i giocatori, su tutti i ruoli».
Sartori, come giudica il lavoro fatto finora?
«In questo momento bene. Abbiamo fatto delle ricerche sotto tutti i punti di vista, da quello umano a quello delle esperienze, da quella tecnico a quello dell'entusiasmo dimostrato nel rispondere al nostro progetto. C'era un ventaglio molto ampio, che va dall'Nba alla G-League all'Eurolega. I giocatori vengono proposti tutti, dopodiché devi fare il conto con quello che ti serve in realtà, quello che può calzare con il tuo budget, ma anche con i giocatori che hai già preso. Così ne elimini gran parte, poi togli quelli che non vogliono scendere sotto una certa cifra, quelli che cambiano idea, quelli cui non piace l’idea di venire in Italia o in Sardegna (fa troppo caldo, i collegamenti, ma ci sono anche altri che parlano con chi c’è già stato e magari gli viene detto che si mangia bene, la gente è eccezionale e che si sono trovati a meraviglia). Alla fine ne abbiamo cambiato 10 su 12 e quindi tanti, però questi 10 che hanno firmato e quello che credo firmerà a breve hanno dimostrato un grandissimo entusiasmo, grazie anche al rispetto che Sassari ha guadagnato nel panorama internazionale».
Mercato sempre più difficile?
«Certo, ogni anno che passa la base d'asta comincia da 50 mila è più, poi ci sono i mercati asiatici, le leghe estive, quella canadese, quella cinese, la coreana, il giapponese che ha tre serie dove pagano tanto e sempre meglio, l'australiana, poi ci sono tutti questi tornei estivi americani, Porto Rico, Sud America, che impegnano i giocatori a 360 gradi 365 giorni l'anno e tante volte le trattative si arenano perché «sto giocando, voglio concentrarmi, non ho tempo di pensare» e tu rischi di perdere tempo altre chance. Così a volte abbiamo dovuto dire: posso darti 24-48 ore e se mi dici no vado su un altro. Inoltre il mercato italiano è impazzito, fuori da ogni logica e quindi poi devi un po' sottostare alle regole o fare scelte diverse».
Alla fine che Dinamo sarà?
«Abbiamo cercato di fare una squadra sicuramente nuova, con elementi con tantissimo entusiasmo e con un discreto talento. Abbiamo provato a sondare dei profili che magari avessero più esperienza a livello italiano, però tanti volevano fare esperienze alternative o sparavano cifre troppo alte. Così siamo andati su atleti comunque di esperienza europea, che hanno fatto due o tre leghe diverse e volevano provare il secondo o terzo campionato d'Europa a livello di durezza e difficoltà».
Manca un tassello: in che ruolo?
«Sarà un 2-1. Una guardia play che sappia qual è il suo ruolo, che sappia cosa dovrà fare, sappia stare in campo, abbia una certa intelligenza cestistica e comunque anche un po' di talento, ma sarà soprattutto un equilibratore in campo. Non detto da lui ma da quelli che l'hanno avuto prima, stiamo trattando un profilo che combacia con le nostre esigenze».
Un nome di cui può andare orgoglioso in questa campagna acquisti?
«Io penso che Marshall sia un prospetto e si rivelerà un buon acquisto. È giovane e ha un anno di esperienza europea, ma aveva già mostrato “ottimissime” cose al college. Poi ha avuto un infortunio, del quale ha totalmente recuperato, ha dimostrato una capacità di adeguarsi anche a nuove situazioni. È molto attivo e rapido. Ma siamo contenti di tutto quello che siamo riusciti a fare arrivare, sinceramente. Poi solo il campo ti potrà dare la risposta esatta. Frase fatta, ma purtroppo è la verità».
Sassari ha bisogno di ritornare a tifare con orgoglio e a divertirsi.
«Dovremo lavorare tutti insieme, dentro e fuori dal campo per far sì che i ragazzi si sentano a proprio agio e riescano a esprimere il loro senso di appartenenza a questo progetto. Non dubito che la gente li farà sentire a casa e li coccolerà come sempre: Sassari è famosa per questo, ed è il motivo per cui diversi passano anni qui».
C’era un buon gruppo italiano, eppure a parte Vincini si riparte da capo.
«Allora, è un discorso generale che vale per Trucchetti così come per Veronesi, per Cappelletti, per tutti: il concetto è che chi non c'è più, non c'è per sua scelta. Lasciamo stare la parte stranieri, ok? Perché gli stranieri sono volatili, lo sono per noi, come noi lo siamo per loro. Perché sono in ballo tantissime situazioni: vengono, stanno un anno in città, si trovano bene, sono amati da tutti, amano tutto, “amore, amore, ci vediamo fra un mese” e poi vanno da un'altra parte. E quello è il business. Per quanto riguarda la componente italiana, c’è chi non ha voluto accettare proposte di rinnovo di un certo livello con adeguamenti importanti. O chi sotto contratto ha espresso necessità personali di riavvicinarsi a casa. Chi sotto contratto ha espresso la necessità o la volontà di tornare a casa e firmare da un'altra parte. Chi era partito con un certo ruolo di marginale, ma ha avuto la possibilità di mettersi in mostra, anche se ha ancora tutto da dimostrare, ma vuole giocare di più. E questo non puoi prometterglielo. A Sassari non è mai stato trattenuto nessuno. Perché chi rimane di mala voglia non fa bene né a se né al gruppo».
Via anche il preparatore Matteo Boccolini, dopo gli infortuni a catena dell'anno scorso qualcuno può pensare che sia stato ritenuto responsabile.
«Per Boccolini è lo stesso discorso fatto per i giocatori: era un elemento storico di questa società, di questo staff tecnico, aveva ancora il contratto, però ha espresso la volontà di fare delle scelte diverse, complice anche alla nascita di un'altra figlia, quindi impegni diversi, e la società lo ha accontentato. Per il rapporto e l'affetto che c'è nei confronti di Matteo. Il rapporto è buono, rimarrà buono, questa è casa sua, quindi quando tornerà sarà accolto con tanto affetto. Gli infortuni? Fosse stata di questo avviso la società l'avrebbe fatto prima. Questi momenti capitano e bisogna avere la capacità di tenere la testa sul pezzo e di essere razionali».
Il settore giovanile?
«Stiamo cercando di rimpinguare il settore giovanile, in modo che possa rappresentare Sassari anche alla Next Gen. Abbiamo già cominciato prendendo Michele Cipriano, talento locale che si è fatto già apprezzare in giro per l'Italia, siamo riusciti a convincerlo che rimanere con noi può essere molto importante per il suo futuro, cercheremo di lavorare su di lui come sugli altri, senza promettere a nessuno che saranno tutti giocatori di Serie A. Crediamo nel futuro, e loro sono il futuro, mostriamo che anche da noi in Sardegna possono uscire giocatori di valore. Cerchiamo di costruirli adeguatamente».
Anche la femminile è tutta da ricostruire, resta solo Carangelo.
«Sì, anche qui tante ragazze volevano fare delle esperienze diverse perché abbiamo cambiato staff tecnico, perché ovviamente ogni allenatore ha delle cose diverse in testa, perché la società probabilmente aveva un progetto interno diverso. Anche qui la cosa comune è che tutte le ragazze contattate hanno detto sì e di questo bisogna dare anche merito al coach Paolo Citrini che quando io sono già così salito in sella aveva già fatto grandissima parte del lavoro di scouting, c'erano idee molto ben chiare. Il roster sarà un po' più lungo, con giocatrici vere in modo che sia completo e competitivo. L'avventura comincia presto, sarà molto importante su due fronti, c'è tanto entusiasmo e speriamo che i risultati e la passione per il basket della città di Sassari coinvolga sempre di più anche le Women».