Bruno Giordano: «Napoli e Inter sono favorite ma attenti a Milan e Juventus»
L’ex bomber di Lazio e Napoli a ruota libera su campionato e Nazionale
Sassari Schietto, le sue sono analisi senza fronzoli. Bruno Giordano, ex bomber di Lazio e Napoli, oltre che della Nazionale, segue il calcio da commentatore sportivo e in questa intervista ne parla a 360 gradi, affrontando vari temi.
Bello un campionato così equilibrato?
«Rispetto agli altri anni la lotta scudetto vede coinvolte anche Juventus e Milan, e forse anche la Roma. Tre squadre che si sono rinforzate. Per me Napoli e Inter continuano ad essere favorite. Nonostante ciò che pensa Antonio Conte, è normale che gli azzurri, essendo campioni d’Italia, sono la formazione da battere ma hanno una Champions da giocare e questo ruba energie, sia mentali che fisiche».
Massimiliano Allegri ha trasformato il Milan?
«Lui è un allenatore che lavora molto sulla fase difensiva, anche se in Italia sembra un disonore se prendi pochi gol. Rido quando sento parlare di calcio spettacolo».
Perché?
«Perché il calcio è spettacolo sia quando difendi che quando attacchi. L’importante è fare bene le due fasi. Allegri è bravissimo, quest'anno è più motivato ed ha giocatori che hanno alzato il livello qualitativo dei rossoneri. Lo spettacolo lo fai solo attraverso i calciatori».
Il Napoli può subire un contraccolpo psicologico dopo la sconfitta di Milano?
«No, perché ha incontrato un avversario forte. Ho visto la partita, nel primo tempo Milan straripante e poi prestazione da squadra nel difendere il risultato. Mentre il Napoli ha avuto il demerito di non riuscire a recuperare con l’uomo in più. Gli è mancata qualità nell’ultimo passaggio».
L’ Inter è stata data per morta troppo in fretta?
«In Italia non perdiamo il vezzo di giudicare subito. Una settimana una squadra è fenomenale, quella dopo no. Dare sentenze dopo cinque giornate è assurdo e poco credibile».
Un esempio?
«Ne faccio due. Vlahovic è stato dato quasi per finito, così come Lorenzo Pellegrini. Adesso sono straordinari. Serve equilibrio nel giudicare e in Italia un po’ manca».
Il brutto infortunio capitato a Belotti è una mazzata per un giocatore che sembrava rigenerato?
«Sono dispiaciuto perché è un ragazzo positivo, pulito, che nella sua carriera ha pensato a giocare e non è mai andato dietro ad altre situazioni. La doppietta di Lecce lo aveva rilanciato. Un brutto colpo per lui e per il Cagliari. Si era messo a disposizione e forse aveva trovato l’ambiente giusto per tornare ad alto livello».
A proposito di Cagliari, in tanti hanno detto che affidare la panchina a Pisacane è stato un azzardo.
«Azzardo? Ma per favore. Giusto lanciare tecnici giovani. Pisacane ha fatto molto bene nel settore giovanile rossoblù. Non penso che il presidente Giulini e il ds Angelozzi siano dei pazzi. E le prime giornate hanno detto che il Cagliari è una squadra che esprime ottimi concetti di calcio».
È vero che chi non ha le Coppe è avvantaggiato?
«Un po’ sì. Faccio un esempio: se il Milan giocasse la Champions, Modric bisognerebbe dosarlo, invece con una partita a settimana, Allegri può sempre farlo partire titolare. Diciamo che ti dà la possibilità di lavorare meglio. Il Napoli della scorsa stagione è un esempio calzante».
Parliamo degli arbitri, quanti errori!
«Troppa confusione. Le regole vengono stravolte ogni due-tre mesi. Il fallo di mano in area di rigore è ormai soggettivo. In due diverse partite, stessa dinamica, in una è rigore, nell'altro no. Ci vogliono regole chiare e non da interpretare, altrimenti il rischio è quello di perdere credibilità».
Ritorno amaro in Italia per Pioli, finora.
«Anche qui, piano con i giudizi. Stefano è un buon allenatore, non ha ancora trovato la quadra giusta. La Fiorentina si riprenderà , secondo me è tra le prime cinque-sei squadre».
Primo gol in serie A per il “baby” Camarda.
«Un ragazzo interessante che non gioca solo nei sedici metri ma è sempre nel vivo dell’azione. Deve fare le sue esperienze, errori e su quelli lavorare per migliorarsi».
Rino Gattuso l’uomo giusto per la Nazionale?
«Sa stimolare molto bene i giocatori, ma mi piace anche a livello tattico. Molti pensano che da tecnico sia come era calciatore, non è così. In Italia rispetto al passato c’è meno scelta, i tanti stranieri tolgono spazio ai nostri giocatori».
Per andare al Mondiale bisognerà passare per le sabbie mobili dei playoff?
«Purtroppo è probabile. Dobbiamo sperare in un inciampo della Norvegia ed essere bravi a sfruttarlo».