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La crisi della Torres, Roberto Ennas: «Confusione generale, è una squadra senza identità»

di Roberto Muretto
La crisi della Torres, Roberto Ennas: «Confusione generale, è una squadra senza identità»

L’analisi impietosa dell’ex attaccante rossoblù: «Spetta al mister trovare il bandolo della matassa»

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Sassari Quando giocava, dal campo usciva sempre con la maglia sudatissima. Roberto Ennas ha vissuto momenti di gioia con la Torres ma ha anche avuto delle delusioni. L’ex attaccante rossoblù, protagonista della prima promozione dalla serie C2 alla C1 con Bebo Leonardi in panchina e Bruno Rubattu alla presidenza, è rimasto affezionato alla squadra e oggi collabora col settore giovanile del club. Allo stadio non manca mai. Roberto prova a dare una spiegazione della falsa partenza in campionato dei sassaresi.

«Premesso che vedo solo le partite e non gli allenamenti, è difficile fare ipotesi. Forse la causa principale è il ringiovanimento dell’organico, ma sono arrivati dei prospetti interessanti e la rosa è ampia. È complicato dare una spiegazione logica».

Solo episodi negativi? «Anche quelli incidono. Ma non è solo questa la motivazione. Se prendi gol dopo 30" qualcosa non va. Una squadra che non se la passa bene deve avere un approccio diverso alle partite».

Manca un vero leader nello spogliatoio? «Per esprimersi su questo bisognerebbe viverlo. L'assenza di Mastinu in mezzo al campo si nota perchè c'è poca qualità. Dico anche che Giorico e Zecca hanno cominciato la stagione in modo non positivo. La loro flessione di rendimento è evidente. E sto parlando di calciatori considerati un po’ da tutti certezze per la Torres».

Giusto confermare la fiducia al mister? «Al momento vedo una confusione generale. Dico solo che la squadra dopo otto partite non ha identità. Pazienza è stato un ottimo giocatore, da tecnico ha alternato cose buone ad altre meno positive. Spetta a lui trovare la quadra in questo momento così difficile».

Che cosa scatta nella testa dei giocatori? «La Torres ha sposato la riforma Zola. Quando nella rosa hai tanti giovani, può capitare di cominciare la stagione in salita. In questi casi spetta allo zoccolo duro dello spogliatoio ricompattare il gruppo. I problemi di gioventù di fronte alle difficoltà emergono in modo impietoso. Ancora di più in una piazza come Sassari. Le pressioni ci sono, inutile negarlo, chi è più giovane ne risente maggiormente rispetto a chi è esperto».

Ma come se ne esce? «Si può dire qualsiasi cosa, per esperienza dico che la medicina sono i risultati. Negli ultimi anni il livello qualitativo della Lega Pro è molto più basso. Vedi errori non consoni alla categoria. Esempi? Una chiusura difensiva fatta in modo sbagliato, la letture delle singole giocate, i tempi di gioco».

Qualcuno sostiene che la Torres ha fatto passi indietro nel progetto. «Io provo a fare un ragionamento razionale. Intanto la crescita graduale non c'è stata. Gli Abinsula sono bravissimi imprenditori, ma nella materia calcio devono strutturarsi meglio. L'ambiente professionistico è tutta un’altra cosa rispetto ai dilettanti, non si può ascoltare chiunque. All'interno hanno le persone giuste, si fidino di loro».

I tifosi si devono mettere il cuore in pace, si lotta solo per la salvezza? «Quest'anno è così. I playoff? Adesso si pensi a tenere categoria, poi ci sarà il tempo per riorganizzarsi in chiave futura».

Ai tifosi da ex lei che cosa si sente di dire? «In tribuna si sente di tutto ma nonostante i risultati negativi, partono anche applausi all’indirizzo della squadra. Bisogna avere pazienza e sostenere la Torres. Io soffro da ex per il momento difficile e se potessi entrerei in campo per dare una mano. Ma ho fiducia, usciranno dalla crisi».

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