La Nuova Sardegna

«Basta bombe a Perdas La base diventi un centro di ricerca»

di Giacomo Mameli
«Basta bombe a Perdas La base diventi un centro di ricerca»

PERDASDEFOGU. Ha parlato delle sue bambine (Sara e Maia), di sua moglie Katy perché «quando vaghi in cielo a 28 mila chilometri all’ora, ricordi gli affetti che hai lasciato in terra». E lui, Luca...

05 giugno 2016
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PERDASDEFOGU. Ha parlato delle sue bambine (Sara e Maia), di sua moglie Katy perché «quando vaghi in cielo a 28 mila chilometri all’ora, ricordi gli affetti che hai lasciato in terra». E lui, Luca Parmitano, astronauta di 40 anni nato a Paternò di Catania, primo non russo a volare come copilota di Soyuz, rimasto nell’atmosfera per 166 giorni, sei ore e 19 minuti, ha raccontato – a studenti, presidi, sindaci, militari, docenti universitari – le sue “emozioni” dal palco del cinema del Poligono interforze del Salto di Quirra, «dove l'Europa il 25 ottobre 1956 ha effettuato il battesimo dello spazio» facendo diventare l’Italia «la terza nazione al mondo impegnata nello studio dell’atmosfera dopo gli Stati Uniti e l'ex Urss».

Sul maxischermo compare la foto che lo ritrae con Samantha Cristoforetti (altra gloria italiana, record femminile – 199 giorni – di permanenza nello spazio in un singolo volo). Così, nella “base” di Foghesu sembrava tornato lo spirito della metà degli anni Cinquanta quando la Cape Canaveral italiana era proprio nei terreni fra le pietre di fuoco, il trapezio di monte Cardiga e il mar Tirreno. Era stato un professore della Scuola di ingegneria della Sapienza di Roma, Manlio Broglio, a ottenere che l’Italia partecipasse allo studio della ionosfera coinvolgendo, col tempo, oltre dodici università europee in un «paese di pietre di capre», come aveva scritto una grande firma del Corriere della Sera, inviato di guerra prima in Corea e poi nel Vietnam. Egisto Corradi volle toccare con mano perché era maestro di «un giornalismo che si pratica con la suola delle scarpe». Nel poligono che sembrava un accampamento, nelle povere case del paese, con i Broglio-boys trovò fisici e astronomi di Oslo e Monaco, Stoccarda e Parigi, Utrecht e Amsterdam. Quei pionieri e altri scienziati europei crearono l'Esro (European Spatial Research Organisation): l’epicentro – scrisse Corradi – «era Perdasdefogu, fra il Gennargentu e il Mar Tirreno».

Ieri, dopo anni di veleni e di inferno, è stata riletta una pagina di storia: «Qui, a Foghesu, è nato l’aerospazio italiano», ha detto con orgoglio il comandante del Poligono Giorgio Russo. Subito dopo Luca Parmitano, vestito con la sua tuta di volo blu, ha aggiunto: «Bisogna fare in modo che le sperimentazioni per lo studio dello spazio si intensifichino e lo dobbiamo fare in questo centro che è all’avanguardia. Ha una storia gloriosa alle spalle. È un vanto soprattutto per l’Italia e per la ricerca scientifica. Vogliamo andare su Marte e qui tanto si può sperimentare». Ha aggiunto il generale Russo: «La nostra vocazione è proprio la sperimentazione, la ricerca scientifica, ne hanno sempre più bisogno l'Italia e l'Europa, si deve tornare alle origini». Con linguaggio da genetista ha precisato: «Il Dna di questo territorio, anche con la presenza dei militari, è quello che aveva voluto il professor Broglio: studiare non solo la ionosfera ma lo spazio intero. Credo che si tornerà alla scienza per uso civile, per offrire garanzie di lavoro e studio agli universitari e per far competere il nostro Paese con gli altri ad armi pari». In prima fila, al sabato di festa che ha visto il trionfo di Parmitano, il presidente del Das (Distretto aerospaziale della Sardegna) Giacomo Cao (Università di Cagliari). «La Sardegna, con le sue strutture, con le università nel Poligono di Quirra, si è candidata a essere la piattaforma dei test con motori a propellente liquido e solido e per la produzione del materiale composito carbon-carbon. Il tutto – ha detto Cao – è legato al progetto del razzo Vega ma, soprattutto, è la base per creare lavoro qualificato. La Sardegna può essere la sede per la sperimentazione dei velivoli senza pilota. Questo piano – con interventi del ministero dell'Università e della ricerca scientifica – prevede l’utilizzo, con Perdasdefogu, degli aeroporti di Tortolì e Fenosu e della zona industriale di Portotorres».

Progetti concreti o parole di circostanza legate alla presenza di una delle italiche glorie come è certamente Luca Parmitano? «Voglio osare ed essere un po’ più ottimista di qualche mese fa», ha detto il sindaco di Perdasdefogu Mariano Carta. Chiamiamola pure riconversione (il governo sta pensando di cancellare il termine Poligono e rinominarlo Centro di ricerca aerospaziale). Riconversione necessaria per la fragilissima industria italiana ma anche per un territorio che si sta estinguendo per totale assenza di iniziative economiche che creino lavoro. La zona del Quirra aveva conosciuto un po’ di luce quando – fine anni '60 – il Max Planx Institute utilizzò, sotto Monte Corongiu e sotto il castello di Donna Violante dei Carroz, le apparecchiature scientifiche installate sul razzo Centaure. Nello stesso anno un razzo bistadio Dragon, dopo 290 secondi di volo, toccò l’apogeo record di 395 chilometri di quota. Fu poi la volta del vettore Alpha. Divenne popolare il razzo Skylark, allodola del cielo. A Foghesu stazionava un fisico scozzese, mister Robert Pooley, che apprezzava più il filuferru dello whisky. C’era feeling fra scienziati, militari e abitanti. In quegli anni il commercio girava, l’edilizia conobbe il boom, molti tuguri diventarono case decorose, sorsero scuole superiori come l’Ipsia che doveva fornire tecnici all'industria aeronautica che stava formando ossa scientifiche e militari. Di questi successi ha parlato il generale Russo ma anche Parmitano diventato intanto l’astronauta più popolare dell'Europa occidentale. Oltre 200 mila i mi piace Facebook, quintuplicati i followers su Twitter giunti a 191 mila. Ha parlato dei suoi hobby fra snowboarding, skydiving, triathlon, sollevamento pesi e nuoto. Ha ripetuto le stesse cose ieri sera ai Giardini pubblici di Cagliari a Leggendo Metropolitano con Andrea Possenti. Si è rivolto ai giovani invitandoli «a studiare, ad ampliare le conoscenze». «Il poligono di Quirra – ha concluso – deve superare nuove sfide nel segno della ricerca scientifica».

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