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De Mauro: «Giusto superare pregiudizi e sterili dogmatismi»

De Mauro: «Giusto superare pregiudizi e sterili dogmatismi»

ROMA. «È giusto allargare i confini del Nobel dalla letteratura accademica, patinata, nobile a quella non meno nobile ma di grande circolazione e popolarità in tutti i sensi della parola. È giusto...

14 ottobre 2016
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ROMA. «È giusto allargare i confini del Nobel dalla letteratura accademica, patinata, nobile a quella non meno nobile ma di grande circolazione e popolarità in tutti i sensi della parola. È giusto superare pregiudizi e sterili dogmatismi». Tullio De Mauro, linguista, ex ministro della Pubblica Istruzione e presidente del Premio Strega, è contento del Nobel a Dylan come lo era stato per Dario Fo. «Con Fo perdiamo uno dei non molti trasgressori radicali. Trasgressori anche delle sinistre estreme», dice De Mauro.

«Non vedo nessun problema da nessun punto di vista per il Nobel a Dylan e penso che Fo sarebbe stato contento come del suo, del quale siamo stati felici in tanti», spiega De Mauro, che si augura «non ci siano polemiche». E racconta che alla Sapienza di Roma «con qualche difficoltà, con opposizioni e nasi storti, abbiamo dato a Fo una Laurea honoris causa pensando all’originalità linguistica dei suoi lavori». «Fo si era inventato – dice De Mauro – un padano largamente comprensibile, sulla base della sua esperienza nel dialetto. Un padano originale che tornava nelle sue straordinarie improvvisazioni. Fo era un artista di grande sperimentazione e di ottima cultura». De Mauro senza dubbio avrebbe assegnato lo Strega a Fo: «Ma io sono uno – aggiunge – . La platea del premio è fatta di persone che guardano più alla normalità che non all’eccezione. E poi chissà se lui avrebbe accettato».

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