La Nuova Sardegna

Ukiyoe: la bellezza fugace nella poetica del Giappone Natura, umanità e armonia

di Fabio Canessa
Ukiyoe: la bellezza fugace nella poetica del Giappone Natura, umanità e armonia

Al Palazzo Reale di Milano la tradizione orientale dell’incisione su legno Le opere di Hokusai, Hiroshige e Utamaro che cambiarono l’arte occidentale

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MILANO. “La grande onda”, immagine iconica dell’arte giapponese, al centro. Attorno le altre xilografie policrome che completano le “Trentasei vedute del Monte Fuji”. Dopo un già meraviglioso percorso introduttivo, la mostra regala il momento più atteso con l’ingresso nella sala dedicata al lavoro più famoso di Katsushika Hokusai. Quella incredibile serie di stampe con presenza costante del sacro monte Fuji, la cui sagoma compare quasi sempre in lontananza pur essendo il vero soggetto. Come nel caso della raffigurazione di quell’imponente onda che minaccia di inghiottire alcune imbarcazioni nel mare al largo della costa di Kanagawa. La forza del blu di Prussia, la dinamicità della scena che si sposa a un magico ed armonioso equilibrio. Lascia senza fiato il capolavoro dell’artista giapponese. Il più celebre a livello internazionale, ma non l’unico grande maestro dell’ukiyoe. Nello stesso periodo di Hokusai (seconda metà del Settecento e prima dell’Ottocento) vissero anche Utagawa Hiroshige e Kitagawa Utamaro. A loro tre è dedicata una bellissima mostra visitabile a Milano, a Palazzo Reale, sino al 29 gennaio.

MONDO FLUTTUANTE

Ukiyoe significa immagini del mondo fluttuante e si riferisce in particolare alla produzione pittorica e xilografica dell’epoca Edo (1615-1868). Trasposizione visiva di una nuova sensibilità racchiusa nel concetto del godimento dei piaceri della vita e della loro fugacità. Un filone che rispecchia gli sviluppi sociali, culturali, estetici, letterari di quel periodo. Alla base del fenomeno ci sono infatti anche aspetti commerciali, legati all’introduzione della tecnica xilografica da matrice in legno che cambiò il mercato delle immagini e l’editoria. La mostra (organizzata da Comune di Milano, Palazzo Reale, MondoMostre Skira) con la selezione di oltre duecento opere dalla prestigiosa collezione dell’Honolulu Museum of Art mira proprio a investigare il motore del fenomeno ukiyoe, evidenziando i temi più alla moda – quello del paesaggio e delle vedute celebri (meishoe) e quello delle beltà (bijinga) – in un mercato editoriale che rispondeva a precise richieste.

Per il successo delle stampe (riproducibili in quantità fino a che la matrice non si consumava) era fondamentale non solo l’artista che concepiva il disegno, ma contribuivano anche la casa editrice con gli investimenti, oltre alle figure dell’intagliatore e dello stampatore con le loro qualità artigianali. Opere d’arte pensate come “prodotti di massa” che in Occidente diventeranno poi fonte d’ispirazione per i grandi pittori impressionisti e post-impressionisti.

IN VIAGGIO CON HOKUSAI

Geniale, eccentrico, longevo. Hokusai è l’artista più noto degli ukiyoe. Il suo è un lungo viaggio, ha vissuto sino a novant’anni, sempre alla ricerca della perfezione. La sua immensa produzione è ben rappresentata dalle opere scelte per la mostra milanese. Si possono per esempio ammirare delle “Vedute prospettiche” che mostrano una straordinaria abilità nel senso della prospettiva e delle “Vedute celebri di ponti”, tra i temi più alla moda del mercato degli ukiyoe. Così come lo erano le “Vedute celebri di cascate” delle diverse province del Giappone, tra le quali spicca “La cascata di Amida in fondo alla via di Kiso” per l’immagine quasi antropomorfa delineata dal flusso dell’acqua. D’altronde l’uomo è, più che la natura, il vero interesse di Hokusai. Lo si nota bene nelle “Trentasei vedute del Monte Fuji” dove non c’è in pratica stampa che non mostri anche degli uomini. Opere meravigliose ognuna delle quali sembra raccontare una storia.

HIROSHIGE E LA NATURA

Più giovane di Hokusai di diversi anni, Utagawa Hiroshige trattò spesso gli stessi temi. Su serie simili che erano commissionate dagli editori. Mettendo a confronto i lavori si possono notare facilmente delle chiare differenze tra i due grandi artisti. Su tutte come in Hiroshige l’uomo sia una presenza minore. La scena è tutta per la natura, tra l’altro più armoniosa e meno veemente di quella raffigurata da Hokusai. Di Hiroshige la mostra propone in particolare la celebre serie delle “Cinquantatré stazioni del Tokaido”, ossia la via principale che collegava Edo a Kyoto. Lungo il percorso c’erano punti di ristoro, locande, negozi di vario tipo. Come si può vedere nelle immagini riprodotte dal grande artista. Un viaggio che si può ripercorrere a Palazzo Reale. Stampa dopo stampa, stazione dopo stazione. Un viaggio nel Giappone dei primi anni Trenta dell’Ottocento.

LE DONNE DI UTAMARO

Quando in quegli anni Hokusai e Hiroshige rivaleggiavano per ottenere le migliori commissioni, Kitagawa Utamaro era già morto da un pezzo. Poco più vecchio di Hokusai, era già infatti scomparso nel 1806. Il suo contributo all’arte dell’ukiyoe è però lo stesso grandissimo. In particolare le sue xilografie portarono il tema della bellezza femminile al massimo splendore. Un’ampia sezione della mostra racconta la sua produzione per un mercato che andava alla ricerca del ritratto di donne note e meno note fino alla descrizione di luoghi dove la femminilità dettava le regole, come nei quartieri di piacere, nelle case da tè, nei luoghi di intrattenimento e spettacolo. Molti artisti produssero immagini di questo tipo, ma Utamaro rimane il nome più importante. Per ricordare almeno un titolo tra le tante sue opere straordinarie, si può citare “Passeggiata notturna sotto la neve” della fine del Settecento.

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