La Nuova Sardegna

Arcopinto ad Alghero «Più spazio al cinema indie» 

di Fabio Canessa

Al Sardinia Film Festival il produttore ha ricordato i lavori con i registi isolani Stasera ospite Béla Tarr con il suo capolavoro “Le armonie di Werckmeister”

29 giugno 2017
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ALGHERO. La dodicesima edizione del Sardinia Film Festival arriva al giro di boa, dopo i primi tre giorni caratterizzati dalla proiezione dei molti cortometraggi selezionati per il concorso internazionale organizzato come sempre dal Cineclub Sassari. Ma non solo. Mai come quest’anno la manifestazione propone un programma variegato che va oltre le visioni delle brevi opere arrivate un po’ da tutto il mondo. In particolare è stato arricchito lo spazio dedicato agli approfondimenti con ospiti di spessore invitati, attraverso delle masterclass e degli incontri con il pubblico, a raccontare vari aspetti del mondo del cinema.

Tra questi Gianluca Arcopinto, protagonista martedì sera a Lo Quarter dove ha accompagnato i presenti nel percorso che l’ha portato ad essere uno dei più stimati produttori cinematografici del panorama indipendente. Una carriera costruita puntando spesso sui registi esordienti o comunque su autori con la voglia di raccontare storie alternative. Sempre alla ricerca di qualcosa di originale da raccontare, Arcopinto negli anni ha incontrato anche alcuni dei più noti registi sardi. Tra le tante collaborazioni importanti vanta infatti pure quelle con Paolo Zucca, Peter Marcias e Salvatore Mereu «con il quale - evidenzia - ha iniziato a conoscere e amare la Sardegna». Erano gli inizi degli anni Duemila e il regista di Dorgali si faceva conoscere con un film prodotto proprio da Arcopinto: “Ballo a tre passi”, opera prima premiata anche a Venezia. Un film e un momento importante per il produttore che continua a fare cinema con la stessa passione con la quale ha iniziato: «L’amore per il cinema - sottolinea - è alla base di tutto, lo dico sempre ai ragazzi durante questo tipo di incontri. Non è un lavoro facile, e capita di andare incontro anche a dei fallimenti. La passione è quindi un requisito fondamentale». Stessa passione che continua ad avere e cerca di trasmettere ai giovani, ora che si dedica principalmente all’insegnamento, anche Giuseppe Lanci. Uno dei più grandi direttori della fotografia del panorama cinematografico italiano e non solo, a lungo collaboratore di Bellocchio, Moretti e i fratelli Taviani solo per citare i registi con i quali ha lavorato più spesso, che ieri è stato ospite del festival.

Oggi invece grande attesa per il superospite internazionela, il maestro ungherese Béla Tarr che in serata riceverà il premio alla carriera e presenterà due sue opere: il cortometraggio “Prologue” e soprattutto “Le armonie di Werckmeister”, uno dei suoi capolavori. Realizzato nel Duemila è un film esemplificativo della poetica del grande regista, caratterizzata dalla fotografia in bianco e da lunghi piani sequenza meravigliosamente orchestrati.



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