La Nuova Sardegna

Applausi per un classico “Barbiere di Siviglia”

di Antonio Ligios
Applausi per un classico “Barbiere di Siviglia”

Un allestimento tradizionale per l’opera di Rossini al Comunale, ottime prestazioni di orchestra e palco. Oggi la replica

19 novembre 2017
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SASSARI. Il pubblico del Teatro Comunale ha riservato una festosa accoglienza anche alla terza opera del cartellone 2017 del De Carolis, il rossiniano Barbiere di Siviglia, che ritornava a Sassari dopo sette anni di assenza: un successo che è per certi aspetti implicito nella proposizione di un’opera popolare come questa, ma che – riteniamo – è dipeso anche dalla ricomparsa sul palcoscenico sassarese di regie sintonizzate sulla più rassicurante tradizione e, nel caso del Barbiere, dalla presenza di una buona e omogenea compagnia di canto, che ha cognizione di cosa sia la vocalità rossiniana e degli strumenti necessari per affrontarla correttamente.

Quello che sorprende sempre nelle opere comiche di Rossini è il rapporto della musica con la parola, soprattutto in relazione alle radici settecentesche della commedia musicale e – nel nostro caso – in riferimento all’archetipo del Barbiere definito alla fine del Settecento dal duo Mozart-Da Ponte. In questo capolavoro, scritto com’è noto in tempi molto ristretti, si coglie tutta l’ambivalenza del compositore pesarese, uomo dell’ancien régime capace però di elaborare un modello di comicità modernissimo, al passo con i tempi.

Le mozartiane nozze di Figaro conservano infatti intatto un profondo legame con la commedia recitata, quasi a voler sottolineare la fede tutta illuministica nella capacità della parola, in Rossini invece la parola è quasi travolta dal caos delle relazioni tra i personaggi: ciascuno parla per sé, nessuno capisce niente perché spesso la parola diventa puro suono privo di senso, soprattutto in quegli esilaranti esercizi di parossistica sillabazione del testo che Rossini inserisce nei concertati.

Lo spettacolo visto al Comunale non era una nuova produzione, ma era basato su un allestimento proveniente dal Teatro Verdi di Trieste, che ha inaugurato il Teatro dell’Opera di Dubai nel 2016: un piacevole allestimento “classico”, basato su una scena fissa disegnata da Aurelio Barbato, e animato dai bei costumi di Filippo Guggia. La regia di Giulio Ciabatti, che ha ambientato questo Barbiere all’epoca del suo autore Beaumarchais, evoca il teatro e i suoi arnesi: non a caso sulla scena troneggiano due grandi bauli dai quali gli attori di volta in volta attingono gli oggetti che occorrono all’azione, e il famigerato balcone di Rosina è in realtà un ballatoio del palcoscenico. Ciabatti ha il grande merito di lasciar parlare la musica, senza inquinare l’azione di trovatine comiche da avanspettacolo di cui spesso abbondano gli allestimenti di questo capolavoro.

Giulio Plotino, al debutto come direttore d’orchestra, nel complesso si disimpegna bene: tiene insieme orchestra e palcoscenico, imprime un buon ritmo narrativo, asseconda i flussi vocali, ma la sua lettura manca di un po’ di smalto e di quei colori lucenti che sono il sale della musica di Rossini. Ben inteso, tutto fila liscio sino in fondo, ma è come osservare uno splendido panorama da dietro un vetro un po’ appannato.

Sul palcoscenico tutti gli interpreti sono ben consapevoli di cosa significhi cantare Rossini, di cosa sia il cosiddetto “belcanto” e soprattutto di come vadano affrontate le insidiose colorature. Il giovane baritono Gurgen Baveyan si destreggia abilmente nei panni di Figaro, sia sul piano vocale che su quello scenico, ma ancora di più convince la Rosina di Cecilia Molinari, che sfoggia una voce ampia e omogenea e delle agilità dispiegate con grande naturalezza.

Si percepisce che Enrico Iviglia (Almaviva) possiede grande dimestichezza con la vocalità del tardo Settecento e del primo Ottocento: il suo grande senso del “legato” e l’impeccabile disimpegno nelle colorature sono però affiancate ad una condotta vocale che a volte difetta di omogeneità d’emissione e di qualche piccola lacuna nell’intonazione.

Ottimo anche il Basilio di Giorgio Giuseppini (notevole la sua aria della calunnia), così come figurano assai bene Fabio Previati (Bartolo) e Marta Mari (Berta). Buona infine la prova dell’ormai collaudata Orchestra dell’Ente De Carolis e della Corale Luigi Canepa, istruita da Luca Sirigu. Oggi il Barbiere si replica con inizio alle 16.30.

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