La Nuova Sardegna

Quando il Lupo naufragò di fronte a Cala di Volpe

di Luca Rojch
Quando il Lupo naufragò di fronte a Cala di Volpe

Nel 1996 la disavventura del broker Jordan Belfort “The Wolf of Wall Street” si salvò per miracolo

16 dicembre 2017
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Abituato a nuotare tra gli squali di Wall Street, anche il Lupo ha vissuto la sua notte da agnello. Jordan Belfort, il Lupo di Wall Street, deve la sua vita a un comandante sardo, Antonio Camboni. Era lui che guidava la capitaneria di Olbia che ha salvato i 19 naufraghi della Nadine. Le onde alte come un palazzo hanno fatto inabissare il panfilo da nababbo come una barchetta di carta. Dentro la notte nera di un mare in tempesta. La notte in cui il lupo ha rischiato di affogare nelle acque davanti alla Costa Smeralda. Jordan Belfort nel 1996 era il broker più famoso di Wall Street. L’outsider spregiudicato che tutti invidiavano. Era diventato milionario. Con la sua ars imbonitoria aveva costruito un impero con la vendita di stock di azioni spazzatura. Partito da zero era diventato uno dei finanzieri americani più ricchi, una volta riuscì a guadagnare 22 milioni di dollari in meno di tre ore. Era “the wolf of Wall street”, il Lupo di Wall Street, come i giornali lo avevano ribattezzato. E come poi una pellicola holliwoodiana ha raccontato.

Il 23 giugno del 1996 con il suo super yacht Nadine naufragò a 40 miglia dalla baia di Cala di Volpe. La meta finale della sua vacanza nel Mediterraneo. Il nome di Belfort forse a molti non dirà nulla, ma sulla sua storia vera Martin Scorsese ha costruito uno dei film migliori degli ultimi anni: The Wolf of Wall Street. Tra gli interpreti Leonardo di Caprio, proprio nei panni di Belfort, e Margot Robbie, che nel film è Nadine Caridi. Belfort perde la testa per lei e dà alla sua barca proprio il nome della nuova moglie Nadine.

Nel giugno del 1996 la coppia, con altre 17 persone è in crociera nel Mediterraneo col super yacht da 50 metri, elicottero, idrovolante, interni con finiture d’oro, e un maxi tender. Una villa galleggiante. Otto persone di equipaggio, il resto sono ospiti. La Nadine è ancorata nel porto di Riva di Traiano, vicino a Civitavecchia. Belfort, lui stesso ammise, nella sua biografia da cui è tratto il film, di essere sotto effetto di stupefacenti quando decide di fare rotta verso la Costa Smeralda. Il comandante gli spiega che la navigazione è pericolosa per le condizioni meteo proibitive.

Ma il Lupo non può spaventarsi per un po’ di onde e impone di salpare. Mossa sbagliata. Il mare in tempesta con onde alte sette metri e un maestrale che soffia a 35 nodi fanno imbarcare acqua e sullo yacht la situazione diventa drammatica.

Alle 3 del mattino parte l’sos. Alle 5 la Nadine è colata a picco. Finita su un fondale a 1300 metri. La capitaneria di Olbia, salpata dopo la prima richiesta di aiuto, mette in salvo tutti i 19 naufraghi. Lo yacht da 20 miliardi di lire di allora finisce in fondo al mare.

Le cronache del 1996 parlano di un ricco produttore americano, nessuno poteva immaginare che quel naufrago sarebbe diventato una celebrità planetaria. Nessuno poteva sapere che Belfort era il Lupo di Wall Street. Lui, sopra il mezzo della capitaneria ha il volto sorridente di chi è sfuggito alla morte. Indossa una felpa, un paio di jeans strappati e delle Nike bianche. È mano nella mano con Nadine, e mentre sbarca ringrazia i suoi soccorritori uno per uno. In particolare il comandante della capitaneria di Olbia di allora Antonio Camboni. La Nuova Sardegna documentò il salvataggio con un’intera pagina, l’articolo di Augusto Ditel e le foto di Gavino Sanna raccontano la paura e la riconoscenza di Belfort verso chi lo aveva ripescato a 40 miglia di distanza dalla costa, in balia di un mare in tempesta.

Ma il lupo non resta particolarmente scosso dall’episodio. La sera arriva all’hotel Cala di Volpe e festeggia con gli amici lo scampato pericolo. Cena a bordo piscina a base di aragosta e vermentino. Il Lupo ha ripreso la sua vita di eccessi.

Scorsese nel suo film racconta come la Nadine si è inabissata, ma lo ambienta tra la Liguria e la Costa Azzurra. A parte questa licenza nella pellicola viene descritto in modo verosimile l’episodio del naufragio.

Ma per Belfort la disavventura sarda è solo un piccolo episodio di una vita vissuta al limite. Il lupo inizia la sua carriera come broker nella banca americana Rothschild fino al crollo del 1987. Si mette in proprio e nel 1989 fonda la società di brokeraggio Stratton Oakmont. Si lancia in una fetta di mercato inesistente. Vende per telefono le penny stock, azioni di piccole società fuori dal listino principale. E con scarse prospettive di crescita. Belfort non esita a ingannare gli investitori sul reale valore delle azioni e sul livello di rischio degli investimenti.

In poco tempo fa il boom. Arriva ad avere fino a mille agenti che lavorano per lui e vendono penny stock. Diventa ricco. E il lupo dà sfogo a uno stile di vita stravagante fatto di sesso estremo, droghe, alcol, feste e mania per l’ostentazione dei suoi soldi. Dorme su un materasso di banconote da 100 dollari. L’originale giaciglio conteneva 3 milioni di dollari. Arriva a organizzare party che hanno come piatto forte il lancio di un nano. Una vita fatta di lusso sfrenato. La Stratton Oakmont arriva a fatturare oltre un miliardo di dollari.

Ma il lupo finisce in trappola nel 1999, dopo una lunga indagine dell’Fbi. Belfort viene ritenuto colpevole di aver truffato gli investitori per oltre 200 milioni di dollari e viene condannato a 4 anni di carcere. Inizia a collaborare ed usce dopo 22 mesi. Con l’obbligo di rimborsare i risparmiatori per 100 milioni di dollari. Ma Belfort alla fine vince sempre. Dalla sua biografia Hollywood sforna un blockbuster d’autore. Il Lupo ritorna a ululare, almeno nella pellicola.

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