Pino e gli Anticorpi: «Ecco il pazzo anno che verrà»
«Avete controllato se nella balena spiaggiata c’era dentro Pinocchio?»
SASSARI. Il gioco è questo: nessuna rete, domande a ruota libera, e loro a fare la cosa che gli riesce meglio: improvvisare e sparare battute. Insomma non la solita intervista su chi siete e cosa fate, ma Pino e gli Anticorpi alle prese con un esame di attualità. E come si fa per aiutare gli alunni che non hanno toccato libro, si parte con una domanda facile facile: la balena di Platamona.
«Quando ho letto la notizia, a me è venuto subito un dubbio: qualcuno ha controllato che dentro non ci sia Pinocchio? E poi l’altra domanda che mi sono fatto è questa: perché per arenarsi ha scelto proprio Platamona? E un’idea me la sono anche fatta: è sicuramente una balena sussinca. Per l’ultima spiaggia ha deciso di tornare a casa, tanto sapeva che sarebbe stato l’unico posto dove l’avrebbero lasciata morire in santa pace. In tutti gli altri posti, nel giro di una settimana, l’avrebbero portata via e smaltita. Ma non a Sorso, e la balena questo lo sapeva bene».
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Diciassette tonnellate che frollano a bagnomaria da un mese mezzo, e 18 enti che non riescono a organizzare un funerale al cetaceo più famoso d’Italia. Cose che accadono solo da queste parti?
Senza bisogno di conferenze di servizi e scomodare tavoli istituzionali, Michele e Stefano Manca la soluzione ce l’hanno in tasca: «L’unico ente che bisognava chiamare era l’Ercsg, acronimo di Ente Rosticceria Cinese Sushi Giapponese. Tu vedi che in tre giorni la balena sarebbe sparita. E altro che spese di smaltimento: avresti anche creato indotto e posti di lavoro. È così che si fa girare l’economia».
Ma se l’Ercsg non fosse interessato, c’è anche un altro jolly che i sindaci Giuseppe Morghen e Nicola Sanna potrebbero giocare: «Basta organizzare una mega arrostita gratis in spiaggia, come quella di Ferragosto, e 17 tonnellate si fanno in fretta in graticola. E ci avanzano anche due o tre saponette».
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In genere uomini così pragmatici, capaci di risolvere problemi a uno schiocco di dita, dal palcoscenico potrebbero catapultarsi in politica. In Italia abbiamo illustri predecessori.
«No, la politica non fa per noi, preferiamo la comicità. Poi nel frattempo si è creata un po’ troppa confusione tra questi due mondi. Però conosciamo qualcuno che sarebbe adattissimo a ricoprire ruoli di governo. Pino la Lavatrice, per esempio, sarebbe perfetto al Ministero della Cultura. Ci sembra il più adatto. Poi Cosimo ai Trasporti, Fuffi agli Interni. Il Mago Sagazzu? Al bilancio, a farci qualche magia!!!».
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All’orizzonte però c’è la nuova discesa in campo di Berlusconi: «Noi una volta a Mediaset lo abbiamo visto, era lui, non so bene se si sia trattato di un’apparizione o se fosse davvero lui in carne ed ossa. Nessuno dei presenti ha osato provare a mettere il dito nelle sue piaghe per confermarlo, però possiamo dire che esiste. Cosa possiamo dire sulla sua ridiscesa in campo? La si potrebbe interpretare come una rinascita. Ho sentito dire che molti pastori neanche pochi giorni fa si son recati ad Arcore seguendo una cometa...».
Poi ci sono i protagonisti della politica regionale, ed è sempre curioso fare il gioco degli accostamenti con i personaggi della letteratura o del cinema. «Se penso a Pigliaru mi viene in mente un po’ Yanez del Gomera. Ha un “pigliaru” avventuroso che si confà ai libri di Salgari. Il problema è capire chi in quella giunta potrebbe interpretare Sandokan».
«Se invece penso a Cappellacci allora l’accostamento è con la Bibbia. Chi era quello che predicava nel deserto? Giovanni Battista? Ecco, Cappellacci gli somiglia».
C’è il tema caldo del turismo, si parla di destagionalizzare i flussi, e di continuità territoriale zoppa. Di investimenti nella Costa Smeralda, in bilico tra Aga Khan e Qatar.
«Tra il Qatar e l’Aga khan è difficile scegliere. Anzi, meglio niente. A dire il vero sono fastidiosi entrambi. In genere però te li becchi assieme: prima viene il catarr e dopo arriva la gaccà». E in questi giorni parecchie persone sono a letto con l’influenza e questi inconvenienti.
«La nostra raccomandazione per gli uomini è quella di stare al caldo riguardati, mentre per le donne è quella di farsi tutti gli Anticorpi. È un antico rimedio che funziona sempre».
Ritornando invece all’argomento turismo, l’assessora regionale Argiolas cosa ispira?
«Argiolas ... Argiolas... non abbiamo ben presente. Più che altro di Argiolas ne conosciamo altre, e a riguardo ci sono gran bei ricordi: spuntini, serate e cotture. Ma evidentemente non è dell’assessora che stiamo parlando».
Invece a proposito di aeroporti, c’è il sindaco di Alghero Mario Bruno: «Ah per lui non c’è dubbio: Tom Hanks nel film “The Terminal”. Me lo immagino vivere dentro l’aeroporto deserto, vagando giorno e notte tra arrivi e partenze, lui padrone incontrastato della Riviera del Corallo».
E per ultimo Nicola Sanna .
«Lui lo vedo come un simpatico Alvaro Vitali che pedala su una bicicletta, sopra la pista ciclabile più originale d’Italia. Tutti hanno da ridire sul colore viola, sostengono che una tonalità simile si confà a una città come Firenze. Invece non è così: nella città della melanzana, di che colore poteva essere la ciclabile? E poi, a parte gli scherzi, ben venga un po’ di mobilità sostenibile per il cittadino più pigro d’Europa, ovvero il sassarese mandrone».
Certo che se si scelgono le quattro ruote nell’isola non siamo messi benissimo. Tra strade scalcinate e cantieri infiniti. «Bisogna ribaltare la prospettiva. Ciò che sembra un freno può trasformarsi in risorsa. Prendiamo la Buddi Buddi, o la Sassari-Olbia. Quando verranno ultimate? Ecco, bisognerebbe organizzare un giro di scommesse: indovina chi azzecca la data. Girerebbero molti soldi, si crea indotto. E la lotteria finanzia i lotti».
Per fortuna ci sono le ferrovie che funzionano e sono una efficientissima alternativa:
«I treni qui in Sardegna vanno benissimo perché non danno fastidio a nessuno. Lenti lenti, silenziosi, mansueti. E chi mai potrebbe lamentarsi?»
E i trasporti sono solo uno dei tanti problemi dell’isola. La peste suina non vuol saperne di scomparire e nell’ultimo mese ci sono stati altri abbattimenti di bestiame.
«Quello della peste suina, in effetti è un disastro che produce anche degli effetti secondari sulla società, spesso sottovalutati. Costringe i sardi all’illegalità perché nessuno si è mai storicamente rassegnato al divieto di esportazione familiare di salsicce in Continente. Tra i sistemi di contrabbando più sfruttati c’è quello di nascondere la salsiccia nei pantaloni, che non teme neppure la perquisizione aeroportuale (tanto che i sardi sono molto dotati lo sanno tutti). Poi c’è quello più professionale di nasconderla nel caffè per ingannare il fiuto dei cani e quello destinato all’insucesso dello spacciare dei rotoli di salsiccione per delle sciarpe etniche dì Marras».
Insomma si preannuncia un 2018 impegnativo, senza nemmeno la consolazione dell’Italia ai mondiali.
«C’è sempre un rimedio per tutto. Ciascuno dovrebbe avere un doppio passaporto di tifoso. Bisogna superare i confini nazionali, scavare nella propria genealogia, nel Dna, alla ricerca di trisavoli croati, o argentini. Chi di noi non ha un antenato basiliano? Noi un Manchiño di Rio De Janeiro, o di Rio Gabaru da tifare ce l’abbiamo di sicuro. E così, se non c’è l’Italia, subentra la nazionale di riserva».