La Nuova Sardegna

Al museo archeologico il racconto della vita del martire guerriero

Enrico Gaviano
Al museo archeologico il racconto della vita del martire guerriero

Una straordinaria esposizione aperta sino al 30 settembre. Accanto ai reperti il percorso della storia del Santo 

01 maggio 2018
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Il 2018 sarà un anno speciale nella lunghissima storia che lega Cagliari a Sant’Efisio. Per la prima volta infatti la città dedica una mostra al Santo guerriero. Il titolo della mostra è significativo: “Efisio martirizzato dai romani, santificato dai cristiani e venerato dai contemporanei”. L’esposizione viene ospitata al museo archeologico nazionale di Cagliari, custode di preziose testimonianze della storia plurimillenaria dell’isola, dai reperti nuragici al passaggio dei fenici e dei romani, l’inizio del cristianesimo, i bizantini, con la straordinaria aggiunta recente negli spazi museali dei maestosi giganti di Mont’e Prama.

Una mostra affascinante che ripercorre le tappe della vita di Sant’Efisio, dal suo arrivo in Sardegna, inviato dei romani, la prigionia, il tentativo di fargli abiurare la fede cristiana, la fustigazione nel carcere che ancora può essere visitato e che si trova sotto la chiesa a lui dedicata a Stampace, sino alla martirizzazione a Nora, dove Efisio venne decapitato. Esposti anche moltissimi costumi sardi, in rappresentanza di quelli che sfilano il primo maggio nella solenne processione, e le bellissime foto di Luigi Corda, che sono anche raccolte in un volume intitolato “Sant’Efisio ad attrus annus”.

Ma l’immagine di maggiore impatto dell’allestimento è sicuramente quella che colpisce il visitatore nella sala in cui uno di fronte all’altro sono state poste le statue di Sant’Efisio (quella settecentesca opera dal Lonis) e quella di Druso minore, figlio dell’imperatore Tiberio. Un “confronto” simbolico fra il Santo guerriero e il potere romano, visto che i due personaggi cronologicamente sono distanti: Druso minore è contemporaneo di Gesù, mentre Efisio era nato nel 250 dopo Cristo.

Alla riuscita dell’esposizione ha contribuito notevolmente l’Arciconfraternita del Gonfalone che, se da una parte è gelosa custode della tradizione legata a Sant’Efisio, dall’altra però ha ben compreso il significato e l’importanza di questa “apertura” verso il mondo esterno. Da qui è nata la decisione di concedere l’uscita dalla chiesetta di Stampace della statua del Lonis, cosa che avviene soltanto per tre processioni, e la sua permanenza nella struttura principale della cittadella dei musei per tutto il periodo della mostra che, inaugurata il 14 aprile, andrà avanti sino al 30 settembre (ore 9-20 esclusi i lunedì).

A curare la mostra è stato Roberto Concas, il direttore del museo archeologico di Cagliari, con l’aiuto di Manuela Puddu e Silvia Caracciolo oltre che l’appoggio incondizionato del direttore del Polo museale della Sardegna Giovanna Damiani. «Questa è una occasione straordinaria per il museo – ha detto lo stesso Roberto Concas – di illustrare i beni archeologici nel nuovo allestimento, dove gli elementi che compongono la mostra dialogano e interagiscono con le opere di epoca romana e fino al tardo medioevo».


 

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