La Nuova Sardegna

Dovizioso: «La vera impresa sulla pista è essere normale»

di Roberto Sanna
Dovizioso: «La vera impresa sulla pista è essere normale»

Esce “Asfalto”, l’autobiografia del pilota della Ducati campione della MotoGp «Imporsi soltanto con la forza dei risultati è stato un lavoro pazzesco»

30 giugno 2018
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SASSARI. L’impresa eccezionale, per un pilota della MotoGp, è quella di essere normale. Andrea Dovizioso ha scelto una canzone di Lucio Dalla (“Disperato erotico stomp”) per rappresentarsi nella sua autobiografia “Asfalto”, uscita nei giorni scorsi per Mondadori e scritta insieme al giornalista del Corriere della Sera Alessandro Pasini. Asfalto perché uno come lui è stato invisibile per anni, si confondeva appunto con la superficie delle piste pur essendo dotato di un talento superiore alla media. Andrea Dovizioso guida la Ducati, sogno di tutti i motociclisti italiani, ma non ha l’appeal mediatico di Valentino Rossi e nemmeno il suo palmarès, non è un uomo da gossip come Andrea Iannone che grazie alla sua storia d’amore con Belen Rodriguez è spesso sulle copertine dei giornali, non è riuscito a vendersi al pubblico come gli spagnoli Lorenzo e Marquez, alla fine non gli restava che una soluzione: vincere tanto. Lo ha fatto con un duro lavoro su se stesso, soprattutto dal punto di vista mentale, che ha provocato una metamorfosi concretizzatasi in Malesia sul circuito di Sepang nel 2016 con una vittoria proprio davanti a Valentino Rossi. E’ come stappare una bottiglia di spumante: da quella gara fino a quella di Valencia l’anno successivo, Andrea Dovizioso sarà il pilota di MotoGp che vincerà più gare. Gli manca il titolo mondiale della MotoGp, il più difficile e prestigioso, ma a 32 anni e con una nuova dimensione appena acquisita ha tutto il tempo per arrivarci. “Asfalto” è la storia di un uomo normale e il suo racconto della MotoGp vista dal di dentro, il suo rapporto coi colleghi, la sua voglia di vincere. E di un pilota particolare, freddo, calcolatore, attento ai particolari. «Ammiro i piloti selvaggi – dice nel libro –, vedo in loro la libertà nell’esprimere la loro imprecisione, l’istinto. Il lasciarsi andare. Io, però, sono un’altra cosa». Lui è un solitario, uno che ama stare per conto suo. Figlio di un pilota, ha i ricordi dei lunghi viaggi attraverso l’Italia in camper con la famiglia. Quella famiglia che a un certo punto si sbriciola dopo la separazione dei genitori, che certo non lo aiuta a diventare più solare. Diventa un uomo normale, un po’ introverso, che continua a vivere a Forlì e scappa da Londra dopo un anno perché non è proprio la sua dimensione, continua a frequentare i suoi amici d’infanzia ai quali “sono sempre più legato per una ragione: vista la piega insopportabilmente social che ha preso il mondo, mi sono rinchiuso tanto, sento sempre meno la voglia di uscire e vivo la mia casa e i miei luoghi ancora più di prima”.

Facile che uno così normale possa passare inosservato in un grande circo molto mediatico come quello dei motori. Imporsi solo con la forza dei risultati è stato un lavoro pazzesco, eppure ha pagato, forse non sarà nemmeno per quest’anno, visto che adesso ha un ritardo di 49 punti dal leader della classifica Marc Marquez, ma qualcosa è cambiato: «Ora che non sono più trasparente, si comincia a giocare come dico io».



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