Il romanzo
Nostalgico, fragile e cupo Rocco Schiavone indaga nel mondo del gioco
Indaga su un’uccisione avvenuta «per qualcosa che deve ancora accadere» lo scorbutico e malinconico Rocco Schiavone nel nuovo romanzo di Antonio Manzini, “Fate il vostro gioco” (Sellerio, 391 pagine,...
27 ottobre 2018
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Indaga su un’uccisione avvenuta «per qualcosa che deve ancora accadere» lo scorbutico e malinconico Rocco Schiavone nel nuovo romanzo di Antonio Manzini, “Fate il vostro gioco” (Sellerio, 391 pagine, 15 euro). Un noir che lascia un buco nell’animo del vicequestore, pubblicato da Sellerio mentre è tornata in tv, dal 17 ottobre su Raidue, la seconda stagione, in quattro serate, della fortunatissima serie “Le indagini di Rocco Schiavone” con Marco Giallini.
Il pensionato Romano Favre, ex ispettore di gioco al Casinò di Saint-Vincent, viene trovato cadavere nella sua abitazione con in mano una fiche, ma non del casinò dove ha lavorato. Schiavone capisce subito che si tratta «di un morto che parla» e cerca di decifrare il suo messaggio. Ma il caso è complicato: interroga giocatori, persone disperate strozzate dai debiti, lucratori del vizio, amici e colleghi di Favre e alla fine riesce a smascherare il criminale, ma non è soddisfatto. «Arrestato l’assassino di Saint-Vincent», «Risolto l’omicidio di via Mus, riciclavano denaro» sono i titoli dei quotidiani, eppure per Rocco sono tante le cose che non tornano. Per il vicequestore il caso resta aperto: «Non sempre si riesce a quadrare il cerchio. E mi lasci dire che il cerchio da quadrare, in questo caso, io credo ancora non ci sia», dice.
In “Fate il vostro gioco” Rocco, che è sempre stato un poliziotto un po’ particolare, è meno frenato nel mettere a nudo fragilità e paure che vengono dal nostro essere umani e che crescono con gli anni. C’è la nostalgia di una spensieratezza perduta: «Tornare per un po’ di giorni a quando avevi 10 anni. Per una settimana avere la capoccia e il cervello di un regazzino, quell’energia. Niente pensieri, niente paure, solo correre e giocare e fare cazzate», racconta Manzini, che è anche sceneggiatore.
Tornare indietro comunque non si può e Schiavone è triste, non si dà pace perché Caterina ha lasciato la questura di Aosta, ma è rimasta nel suo cuore. Gli appare come una visione nei momenti cruciali, mentre il vicequestore sta facendo l’amore con altre donne o quando si apre a nuovi incontri e situazioni. «Caterina era ancora dentro di lui, annidata da qualche parte, e ne approfittava per spuntare fuori a rovinargli la festa», scrive Manzini. Mentre va su è giù da Aosta al casinò di Saint-Vincent, mentre indaga ed entra nelle viscere del gioco d’azzardo, di fallimenti, di famiglie sull’orlo del baratro, Rocco Schiavone, che abbiamo incontrato per la prima volta in “Pista nera”, cerca anche di ricostruire i rapporti con i suoi amici romani Sebastiano, Furio e Brizio e riconosce un semifallimento che vuole assolutamente colmare e non c’è che da attendere la sua prossima avventura. Manzini apre così un ponte con il lettore sapendo comunque che «nessuna onda può pettinare il mare», come dice la citazione di Dylan Thomas in apertura del romanzo. E la dedica è «a quelli che mantengono le promesse».
Rocco Schiavone è sempre più amato dai lettori e dagli spettatori. A questi ultimi la nuova serie televisiva fa conoscere una parte fondamentale della vita del protagonista. «Tutto il racconto parte dal 2007, l’anno in cui Marina, la sua adorata moglie, viene uccisa al suo posto da un bandito – ha spiegato lo stesso Manzini –. E Rocco Schiavone finalmente svela come andarono i fatti. Quindi per la prima volta conosciamo un Rocco diverso, innamorato, perché Marina è ancora viva, e ci lasciamo trascinare nel racconto della tragedia che il poliziotto ha vissuto». La serie è tratta dai romanzi “7-7-2007” e “Pulvis et Umbra” e dal racconto “Buon Natale Rocco”, editi da Sellerio.
Il pensionato Romano Favre, ex ispettore di gioco al Casinò di Saint-Vincent, viene trovato cadavere nella sua abitazione con in mano una fiche, ma non del casinò dove ha lavorato. Schiavone capisce subito che si tratta «di un morto che parla» e cerca di decifrare il suo messaggio. Ma il caso è complicato: interroga giocatori, persone disperate strozzate dai debiti, lucratori del vizio, amici e colleghi di Favre e alla fine riesce a smascherare il criminale, ma non è soddisfatto. «Arrestato l’assassino di Saint-Vincent», «Risolto l’omicidio di via Mus, riciclavano denaro» sono i titoli dei quotidiani, eppure per Rocco sono tante le cose che non tornano. Per il vicequestore il caso resta aperto: «Non sempre si riesce a quadrare il cerchio. E mi lasci dire che il cerchio da quadrare, in questo caso, io credo ancora non ci sia», dice.
In “Fate il vostro gioco” Rocco, che è sempre stato un poliziotto un po’ particolare, è meno frenato nel mettere a nudo fragilità e paure che vengono dal nostro essere umani e che crescono con gli anni. C’è la nostalgia di una spensieratezza perduta: «Tornare per un po’ di giorni a quando avevi 10 anni. Per una settimana avere la capoccia e il cervello di un regazzino, quell’energia. Niente pensieri, niente paure, solo correre e giocare e fare cazzate», racconta Manzini, che è anche sceneggiatore.
Tornare indietro comunque non si può e Schiavone è triste, non si dà pace perché Caterina ha lasciato la questura di Aosta, ma è rimasta nel suo cuore. Gli appare come una visione nei momenti cruciali, mentre il vicequestore sta facendo l’amore con altre donne o quando si apre a nuovi incontri e situazioni. «Caterina era ancora dentro di lui, annidata da qualche parte, e ne approfittava per spuntare fuori a rovinargli la festa», scrive Manzini. Mentre va su è giù da Aosta al casinò di Saint-Vincent, mentre indaga ed entra nelle viscere del gioco d’azzardo, di fallimenti, di famiglie sull’orlo del baratro, Rocco Schiavone, che abbiamo incontrato per la prima volta in “Pista nera”, cerca anche di ricostruire i rapporti con i suoi amici romani Sebastiano, Furio e Brizio e riconosce un semifallimento che vuole assolutamente colmare e non c’è che da attendere la sua prossima avventura. Manzini apre così un ponte con il lettore sapendo comunque che «nessuna onda può pettinare il mare», come dice la citazione di Dylan Thomas in apertura del romanzo. E la dedica è «a quelli che mantengono le promesse».
Rocco Schiavone è sempre più amato dai lettori e dagli spettatori. A questi ultimi la nuova serie televisiva fa conoscere una parte fondamentale della vita del protagonista. «Tutto il racconto parte dal 2007, l’anno in cui Marina, la sua adorata moglie, viene uccisa al suo posto da un bandito – ha spiegato lo stesso Manzini –. E Rocco Schiavone finalmente svela come andarono i fatti. Quindi per la prima volta conosciamo un Rocco diverso, innamorato, perché Marina è ancora viva, e ci lasciamo trascinare nel racconto della tragedia che il poliziotto ha vissuto». La serie è tratta dai romanzi “7-7-2007” e “Pulvis et Umbra” e dal racconto “Buon Natale Rocco”, editi da Sellerio.