La Festa del cinema chiude con “Notti magiche” di Virzì
di Francesco Gallo
Il nuovo film del regista è un amarcord dedicato ai grandi cineasti del passato «C’erano Scola e Fellini, ma anche illusioni, sogni, starlette e machismo a gogo»
28 ottobre 2018
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ROMA. Paolo Virzì non nasconde che “Notti magiche”, ieri chiusura alla Festa del cinema e in sala con 01 dall’8 novembre, sia un ritorno al passato, una sorta di Amarcord di quegli anni Novanta in cui era a Roma alla ricerca di un posto al sole nel mondo del cinema. E, in conferenza stampa, racconta poi come l’idea del film fosse nata al funerale di Ettore Scola: «Mi resi conto che era andato via l’ultimo dei grandi. Allora mi venne in mente che volevo dire grazie a questi mitici personaggi e farlo anche in modo irriverente, buffo, come loro stessi mi avevano insegnato».
Tutto parte nel 1990 – durante i mondiali di calcio nella notte in cui l’Italia fu eliminata ai rigori – con una Maserati nera che sprofonda nel Tevere. Dentro l’auto c’è un produttore cinematografico ucciso: Leonardo Saponaro (Giancarlo Giannini). Vengono subito sospettati tre giovani aspiranti sceneggiatori: Antonino (Mauro Lamantia) che viene da Messina; Luciano (Giovanni Toscano) piombinese, proletario e caciarone, e Eugenia (Irene Vetere) ricca borghese romana piena di fragilità. Questi tre ragazzi, finalisti del Premio Solinas, nonostante le differenze di carattere, si ritrovano prima amici e poi a vivere insieme la sognata opportunità di essere introdotti nel mondo del cinema. Ma quello che ci trovano è, insieme alla creatività, un vero circo fatto di sfruttamento, illusioni, sogni, starlette, impresari truffaldini e machismo a gogo. Per loro però anche l’opportunità di frequentare da vicino i grandi registi come Fellini, Risi, Scola.
«Quella stagione del cinema – dice Virzì – mi ha suscitato emozioni indelebili che sono diventate lentamente qualcosa tra nostalgia e burla. Certo che questa è un’autobiografia, ma cosa non lo è. “Notti magichè è un grande affresco del mio arrivo a Roma in una cornice narrativa da giallo, comunque un modo per raccontare quella stagione, delle illusioni-disillusioni verso i grandi maestri del cinema da me visti allora con sgomento e ammirazione». E aggiunge il regista toscano: «Non volevo con questo uccidere i padri, come qualcuno ha detto, ma far piuttosto capire che personaggi come Gassman, Monicelli e Scarpelli quando erano giovani avevano forse avuto lo stesso problema verso altri autori». «Per quanto riguarda i grandi personaggi di allora – dice invece Giannini – non è vero che fossero così severi: Federico Fellini, alle quatto di mattina, mi mostrò un pezzo di parmigiano venuto direttamente da Parma con cui ci facemmo gli spaghetti ed Ettore Scola si divertiva a tirarmi le sigarette mentre ero al lavorosul set».
Scritto da Virzì con Francesca Archibugi e con Francesco Piccolo, “Notti magiche” vede la partecipazione straordinaria di Ornella Muti.
Tutto parte nel 1990 – durante i mondiali di calcio nella notte in cui l’Italia fu eliminata ai rigori – con una Maserati nera che sprofonda nel Tevere. Dentro l’auto c’è un produttore cinematografico ucciso: Leonardo Saponaro (Giancarlo Giannini). Vengono subito sospettati tre giovani aspiranti sceneggiatori: Antonino (Mauro Lamantia) che viene da Messina; Luciano (Giovanni Toscano) piombinese, proletario e caciarone, e Eugenia (Irene Vetere) ricca borghese romana piena di fragilità. Questi tre ragazzi, finalisti del Premio Solinas, nonostante le differenze di carattere, si ritrovano prima amici e poi a vivere insieme la sognata opportunità di essere introdotti nel mondo del cinema. Ma quello che ci trovano è, insieme alla creatività, un vero circo fatto di sfruttamento, illusioni, sogni, starlette, impresari truffaldini e machismo a gogo. Per loro però anche l’opportunità di frequentare da vicino i grandi registi come Fellini, Risi, Scola.
«Quella stagione del cinema – dice Virzì – mi ha suscitato emozioni indelebili che sono diventate lentamente qualcosa tra nostalgia e burla. Certo che questa è un’autobiografia, ma cosa non lo è. “Notti magichè è un grande affresco del mio arrivo a Roma in una cornice narrativa da giallo, comunque un modo per raccontare quella stagione, delle illusioni-disillusioni verso i grandi maestri del cinema da me visti allora con sgomento e ammirazione». E aggiunge il regista toscano: «Non volevo con questo uccidere i padri, come qualcuno ha detto, ma far piuttosto capire che personaggi come Gassman, Monicelli e Scarpelli quando erano giovani avevano forse avuto lo stesso problema verso altri autori». «Per quanto riguarda i grandi personaggi di allora – dice invece Giannini – non è vero che fossero così severi: Federico Fellini, alle quatto di mattina, mi mostrò un pezzo di parmigiano venuto direttamente da Parma con cui ci facemmo gli spaghetti ed Ettore Scola si divertiva a tirarmi le sigarette mentre ero al lavorosul set».
Scritto da Virzì con Francesca Archibugi e con Francesco Piccolo, “Notti magiche” vede la partecipazione straordinaria di Ornella Muti.