La Nuova Sardegna

“Francesca”, l’abito puzzle della stilista sassarese Giovanna Frisciano

Giovanni Dessole
“Francesca”, l’abito puzzle della stilista sassarese Giovanna Frisciano

L’idea della stilista Giovanna Frisciano è nata a Sassari e piace molto in Cina 

24 novembre 2018
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Francesca è un abito. Ma non un semplice vestito. È un abito rivoluzionario e innovativo creato dalla stilista Giovanna Frisciano. Un modello che come un puzzle può essere indossato da donne di tutte le taglie: basta solo aggiungere o eliminare una delle parti dell’abito stesso, e il gioco è fatto. Il tutto corredato da un libretto di istruzioni, tradotto in varie lingue. “Francesca” è un dono fatto «a una, dieci, cento, mille donne sparse per il mondo. È un abito che punta a essere la risposta alla domanda di ognuna di loro». Un abito confezionato a Sassari, presentato ad Alghero e raccontato alla Cina grazie anche a una selezione operata da Ice e Confartigianato.

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Natale a Manhattan
Un abito che a breve sarà spedito a New York, dove la notte di Natale sarà indossato a Manhattan da una donna che poi lo passerà a un’altra, lungo un viaggio di città in città, di continente in continente, destinato a durare all’infinito o a interrompersi: «Magari una sera “Francesca” cenerà a Madrid e un’altra ballerà a Caracas. Passeggerà fra le calli di Venezia o si fermerà ad ammirare il Golfo di Napoli. Non sappiamo cosa sarà, qualunque cosa può accadere». Tutto comincia nel cuore di Sassari, arriva sino alle passerelle di Shangai, alla Grande Mela. «Avevo l’esigenza di dare a quante più donne possibile una chiave: la chiave per svoltare, per cambiare. Ma come fare a recapitare il messaggio e a superare i confini della città e dell’isola? Ho immaginato un abito che sinora non era mai esistito, quindi ho pensato di sfruttare proprio il concetto di catena – spiega la stilista –. Serviva qualcosa che potenzialmente potesse durare all’infinito, e che allo stesso tempo mi consentisse di continuare a studiare e lavorare al progetto: le donne che mi auguro indosseranno “Francesca” potrebbero darmi indicazioni utili per nuove e ulteriori forme di un modello capace di evolversi nel tempo e al passo con i tempi. Ricevere feedback è la base del mio lavoro. “Francesca” è stato creato per adattarsi a culture differenti, a luoghi diversi, alle varie tipologie di donna. La catena invece è un modo per capire se piace o meno, se tornerà a Sassari o se invece non tornerà mai e continuerà il suo viaggio». Per adesso “Francesca” è pronta a superare l'oceano Atlantico: «Sto definendo tutti i dettagli. Più colori. Più pezzi. Non sappiamo chi lo indosserà in futuro: una donna che lavora al mattino esce di casa vestita in un modo, ma la sera cambia look e magari prende parte a un cocktail. “Francesca” vola verso l'America ma sarà proposta in Italia per la collezione primavera estate, prodotto da marzo in poi nel mio laboratorio di viale Umberto, a Sassari. Nel frattempo sto attivando contatti con alcuni showroom di Milano, ma spero che la cosa possa avere buoni riscontri anche in Sardegna. Comunque vada, sarà un successo perché serve a dare vita e concretezza a ciò che prima era solo un sogno». Una storia sassarese, quella di Giovanna Frisciano, storia d’intuizione, passione e impresa. Il palcoscenico è quello della moda, lei è la protagonista sulla scena. «Avevo un contratto a tempo indeterminato, facevo l'impiegata ma nel momento in cui ho trovato il coraggio, la chiave, ho deciso di vivere il mio sogno. Ho deciso di farlo vivere e non lasciarlo chiuso dentro un cassetto, per cui mi sono licenziata per seguire una strada incerta ma che volevo percorrere sino in fondo». Stilista giovane, attaccata alla sua terra – ha realizzato un lookbook con Mariano Marcetti nelle vie del centro cittadino a testimonianza del suo amore per Sassari –, Giovanna come tanti giovani della città, del territorio e dell'isola è desiderosa di fare. E di lasciare il segno. «Fare impresa oggi non è facile, le avversità sono molteplici. Quando però si desidera una cosa si deve lottare con tutte le forze per cercare di ottenerla. In mezzo alle difficoltà, il supporto delle persone che ci stanno più vicino è fondamentali». L'idea prende forma e si sviluppa, mostra già ampi margini di crescita e miglioramento e intanto muove i primi importanti passi in un mondo tutt'altro che semplice come quello della moda. Un mondo di cui Giovanna sembra aver trovato la chiave: «La chiave è un simbolo cui tengo molto, strettamente collegato a una forte e condivisa voglia di rinnovamento. Dopo un lungo periodo di introspezione ho ritrovato la chiave di me stessa. Da lì il desiderio di donare quella stessa chiave a tutte le donne che l’hanno smarrita, il desiderio di farlo attraverso la mia arte. Questa riflessione ha portato alla nascita del logo che rappresenta la mia azienda – una donna/chiave stilizzata – e alla definizione di ciò che oggi è il brand Frisciano. Mi piacerebbe che ogni donna si sentisse donna, in tutte le sue sfumature, e che fossero i miei capi ad aiutarla a prendere piena coscienza della cosa. Una donna rimane una donna sempre, a qualsiasi età, in qualsiasi parte del mondo con qualsiasi taglia».

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Tra Sardegna e Oriente
Arte dell'immaginazione cui segue la creazione dettata dall'intuito: «Non ho punti di riferimento stabili, mi lascio trasportare dalle emozioni e da ciò che mi circonda – spiega Giovanna –. Un granello di sabbia, un fiore, un portone o un paesaggio, tutto può ispirare. In generale la mia terra è la mia fonte di ispirazione, in tutte le sue forme e colori». Quando meno te lo aspetti, poi, arriva la grande occasione: «L’avere chiaro davanti agli occhi l’obbiettivo da raggiungere è di fondamentale importanza. Questa convinzione mi ha portata a partecipare a vari concorsi dedicati a nuovi stilisti, ad arrivare infine a Style Routes to Shanghai, inserita fra le 18 aziende selezionate da Ice e dalla Confartigianato – racconta la stilista –. L'Oriente ha conosciuto “Francesca”. È stata una grandissima emozione, sopratutto per un'azienda nata da meno di un anno. Shanghai mi ha regalato un confronto diretto con buyers di fama internazionale, nuove realtà e diversi modi di fare impresa, fondamentale per la crescita professionale». Come ha reagito il pubblico cinese? «A Shangai il modello è piaciuto molto, la gente ha apprezzato l’idea del puzzle e gli operatori di settore trovano la proposta particolarmente innovativa. Non ho presentato il progetto legato alla catena ma ho raccontato, spiegandolo, il senso di un modello che come una matrioska riserva sempre delle sorprese: giacchetta, gonna, longuette, è un abito completo che diventa più cose. Ho ricevuto tante proposte. Qualcuno mi vuole rappresentare, altri mi vorrebbero lì in Cina come fashion designer per un mese. Si parla di un mercato enorme che ha voglia di eleganza, buon gusto e nuove soluzioni».
Trovata la chiave di volta, sognare diventa un obbligo. Prossimi obiettivi? «Vorrei riuscire a dare continuità al mio lavoro continuando a soddisfare le esigenze dei miei clienti, a sviluppare modelli che sempre più rispecchino la mia personalità e a conquistare i mercati ad iniziare da quello più vicino a casa, la nostra amata isola, per poi andare oltre». La Cina è già più vicina, “Francesca” ha colpito nel segno.

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