La Nuova Sardegna

Malattie reumatiche e lavoro: un triste primato sardo

Malattie reumatiche e lavoro: un triste primato sardo

L’isola ai primi posti per gli effetti negativi dei dolori sull’attività quotidiana. Il professor Cauli: speranze da diagnosi precoce e medicina di precisione

25 ottobre 2019
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Spalla, ginocchio, schiena. Ma non solo. Reumatismi: un dolore che non molla. E che a volte costringe a stare a casa. Un problema che nell’isola riguarda circa centosessantamila persone, il dieci per cento della popolazione. In Sardegna, in 8 casi su 10, le persone affette da patologie reumatologiche sono costrette, a causa della malattia, a dover abbandonare il proprio lavoro o ridurre la propria attività. Ed è una percentuale maggiore del 17,6% rispetto ai valori registrati dall’indagine svolta su tutto il territorio nazionale.

In sintesi: la Sardegna è la regione italiana con la più grave situazione in termini di effetti negativi della malattia sulla condizione lavorativa. Sono alcuni dei dati dell’indagine Apmarr-WeResearch “Vivere con una malattia reumatica” emersi dal convegno a Cagliari “La reumatologia in Sardegna: luci e ombre”. Quasi nove su dieci degli intervistati hanno dichiarato di dover fare i conti con il dolore tutti i giorni.

Una sofferenza che arriva anche alla testa. Connessi alla patologia anche stati di ansia e depressione (68,9%), più elevati (+ 7,6%) rispetto ai valori registrati in tutta Italia (62,3%). In Sardegna le persone che hanno difficoltà nelle mansioni giornaliere sono il 68,9% (+ 0,9% su Italia). Difficile spiegare in ufficio che cosa stia succedendo al proprio corpo: un quarto delle persone (24,6%) non parla della sua malattia sul luogo di lavoro. E sono tanti quelli restii a parlare dei propri diritti e tutele previste dalla legge: non affrontano l’argomento (84,6%). Tante le persone che non parlano dei propri diritti sul luogo di lavoro (68,6%). Per paura di essere licenziati (41,2%) o di subire azioni di mobbing e di sentirsi costretti magari a dimettersi (27,4%). La percentuale delle persone che ha paura di perdere l’occupazione parlando dei propri diritti (68,6%) è maggiore del 13,9% rispetto ai valori registrati dall’indagine svolta nel resto d’Italia. Malati poco informati: più della metà degli intervistati in Sardegna (50,9%, + 0,6% su Italia) non è a conoscenza del proprio grado di invalidità. Il 66,7% (+7,7% su Italia) non è a conoscenza delle agevolazioni, diritti e benefici previsti delle leggi 68/99 (categorie protette collocamento) e legge 104. «L’impatto di una malattia reumatica sulla condizione lavorativa dei pazienti sardi è molto grave e limitante – spiega Mariella Piredda, referente sarda associazione nazionale persone con malattie reumatologiche e rare –. La Sardegna è la regione italiana con la situazione più grave in termini di effetti negativi della malattia sulla condizione lavorativa. Perdendo il lavoro si perdono purtroppo anche quei diritti sanciti dalla legislazione. Questa scarsa conoscenza ovviamente preclude ai pazienti la possibilità di veder riconosciuti i propri diritti. Serve uno sforzo da parte di istituzioni, media, medici e aziende a favore di una corretta e puntuale informazione su questo tema, troppo spesso sottovalutato». Alla presentazione dei risultati dell’indagine è intervenuto anche Alberto Cauli, direttore di reumatologia del Policlinico di Monserrato e della scuola di specializzazione in reumatologia dell’Università di Cagliari: «Per le malattie reumatiche è molto importante una diagnosi precoce in modo tale da avere un rapido inizio della terapia, con un approccio terapeutico mirato al raggiungimento della remissione del quadro clinico che consenta di arrestare l’evoluzione del danno organico e prevenire le disabilità». Cauli, presente anche in qualità di delegato regionale della Società Italiana di Reumatologia, ha ricordato i progressi ottenuti in ambito terapeutico: «La disponibilità di diversi farmaci – ha spiegato – rappresenta un’importante opportunità perché, come noto, alcuni pazienti rispondono all’inibizione di alcuni mediatori di flogosi ma non ad altri e viceversa. In altre parole, non tutte le medicine vanno bene per tutti e ogni paziente necessita di un approccio personalizzato. Su questi presupposti, recentemente, è nata la Medicina di Precisione che prevede un trattamento “sartoriale” per ogni singolo paziente rispetto a un approccio uguale per tutti».



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