La Nuova Sardegna

Visionario e irrequieto: a Nuoro omaggio a Gino Frogheri

Paolo Merlini
Un'immagine di Frogheri con una delle sue ultime opere (foto ivan capra)
Un'immagine di Frogheri con una delle sue ultime opere (foto ivan capra)

Al via “Sottoforma”, antologica dedicata all’artista ottantenne. Una mostra di 50 opere in un percorso che va dagli anni Cinquanta a oggi

23 ottobre 2019
3 MINUTI DI LETTURA





NUORO. C’è un’opera di Gino Frogheri del 1968 che ha un titolo emblematico e, probabilmente, psicanalitico. S’intitola “Segni di libertà”, e rappresenta al meglio il compimento del passaggio dalla figurazione all’astrattismo che l’artista nuorese, allora trentenne, intraprese proprio in quel periodo. All’epoca, Frogheri – al quale dal 24 ottobre sino al 17 novembre l’associazione Madriche dedica “Sottoforma”, una ricca antologica al Centro Polifunzionale di via Roma – era il pittore dei cavalli al galoppo e dei paesaggi, molto richiesti dal mercato nuorese, benché il futuro astrattista operasse in quest’ambito in modo del tutto personale, con evidenti sintomi di irrequietezza, come se volesse liberarsi da una gabbia.

La liberazione avviene nella seconda metà degli anni Sessanta, complice la collaborazione con Sandrina Piras, che aveva aperto in pieno centro storico, nel quartiere di San Pietro – che allora era un po’ il simbolo della mentalità nuorese più conservatrice –, la galleria Chironi 88, uno spazio dedicato all’arte contemporanea. Da quel momento, e per oltre vent’anni, la Chironi 88 è stata un punto di riferimento obbligato per l'arte contemporanea in Sardegna, luogo di confronto tra artisti, critici e collezionisti dell'isola e non solo. Per comprendere cosa è stata l'avventura della galleria, e dello stesso Frogheri che a lungo ha intrecciato con essa la sua attività artistica, serve ricordare che nel 1966, anno dell'inaugurazione, Nuoro e la Barbagia facevano notizia per le gesta di Graziano Mesina e una stagione del banditismo tra le più violente. Racconta Gino Frogheri che dopo la svolta dal figurativo all’astratto molti lo criticarono, alcuni gli tolsero persino il saluto, dandogli del visionario invece che il merito di essere un artista del suo tempo («I nuoresi sono fatti così – sottolinea oggi il pittore – piuttosto che affermare che uno è intelligente dicono no est tontu»). E visionario Frogheri lo è stato sicuramente, anche ora che è un fresco ottantenne, con l’energia fisica e l’entusiasmo di sempre nel sperimentare nuove forme e materiali. La mostra allestita a Nuoro dall’associazione culturale Madriche, presieduta da Gigi Murru, attraverso 50 opere abbraccia la produzione del pittore nel suo complesso, dagli anni Cinquanta sino ai giorni nostri. Ci sono dunque le prime opere figurative, che tanto entusiasmano alcuni dei cinque critici che firmano i testi del catalogo (Antonello Cuccu, Ivo Serafino Fenu, Chiara Manca, Marco Peri e Anna Rita Punzo). Ma c’è tutto l’astratto, a cominciare dalle opere caratterizzate dal segno distintivo di Frogheri già dagli anni Settanta, la figura umana stilizzata delle serie i Sopravvissuti. Apparsa in embrione per la prima volta nel 1971, in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Grazia Deledda, la ritroviamo nella produzione successiva, sino agli ultimi dipinti.

Da Nuoro a Cagliari il lavoro di Frogheri vive oggi un rinnovato momento di interesse. È il caso della mostra a lui dedicata dal titolo “Spazio tempo materia”, allestita dalla Fondazione Bartoli con la cura di Emanuela Manca e Efisio Carbone (aperta sino all’8 novembre), che espone una quindicina di opere rappresentative della lunga carriera di un artista fieramente contemporaneo.
 

In Primo Piano
La polemica

Pro vita e aborto, nell’isola è allarme per le nuove norme

di Andrea Sin
Le nostre iniziative