La Nuova Sardegna

Un vino da Premio Nobel Merano rende omaggio alla Vernaccia 1968 di Carta

di PASQUALE PORCU
Un vino da Premio Nobel Merano rende omaggio alla Vernaccia 1968 di Carta

Un vino straordinario, anzi irripetibile. Stiamo parlando della Vernaccia di Oristano Doc 1968 di Silvio Carta. Chi mai, oggi, in questo mondo che vuole tutto e subito ha la pazienza di fare un vino...

27 ottobre 2019
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Un vino straordinario, anzi irripetibile. Stiamo parlando della Vernaccia di Oristano Doc 1968 di Silvio Carta. Chi mai, oggi, in questo mondo che vuole tutto e subito ha la pazienza di fare un vino con la prospettiva di poterlo bere tra cinquanta anni? Chi è quel folle che può bloccare un investimento per cinque decenni, un vino da coccolare per tutto quel tempo dentro botti di castagno?

Un vino unico al mondo che incanta chiunque. E che fa conoscere questa azienda di Baratili San Pietro nei cinque continenti. Tanto che i premi arrivano a pioggia

Ma il riconoscimento più prestigioso è il Platinum, una sorta di premio Nobel per i vini assegnatogli dal Merano Wine festival

Quest’ultimo annunciato e consegnato a Elio Carta, titolare dell'azienda, da Helmut Köcher, patron del Merano Wine Festival, durante la presentazione della Milano Wine Week, location scelta per parlare della valorizzazione del vino italiano attraverso le sue punte di diamante. Come la Vernaccia di Oristano Doc, un prodotto che sintetizza un’intera filosofia produttiva e una profonda vocazione all’eccellenza. Un vino in cui Elio Carta crede da decenni e che continua, con profonda dedizione, a produrre seguendo da sempre i medesimi canoni di qualità eccelsa, con un'attenzione ai dettagli praticamente ineguagliabile che gli permette di portare a casa riconoscimenti internazionali.

Ma quella Vernaccia del 1968 di Silvio Carta non è solo un capolavoro dell'enologia, è anche una lezione di vita, un monito per quanti si affannano a correre spiritati e senza spirito verso mercati effimeri. E' una lezione di pazienza e di coraggio. Un modo per rispettare i tempi della natura e della evoluzione di molecole di alcol in sorsi di delizia e di balsamo per il palato e per il corpo.

Dopo aver ammirato le trasparenze ambrate del colore, ne metti in bocca un sorso e quel liquido ti evapora carezzandoti la lingua e il palato per attivarti le sinapsi del gusto. Senti note di noce e di castagno, cuoio antico e miele. E molto altro ancora: sono oltre 60 i descrittori di questo vino.

E per un attimo, quando lo bevi, ti senti immortale e gridi al miracolo per quel l'impresa che un uomo è riuscito a ottenere da una vendemmia di tanti anni fa, pochi mesi dopo che scoppiasse la rivolta dei giovani di Parigi del cosiddetto Maggio Francese, nell'anno che ha cambiato la storia del mondo.

Quell'uomo si chiama Silvio Carta, nel 1968 aveva una quarantina d'anni. Oggi ne ha compiuto 90. Ma da tempo le redini dell'azienda sono passate nelle mani esperte del figlio Elio(nella foto i due titolari). Le botti di castagno colme di Vernaccia, sono ancora lì, nella cantina di Baratili San Pietro, suddivise per annate, in una sorta di cattedrale del gusto, nella quale chiunque ami la cultura del vino dovrebbe andare, almeno una volta nella vita, come fanno i mussulmani con La Mecca.

Tra quelle botti (nella foto grande) ci sono anche altre chicche, come la Vernaccia di Oristano Doc del 2001, premiata con la medaglia rossa dal concorso The Wine Hunter e la preziosa Vernaccia di Oristano Doc 2004 che ha condiviso, in quel concorso, la gold medal con la fuoriclasse del 1968.

Certo, l'Italia annovera diversi vini Vernaccia, da quella di San Gimignano, a quella rossa di Serrapetrona. Ma quella che producono le uve coltivate nella Valle del Tirso è diversa dalle altre. Il segreto sono i lievi “flor”, simili a quelli che agiscono nei vini di Jeres. Il vino Vernaccia di Oristano, però, è sardo e parla sardo. Ha una storia antica quanto la Sardegna, se è vero che la bevevano i Sardi prima dell'arrivo dei Fenici, Eleonora d'Arborea e Cristoforo Colombo. Ma fra tutte, quella di Silvio Carta, vendemmia 1968 , è forse la migliore che sia mai stata prodotta.



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