La Nuova Sardegna

Sassari, Cavalcata per il re: le antiche foto ritrovate

Federico Spano
Sassari, Cavalcata per il re: le antiche foto ritrovate

La scoperta in un archivio a Milano Torna alla luce l’album del 1929 di Alfredo Coppola psichiatra e neurologo che fino al 1931 diresse all’Università la clinica delle malattie mentali

03 novembre 2019
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Un album fotografico realizzato alla fine degli Anni 20 del Novecento e custodito per una vita in una casa di Milano è tornato alla luce svelando uno straordinario tesoro di immagini inedite della Cavalcata Sarda del 1929 a Sassari. Nelle foto, oltre al Re d'Italia Vittorio Emanuele III, con la regina Elena e le figlie principesse Giovanna e Maria, appaiono numerosi personaggi della Sassari dell'epoca, alcuni non ancora identificati (se riconoscete qualcuno segnalatecelo all'email web@lanuovasardegna.it) e altri piuttosto noti, come la celebre pittrice Edina Altara e la sorella Iride, anche lei artista e amica di Eugenio Tavolara. A rendere ancora più sorprendente questo ritrovamento, è la storia che si cela dietro questa raccolta di fotografie. L'album, infatti, appartenne a uno degli psichiatri e neurologi più importanti della storia italiana del Novecento, che per tre anni, dal 1929 al 1931, diresse la clinica delle malattie nervose e mentali dell'università di Sassari.

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Si tratta di Alfredo Coppola (Palermo 1888-1957), che fu chiamato a risolvere il rebus giudiziario più intricato di tutto il Novecento. La sua perizia, infatti, mise fine alla lunga controversia sullo "smemorato di Collegno". Per ricordare la vicenda, citiamo un passo di un articolo apparso su Repubblica nel 2007, firmato da Tano Gullo.

«L'antefatto inizia sulle colline di Monastir, in Macedonia, nel 1916, nello scenario della grande guerra, dove il capitano Giulio Canella, classe 1881, strappato dal primo conflitto mondiale ai suoi studi filosofici, viene dato per disperso in seguito a un'imboscata tesa da una pattuglia bulgara. Facendo un salto nel tempo fino al 6 febbraio del 1927, quando Giulia Canella riconosce il marito nella foto pubblicata dal settimanale, si precipita nel manicomio di Collegno. Seguono alcuni approcci informali e poi la certezza che si tratti proprio del coniuge. Ma nemmeno il tempo di ricominciare la loro seconda vita nella casa di Verona che una lettera anonima informa il questore di Torino che in realtà lo smemorato è un tale Mario Bruneri, tipografo torinese, nato nel 1886, anarcoide e con una bella sfilza di procedimenti penali a carico per truffe varie e lesioni. Bruneri alias Canella viene arrestato, ma è solo l' inizio di una storia infinita che si trascina fino a quel 1931 in cui Alfredo Coppola mette la parola fine alla diatriba».

«Nonostante la madre del tipografo avesse riconosciuto nello smemorato il figlio Mario e a dispetto dell'ausilio delle impronte digitali portate per la prima volta in un'aula di tribunale - si legge ancora nell’articolo di Repubblica -, la povera Giulia Concetta Canella non si rassegna all'evidenza e continua a credere che l'uomo della discordia sia il marito. Probabilmente la proiezione di un desiderio - il ritorno del coniuge - le fa trasfigurare la realtà. Mentre la vicenda tiene col fiato sospeso un intero paese, l'uomo, dopo la scarcerazione, continua a vivere con la signora Canella con la quale concepisce tre figli, che la corte considera illegittimi dichiarando l'unione tra i due «immorale». La santa romana chiesa, invece, conferma a più riprese questa disperata illusione di Giulia Concetta». Fu il neuropsichiatra palermitano a dire la parola definitiva, visto che al tempo l'ausilio delle impronte digitali non era ritenuto ancora "incontrovertibilmente" probatorio. «Lo smemorato - sostenne Coppola - è in realtà Mario Bruneri, il quale simula una amnesia retrograda».

Lo scienziato, sulla scia del clamore, pubblicò con lo stabilimento San Bernardino di Siena la sua complessa analisi, approfondita con metodi di valutazione cognitiva, in un libro intitolato "Il caso Bruneri-Canella all'esame neuropsichiatrico (studio psicobiografico e medico-legale)", che ancora oggi, nonostante siano trascorsi settantacinque anni, è considerato dagli studiosi un'opera validissima. In precedenza lo studioso aveva pubblicato la monografia "Disturbi mentali in tempo di guerra" che metteva a fuoco tanti drammi personali nella tragica cornice della guerra 1915-18.

L'album fotografico, con l'intero archivio di Alfredo Coppola, alcuni anni fa è stato donato dal figlio Antonino all'archivio storico della psicologia italiana, presso l'università di Milano-Bicocca. Grazie al lavoro di digitalizzazione di questo immenso patrimonio, durato quattro anni, al quale ha partecipato lo stesso Antonino Coppola, è saltato fuori l'album con le foto inedite della Cavalcata Sarda. Oggi, grazie anche alla disponibilità della direttrice dell'archivio, Paola Zocchi, queste immagini hanno trovato una nuova luce. Con la speranza di poter dare un nome alle persone ritratte in queste straordinarie fotografie.

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