La Nuova Sardegna

“Millennials” getta un ponte tra le generazioni

di Silvia Chessa
“Millennials” getta un ponte tra le generazioni

In una mostra di Salvatore Ligios i ritratti dei giovani di Villanova nati negli anni 1999 e 2000

14 dicembre 2019
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Domani alle 16.30 a Villanova Monteleone si inaugura la mostra fotografica di Salvatore Ligios “Millennials. Prima di uscire di casa”. Allestita all’aperto nel cortile della Casa di riposo “Arru-Sogos”, l’esposizione offre al visitatore 41 ritratti bianconero dei giovani del paese, nati negli anni 1999 e 2000 e fotografati al compimento del diciottesimo anno di età.

Nel testo di accompagnamento all’esposizione il sociologo Nicolò Migheli scrive una lettera ai millennials di Villanova Monteleone: «Non si sceglie dove nascere e quando. A voi è capitato di nascere a Villanova Monteleone. Siete nati in un anno simbolico, carico di aspettative. Cambio di millennio e di secolo. Le date sono solo dei punti convenzionali, niente di più. Però il genere umano è fatto da animali simbolici, e i simboli sono strumenti di orientamento e di riconoscimento. Quel 2000 per noi nati prima ha significato un futuro che immaginavamo fatto di astronavi e cibo in pillole, invece ci siamo trovati a mangiare le stesse cose dei nostri antenati, più gli alimenti esotici che la globalizzazione ha portato sulle nostre tavole». «La vita – prosegue Migheli – vi porterà a viaggiare, conoscere altri luoghi, ma solo a Villanova Monteleone e in Sardegna troverete la casa, un luogo di cui conoscete ogni pietra e ogni pianta, che vi ricorderà ogni giorno chi siete e da dove venite. Viaggiate ma ritornate avendo come bussola il testamento di due grandi sardi, il vostro compaesano Remundu Piras che ebbe a cantare: “O sardu si ses sardu e si ses bonu / Semper sa limba tua apas presente / No sias che isciau ubbidiente / faeddende sa limba ‘e su padronu”. Antonio Gramsci che scrisse: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”».

L’inaugurazione della mostra sarà preceduta dagli interventi di Leonardo Arru, presidente della Casa di riposo; di Quirico Meloni, sindaco di Villanova Monteleone; di Martina Arca, giovane partecipante al progetto; di Sonia Borsato, storica dell’arte contemporanea; di Salvatore Ligios, autore della campagna fotografica. La mostra è visitabile sino al 12 gennaio 2019 e potrà essere vista in orario solare.

Curato da Soter Editrice è disponibile un originale catalogo cartaceo con testi di Sonia Borsato, Martina Arca, Mariolina Cosseddu, Serena Orizi e Nicolò Migheli. L’appuntamento è promosso dall’associazione Su Palatu Fotografia con la collaborazione della Casa di riposo “Arru-Sogos” e Soter Editrice.

«Perché a settant’anni – spiega Salvatore Ligios nella postfazione al catalogo della mostra – decido di fotografare i diciottenni del paese dove sono nato e abito da sempre, a parte una breve interruzione tanti anni fa? Non c’è una vera causa ispiratrice. Salvo, a pensarci bene e a contraddirmi senza scuse, suggestioni sottotraccia. Stimoli presenti anche prima di decidere di scattare ma nascosti e mimetizzati in pretesti, poi apparsi come occasionali e inaspettati. L’avvento del nuovo millennio ha facilitato l’iniziativa. E, superata la timidezza e la diffidenza di alcuni giovani ai quali credo apparissi come un matusa che tentava di invadere la loro privacy, la campagna fotografica è andata avanti speditamente. Sono stati fotografati i nati nel 1999 e nel 2000, un arco di tempo sufficientemente completo per evitare di lasciar fuori dall’orizzonte del nuovo millennio qualche nascita ritardataria. Il censimento si è concluso con 41 ritratti: mancano all’appello due o tre ragazzi che per vari motivi non erano presenti in paese nel periodo degli scatti»

«Il progetto – continua Ligios – mette insieme scampoli di una pratica fotografica nata alla metà degli anni Settanta, preceduta dalle prime esplorazioni e timide scoperte oltre il cortile di casa, cominciate con la fine dell’adolescenza. Ho un vago ricordo di un giornalino goliardico diffuso dagli studenti universitari villanovesi in quegli anni giovanili – forse era il 1965 o il 1966 –, dove oltre ai temi giocosi e “cionfraioli” venivano presentate notizie di siti archeologici e monumenti di architettura presenti nelle campagne intorno al paese. Quelle pagine ciclostilate sono state la prima presa di coscienza con la storia del paese, l’inizio del senso di appartenenza alla comunità dove sono nato. Nei successivi anni universitari è sopraggiunto il sodalizio con la fotografia, complice mio fratello Luigi, esperto di camera oscura e possessore di un vasto campionario di corpi macchina e obiettivi, che mi hanno permesso di apprendere i rudimenti di una pratica analogica che non ho ancora abbandonato, nonostante l’avanzare della tecnologia digitale».

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