La Nuova Sardegna

“Odio l’estate”, se le risate fanno pensare

di Angiola Bellu
“Odio l’estate”, se le risate fanno pensare

Il regista Massimo Venier racconta come è nato il film che ha per protagonisti i comici Aldo, Giovanni e Giacomo

13 febbraio 2020
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MILANO. Al cinema “Odio l’estate” il film - già in vetta alle classifiche - che segna il ritorno al cinema del trio Aldo Giovanni e Giacomo, per la regia di Massimo Venier ( (“Tre uomini e una gamba”, “Così è la vita”, “Chiedimi se sono felice...” per citarne alcuni). Commedia all’italiana, divertente e garbata, che racconta l’avventura estiva di tre famiglie costrette, per un disguido, a passare l’intera durata della villeggiatura estiva nella stessa casa vacanza, Venier tiene insieme un cast affiatato. Surreali e credibili i personaggi: con il trio comico - qui davvero cresciuto, diventato felicemente (un po’ malinconicamente) adulto - e con Lucia Mascino, Carlotta Natoli e Maria Di Biase le tre “geniali” mogli dei rispettivi Giacomo, Giovanni e Aldo che intrecciano divertenti e commoventi storie di solidarietà e amicizia arricchendo la linea narrativa. L’estate “odiata”, è quella delle file in macchina, della vacanza per forza, che diventa subito un esilarante intreccio di rapporti da cui emergono anche i problemi della vita.

Ne abbiamo parlato con il regista, Massimo Venier. “Odio l’estate” ha un piacevole retrogusto anni Sessanta: sembrerebbe un omaggio a quel cinema. «Più che un omaggio è un riferimento ad un’atmosfera – risponde il regista –. I protagonisti sono pienamente dentro le nevrosi della nostra epoca, mentre si dirigono verso questo luogo di vacanza che ci piaceva molto avesse queste atmosfere che richiamassero il passato». La spiaggia soprattutto, e la canzone di Bruno Martino che dà il titolo al film, suggeriscono un po’ “come eravamo”. «La spiaggia più di ogni altra cosa. Ed è a partire dalla canzone che ho voluto riferirmi ad atmosfere perdute. Trovo che mi manchino anche non avendole mai vissute. Ho provato a raccontare una storia che potesse avere senso oggi come qualche anno fa. Nella leggerezza spuntano anche le preoccupazioni che danno spessore al film: la crisi economica, il rapporto di coppia, quello con i figli. «In effetti mi piace raccontare soprattutto questo tipo di storie dal punto di vista dell’umanità, delle relazioni, delle emozioni. Poi, a seconda degli interpreti e della storia che si racconta, si può schiacciare un po’ di più il pedale sulla commedia, su meccanismi un po’ estremi, fino ad arrivare all’assurdo».

Però, per qualche strana magia, questi diventano quasi verosimili ed è il momento di maggior godimento dello spettatore. Alla base, è evidente, c’è l’intento di raccontare una storia il più realistica possibile, affinché le persone si possano immedesimare ed emozionare. Nel cast, fra l’altro, un inarrivabile Michele Placido: non c’è una commedia all’italiana senza un maresciallo e il suo è un personaggio eccezionale: gigioneggia, scrive sulla vecchia tastiera con due dita, si arrende al caldo... Com’è nato? «È un omaggio, non citazionistico, a un tipo di cinema continua Venier –. È vero, non c’è un film senza un maresciallo: lo sapevamo con gli sceneggiatori quando abbiamo deciso di giocarci questa carta. Credo abbia funzionato il gioco di mettere in scena una maschera cinematografica italiana». La colonna sonora è parte integrante della narrazione: Vinicio Capossela, Brunori Sas e Massimo Ranieri. C’è da chiedersi quanto abbia dato corpo al film. «Tantissimo: questo è un film scritto pensando proprio alla musica. Ho pensato che le sonorità di Brunori Sas, il suo gusto di raccontare con leggerezza e profondità, fossero perfette per questa storia. Fondamentali anche gli altri momenti musicali: Capossela che ha un sapore nostalgico, avendolo già usato, e Massimo Ranieri che dà una svolta alla storia e con la sua musica accompagna il film. E in primo piano c’è il ritorno sul set con il Trio. «Riprendere il filo del discorso con Aldo, Giovanni e Giacomo è stato bello e difficile perché bisogna trovare sempre il modo di stare inseme e di lavorare per tirare fuori il meglio. In questo momento in loro c’è tanta umanità. Abbiamo lavorato su questo e loro, con umiltà, hanno abbandonato certe maschere, magari più facili e confortevoli. Abbiamo lavorato tanto ma siamo soddisfatti del risultato». Forse è più facile quando si è primi in classifica e il pubblico è entusiasta. «La sensazione forte, al di là dei numeri, è di essere arrivati alla gente che va a vedere il film ed esce felice. Questa è la cosa che ci dà gioia».

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