La Nuova Sardegna

LA STAGIONE DI TEATRO E/O MUSICA

di Monica De Murtas

SASSARI. Appuntamento imperdibile questa sera alle 21 con la stagione “I grandi interpreti della musica” organizzata da Teatro e/o Musica, che presenta uno degli artisti più attesi del cartellone...

21 febbraio 2020
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SASSARI. Appuntamento imperdibile questa sera alle 21 con la stagione “I grandi interpreti della musica” organizzata da Teatro e/o Musica, che presenta uno degli artisti più attesi del cartellone 2020: la star del concertismo internazionale Mario Brunello. Tra i più apprezzati violoncellisti italiani della sua generazione, Brunello si è imposto sulla scena internazionale suonando con le orchestre più prestigiose e collaborando con solisti di livello straordinario.

Nel concerto sassarese il musicista suonerà il violoncello piccolo, strumento dimenticato dalla storia ma che, dal Seicento fino a metà del Settecento, era utilizzatissimo, anche da Bach in alcune cantate. Nel registro tenore-basso, con una nota in più rispetto alle quattro corde tradizionali, svolgeva il ruolo del controtenore. Questa nuova, originale impresa vede Brunello impegnato nella rivisitazione delle tre sonate e delle tre partite per violino solo di Bach, attraverso la loro esecuzione sul violoncello piccolo, a quattro corde. Il progetto già presentato nelle più importanti teatri italiani è stato registrato in prima mondiale per l’etichetta francese Arcana. Brunello eseguirà al Verdi anche musiche di Tartini, Vivaldi e Respighi. «Ricorderò sempre il momento in cui ho suonato il primo accordo della “Sonata in sol minore” di Bach con il violoncello piccolo – dice Brunello – Sono rimasto stregato. Una pagina che conoscevo benissimo si rivelava sotto una luce completamente nuova, era come ascoltare un’aria da soprano intonata da un controtenore. Fu un’illuminazione, capii subito che era uno strumento affascinante. Così cominciai ad esplorarlo e a lavorare sul repertorio. A questo proposito vorrei precisare che la scelta di eseguire le partite e le sonate per violino solo di Bach con il violoncello piccolo non si può considerare una trasposizione è piuttosto una lettura con un altro strumento e si lega direttamente alla prassi dell’epoca nella quale le opere musicali venivano destinate a più di uno strumento».

Il violoncello piccolo che suona è antico?

«E’ una copia esatta di un esemplare di Nicola e Girolamo Amati del 1600, ma è stato costruito nel 2017 a Brescia da Filippo Fasser».

Nel concerto di questa sera sentiremo anche il clavicembalo di Riccardo Doni e un’orchestra barocca. Com’è nato questo progetto?

«L’ accademia dell’Annunciata è un’orchestra nata da un’esperimento didattico circa dieci anni fa ed è specializzata nel repertorio barocco e preclassico. I giovani musicisti suonano strumenti originali affiancati in questo lavoro da colleghi di consolidata esperienza (tra cui Carlo Lazzaroni e Marcello Scandelli). Il percorso professionale e formativo dell’Accademia è unico nel suo genere in Italia. In questi anni sotto la direzione di Riccardo Doni, clavicembalista e organista, è diventato una realtà molto interessante in perfetta linea con il mio attuale progetto».

Ha suonato Bach sulle Dolomiti,sull’Etna, E anche sul Limbara. Che ricordo ha di quell’esperienza?

«Un bellissimo ricordo, anche perché c’erano tanti giovanissimi tra il pubblico, come sempre capita al festival Time in jazz. Ricordo che al termine del concerto alcuni ragazzi si avvicinarono e mi dissero che la mia esecuzione gli era piaciuta molto, in particolare la parte in cui improvvisavo. In realtà, io avevo suonato Bach. L’aneddoto la dice lunga sulla modernità di questo autore. Dopo quel concerto sono tornato tante volte in Sardegna, una terra che amo e che frequento da sempre».

Che emozioni prova quando suona all’aperto in spazi così diversi da una sala concerti?

«In un teatro suoniamo sentendo la musica, ogni sala ha il suo suono, la sua acustica. All’aperto invece l’acustica non esiste, diventiamo creatori di suoni siamo come dire “responsabili” del suono dall’inizio alla fine. Si impara tantissimo, si entra in una dimensione totalmente diversa per questo credo che sia un’esperienza unica, da sperimentare sia per chi suona che per chi ascolta».

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