La Nuova Sardegna

Anche la cultura sarda chiude il sipario

di Monica De Murtas
Anche la cultura sarda chiude il sipario

L’emergenza sanitaria ha portato all’annullamento degli spettacoli Cedac, a Sassari il Moderno apre con restrizioni 

07 marzo 2020
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SASSARI. Teatri chiusi, spettacoli annullati, manifestazioni spostate a data da definire. Questo lo scenario in Sardegna “the day after” la firma del DPCM del 4 marzo scorso che ha sospeso fino al 3 aprile tutte le attività pubbliche che «comportano affollamento di persone –si legge nel decreto – tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro». La misura drastica che ha disorientato gli operatori culturali del territorio sembrerebbe necessaria per contrastare e contenere sull’intero territorio nazionale il diffondersi del virus Covid-19.

Tra i primi ad annunciare la sospensione delle attività artistiche è stato in Sardegna il Circuito Cedac. «Vista l’evidente assoluta impossibilità – si legge nel comunicato – di garantire la distanza di sicurezza interpersonale nei teatri vengono annullate tutte le recite in programma sino al 3 aprile». Di fatto sembra piuttosto complicato applicare le misure precauzionali suggerite dal decreto. Per garantire la distanza interpersonale bisognerebbe infatti lasciare in ogni teatro intere file libere e assegnare i posti “a scacchiera”. Questa prassi da complicata diventa poi impossibile quando in prevendita sono stati già venduti numerosi abbonamenti e si è vicini al sold out. «Ci siamo dovuti arrendere – spiega Valeria Ciabatoni direttrice artistica Cedac –, ora abbiamo 75 repliche da riprogrammare, speriamo di riuscire a farlo ma il danno in termini economici sarà certamente alto». Qualche compagnia ha anche tentato di non fermarsi e applicare il rispetto della distanza interpresonale. Tra queste Arts tribu: «Eravamo pronti ad accogliere il pubblico osservando con precisione quanto previsto dal decreto: igienizzazione rigorosa della sala, e distanza minima – dice Valeria Alzari di Arts tribu – ma la Provincia, proprietaria dell’Auditorium di Sassari in cui si sarebbe dovuta svolgere la rassegna “Tribù teatrali” ci ha comunicato che in via precauzionale sospendeva la concessione del teatro. Pur comprendendo la situazione proviamo grande amarezza per quanto accaduto e siamo costretti a spostare la rassegna al prossimo autunno». Se il teatro si ferma il cinema sembra invece resistere bene al coronavirus. In Sardegna aprono con programazione immutata le sale Citiplex Moderno che seguendo le direttive ministeriali assegnano al pubblico i posti in sala rispettando le norme sulla distanza di sicurezza. «I posti si riducono – spiega Alessandro Murtas amministratore del Moderno – ma in questo modo consentiamo agli spettatori di poter venire al cinema. Dopo ogni proiezione i servizi igienici e la sala vengono disinfettati come indicato dalla normativa. Stiamo facendo quanto ci è possibile per fronteggiare una situazione complicata con la speranza che il pubblico possa supportarci in questa scelta e supportare il cinema».

Ma anche lo spettacolo dal vivo, ai tempi del Coronavirus, ha forse ancora qualche opportunità di guarigione grazie all’impegno di artisti e operatori culturali che cominciano ad attivarsi per rispondere alla misura drastica del governo con contromisura che potremmo definire “creative”. Il teatro Biondo di Palermo propone gratis la pièce con Pamela Villoresi “Viva la Vida” già disponibile in streaming sul canale YouTube del teatro sino a domani. E ogni sera siede in platea un rappresentante della città a dimostrazione che la voglia di non mollare è tenere vivo il teatro è forte.

Un progetto simile è quello che ha proposto in questi giorni il regista Alessandro Serra, autore del premiatissimo “Macbetthu” al teatro Argentina di Roma dove era in scena il suo nuovo spettacolo “Il giardino dei ciliegi”, che è stato sospeso a causa del decreto. L’idea di Serra, in questo caso, è quella di fare teatro a porte chiuse e trasmettere in streaming le riprese agli spettatori che hanno acquistato il biglietto in prevendita. Sperimentare nuovi linguaggi e formule di comunicazione è la sfida che l’emergenza coronavirus offre in questi giorni al mondo della cultura. E se, con le scuole chiuse, gli studenti fanno lezione via web e negli stadi si gioca senza pubblico anche nei teatri con l’aiuto della tecnologia si possono forse applicare nuove “modalità provvisorie” di cultura e comunicazione.

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