La Nuova Sardegna

Coronavirus, cara Sardegna ti scrivo: le lettere dai ragazzi della Nuova@Scuola

Una parte della redazione del progetto “La Nuova@Scuola”
Una parte della redazione del progetto “La Nuova@Scuola”

24 marzo 2020
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Quando sarà finita troveremo la felicità nelle piccole cose
Sono passati diciotto giorni dall'ultima volta in cui noi studenti abbiamo messo piede a scuola. Era mercoledì. La sera comincio a ricevere messaggi sul cellulare: tutti parlano della chiusura delle scuole. Per comprendere meglio accendo il computer e cerco su Internet mentre aspetto un telegiornale. A un certo punto, in diretta da Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, annuncia la chiusura delle scuole in tutta Italia fino al 15 marzo. All'inizio sembrava divertente: niente scuola, si parla di didattica a distanza ma la mia scuola non si era ancora attrezzata per garantirla. Quindi, niente compiti. Finalmente, dopo le vacanze di Natale abbiamo una finestra di riposo. Ancora il nostro Paese non aveva capito a pieno la gravità della situazione e le ripercussioni che il genocidio della popolazione a seguito della malattia COVID-19 avrebbe causato. I negozi erano aperti e si poteva uscire. Dopo qualche giorno, Conte fa un altro comunicato stampa: tutte le attività, escluse quelle che forniscono beni di prima necessità, dal giorno seguente dovevano chiudere. Chiedeva inoltre di non uscire da casa se non per bisogni lavorativi o non rimandabili, come fare la spesa. Per uscire serve un'autocertificazione.Io ho sedici anni, non ho alcuna motivazione non rinviabile per uscire. Devo restare a casa. Ecco che da una vita frenetica fatta di nove ore al giorno di scuola, uscite e divertimento, passiamo a una vita lenta e poco movimentata. Non è più divertente. Ecco che quando ci lamentiamo di aver troppe cose da fare ogni giorno e di lavorare incessantemente, ora ci lamentiamo di stare sempre in casa e di buttare settimane facendo niente. Hanno attivato la didattica a distanza la settimana scorsa. Non ci sono più orari per lavorare. I prof mandano compiti a ogni ora, chiedono di svolgere esercizi ma chiaramente con una scadenza, in modo da darci tempo per farli e per non farci lavorare anche alle venti quando loro li pubblicano. Sono attività da fare al computer che ci costringono a stare appiccicati allo schermo. Finita questa calamità, saremo probabilmente un popolo di astigmatici e miopi. Ogni mattina mi sveglio, faccio colazione e penso che anche oggi sarà una giornata noiosa e sedentaria durante la quale mangerò per noia perché anche il mangiare è diventata un'attività diversa da ciò che faccio durante la giornata. Durante le ore restanti accenderò il computer, scriverò e cercherò di fare il più possibile per avere meno da fare durante il week-end (così avrò tempo libero e potrò uscire... ah no, non posso, lo faccio solo per occupare il tempo) accenderò la tv per un paio d'ore per vedere il telegiornale. Oggi è come ascoltare un bollettino di guerra perché si parla solo di morti, di crolli delle Borse in tutto il mondo e di una probabile ricaduta economica come quella del 2008, Poi andrò a dormire, stanco dalla giornata così attiva E il giorno dopo si ricomincia e così sarà domani, dopodomani, una settimana ancora e forse ancora un mese, perché, è probabile che, con un nuovo decreto, sarà prolungata la chiusura delle scuole fino all'inizio di maggio o peggio, si finirà l'anno scolastico a casa. Siamo stati costretti a cambiare vita ma, una volta debellata la malattia, torneremo alle nostre routine ancora più motivati e faremo ogni cosa con più carica. Riusciremo a trovare felicità anche in ciò che prima ci rendeva tristi o arrabbiati e capiremo che il tempo non va mai buttato, perché non torna, e riusciremo a goderci ogni attimo e a cogliere al volo ogni occasione.
(Andrea Ruzzeddu ha 16 anni e frequenta la terza al liceo classico Europeo Canopoleno)

Sardegna amata, uniti ce la faremo
Cara Sardegna, come stai? Ti scrivo perché mi manchi. Mi manca ammirare di notte le luci e i colori che ti rendono ancora più bella. Mi mancano le tue città affollate, soprattutto la mia amata Sassari. Ma tu riesci a brillare anche quando sei sola, assomigli un po’ a una stella. Questo periodo ci ha rimesso a dura prova, per testare il nostro coraggio. Sassari, in particolare, sta rivivendo un incubo. È un po' come quando ti aveva colpito la peste tanti anni fa ed è proprio per questo che ci riconosciamo più di tutti. Perché noi, veri sardi e sassaresi, non ci arrendiamo mai e ogni volta che ci rialziamo siamo i più forti di tutti, diventiamo sempre più invincibili!Amata Sardegna, volevo dirti che anche da lontano siamo sempre con te: C'è chi muore dalla nostalgia di vederti, c'è chi ti pensa ma lo fa in silenzio e non te lo dice. C'è perfino chi piange disperato quando ti vede apparentemente tutta sola, abbandonata a te stessa. Nelle città e nei paesi stiamo vivendo giorni difficili, di grande preoccupazione per il futuro. Noi ragazzi in particolare, viviamo questo momento con grande apprensione. Ma rispettiamo le regole, non ci muoviamo di casa. Aspettiamo. Sono sicura che appena tutto questo sarà finito torneremo nelle vie della mia Sassari e in quelle delle altre città, tutti insieme. Perché se c'è una cosa che contraddistingue noi sardi è proprio la nostra tradizione di unione e di festa. Io la vedo la luna quando la notte cerca di parlarti e darti conforto. Di giorno vedo anche il sole che illumina la tua bellezza e ti dà la forza per affrontare un altra lunga e dura giornata in solitudine.Sardegna amata, Sassari mia... spero di non lasciarvi mai più da sola. Nel frattempo, continua a splendere come solo tu sai fare e mi raccomando, aspettaci perché torneremo a darti tutto il nostro cuore.
(Federica Carta, 19 anni, è una studentessa del liceo coreutico Azuni)

Virus maledetto, vinceremo noi quindi comincia a fare i bagagli
Caro Coronavirus, vedo che ti diverti ! In un paio di mesi hai raggiunto tutto il mondo, ovunque lasci il tuo segno, come fai ad essere così influente? Sei così influente che hai costretto l'intero cosmo ad un nuovo outfit, composto da guanti e mascherine. Hai spalancato la porta della società con prepotenza e senza nessun invito, la tua invadenza ci ha rubato le relazioni, gli abbracci, le strette di mano e lo stare insieme, hai cambiato le nostre abitudini e ci stai costringendo a stare a casa. Sei crudele e ti insinui nell'uomo e ne fai di lui una tua preda, ti accanisci con gli anziani, hai fatto chiudere le scuole, i bar , i ristoranti, i negozi, le palestre . Sai che danno stai recando all'economia? Tu maledetto Covid-19 stai intasando gli ospedali e mettendo in difficoltà i suoi operatori, ti approfitti degli esseri umani perché nessuna medicina ancora può batterti, ma quando questa arriverà e ti darà un biglietto di andata senza ritorno, tu sarai solo un brutto ricordo e un virus maledetto che ha perso, e noi finalmente saremo liberi e ci riprenderemo tutto quello che tu ci hai privato, perché questa guerra la vinceremo noi. L'unione fa la forza e noi ce la stiamo mettendo tutta. Non troppo caro Coronavirus accetta un consiglio,: inizia a fare le valigie.
(Aurora Maria Usai frequenta il liceo coreutico Azuni)

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