La Nuova Sardegna

Fiabe di Sardegna, un volo nel regno fantastico di re, regine e principesse

Fiabe di Sardegna, un volo nel regno fantastico di re, regine e principesse

Il 23 aprile con La Nuova il secondo volume sulle leggende della nostra isola. Storie affascinanti di ragazzi coraggiosi, incantesimi e teste coronate

21 aprile 2020
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SASSARI. Il terzo volume delle “Fiabe di Sardegna”, che sarà in edicola giovedì prossimo 23 aprile a 7 euro più il prezzo del quotidiano, è dedicato alle “Storie di re e regine, principi e principesse”. Un tema classico e sempre affascinante che ha ispirato le fiabe più antiche ma anche molte delle loro versioni in età moderna. Come dimenticare la “Biancaneve” e la “Cenerentola” riproposte dalla Disney? Film divenuti grandi classici del cinema d’animazione di tutti i tempi. Le fiabe raccolte dalla Nuova nel secondo volume della collana sono quattro, ecco i titoli: La principessa indovina, La bava di mamma Sirena, Maria Contipilla e Granadina e i tredici banditi. Ecco un breve stralcio della prima storia.

La principessa indovina
C’era una volta, tanti anni fa, un uomo molto ricco che dalla moglie non aveva mai avuto figli finché, quando neppure se lo aspettavano più, la moglie restò incinta. Giunto il momento di partorire, la levatrice gli disse che la moglie sarebbe morta di parto: «Non posso salvare la madre, allora salverò almeno il figlio» gli diceva.

E lui subito prese un coltello, aprì la pancia della moglie e prese il bambino, che iniziò subito a strillare. La moglie, come era stato pronosticato, morì. Il bambino cresceva sano e bello, accudito dai servi finché, quando ebbe sedici anni, il padre decise di prendere di nuovo moglie. Il ragazzo non ne fu contento, non si trovava bene con la matrigna e disse al padre: «Ormai sono grande, voglio andarmene via a vedere il mondo. La matrigna, anche se abbiamo servi e pastori, mi costringe a prendermi cura del bestiame, che vita meschina!».

Il padre, seppure a malincuore, perché era il suo unico figlio, lo lasciò andare. Qualche tempo addietro, una delle loro cavalle era incinta e il ragazzo aveva voluto far nascere il puledrino così come era nato lui: aveva preso un coltello, aveva aperto il ventre della cavalla, che naturalmente era morta, aveva preso il puledrino e lo aveva allevato con ogni cura e, quando fu abbastanza grande, aveva iniziato a domarlo e ad abituarlo alla sella.

Così, quando decise di partire dalla sua casa, prese il cavallino, lo montò e via al galoppo. Aveva con sé un paio di guanti di cuoio scuro, l’unico ricordo della madre. Cammina cammina, un bel momento decise di fermarsi a riposare e, smontato da cavallo, vide un merlo tutto candido sopra un cespuglio. Prese una pietra e la lanciò contro l’uccello che se ne volò via veloce. La pietra, cadendo nel cespuglio, colpì una lepre. Il giovane la prese fra le mani e vide che era gravida; con il suo coltello le aprì il ventre e ne uscirono tre leprotti. Ripreso il cammino, a un certo momento fu preso dalla fame e dalla sete e decise di fermarsi e di mangiare i tre leprotti che aveva portato con sé. Quando scorse una chiesa diroccata si fermò, accese un bel fuoco e fece cuocere i leprotti che poi si mangiò. «Ho sete e non ho acqua» pensava fra sé, ma vide l’acquasantiera della chiesa che, a furia di stare alle intemperie, si era riempita di acqua piovana. Si avvicinò e bevve. Ripreso il cammino arrivò a un fiume che era in piena, e l’acqua scorreva tumultuosa. In qualche modo riuscì a guadarlo e dopo molta strada arrivò a una città. Decise di fermarsi in una locanda dove sentì dire che in città vi era una principessa che era un’indovina e non c’era indovinello che non fosse capace di risolvere. Il padre suo, un re potentissimo, aveva fatto un bando che stabiliva che il giovane che fosse riuscito a fare un indovinello che la principessa non avesse saputo risolvere, l’avrebbe avuta in sposa. (...)

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